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Val d'Avio: la valle dei diavoli

La valle dell'Avio, in alta Valle Camonica, è uno degli esempi più significativi di valle glaciale alpina; si sviluppa con due rami superiori, del Venerocolo a Est e di Pantano d'Avio a Sud abbracciando il monte Adamello (3539 m s.l.m.) su due lati ed è compresa tra le cime del corno Baitone e di Plem a Ovest, Adamello a Sud, cima Garibaldi e punta del Venerocolo a Ovest.

Ha andamento Sud-Nord e sbocca nella Valcamonica in corrispondenza dell'abitato di Temù, che si trova circa 3 Km a valle di Ponte di Legno (Brescia).

E' la valle più ampia tra quelle del parco dell'Adamello, nella sua parte superiore è larga oltre 5 Km: per ammirarne tutta la sua bellezza occorre vederla dal rifugio Garibaldi (2550 m s.l.m.), dove viene chiusa alla vista l'incisione valliva inferiore e si ammira un acrocoro quasi circolare poichè le pendici del monte Avio sembrano richiudersi direttamente sullo sperone della punta Calvi.

Nella parte inferiore è costituita da una stretta incisione nelle rocce metamorfiche del basamento scistoso-cristallino.
A monte della zona del lago della malga Caldea è invece in prevalenza costituita da rocce magmatiche intrusive del plutone dell'Adamello: quarzo-dioriti e, in minor misura, tonaliti.

Nella malga Lavedole (2100 m s.l.m.) esiste ancora una rara e bellissima "zona umida" rimasta integra (le altre numerose esistenti in passato sono state inglobate nei laghi idroelettrici artificiali del Benedetto, del Pantano e del Venerocolo)

Nella parte superiore, oltre la malga Lavedole, dove si allarga a ventaglio è stata profondamente modellata dal glacialismo quaternario, al quale si devono i circhi, le valli sospese, le rocce montonate, gli imponenti apparati morenici, i profili trasversali a "U,, e la serie di ampi gradini e conche rocciose sovraescavate.

La val d'Avio è caratterizzata dalla sua formazione a gradoni ben definiti, il primo delimita la zona di malga Caldea (1600 m ) cui seguono i pianori del Laghetto (1860 m) del lago d'Avio (1880 m), del lago Benedetto (1910 m), di malga Lavedole (2100 m), quindi del Venerocolo a Est (2500 m) e di Pantano a Sud (2300 m).
Tutti questi bacini, ad eccezione della malga Lavedole sono ora occupati dai rispettivi laghi artificiali.

Il nome Val d'Avio deriva da "Valle dei Diavoli" (al dei diaoi).
Nel passato, anche relativamente recente sembra che il rapporto tra luogo e popolazione fosse più improntato ai misteri ed ai timori, derivanti da antiche ed oscure leggende, che non da una conoscenza diretta.
Infatti, ancora nel 1875 il capitano Adami (Comandante delle truppe alpine di stanza a Edolo nella seconda metà dell'Ottocento) sostiene che, nonostante la vetta dell'Adamello sia visibile dal paese di Temù, la gente non ne conosceva il nome.

Successivamente, dopo il periodo pionieristico degli alpinisti, prima stranieri e poi italiani, furono vicende tragiche che obbligarono a conoscere e vivere la Val d'Avio: la prima guerra mondiale.

Lo scrittore camuno di Ponte Legno Favallini nella sua pubblicazione
"I Camunni" del 1886 così descrive la val d'Avio:

"Il Vallone dell'Avio elevasi imponente e selvaggio a 1923 m coi laghetti, sempre torbidicci pel fosfato di calce che tengon disciolto; a 2130 m col piano Lavedole, donde gettansi due simmetriche cascatelle; a 2560 m col lago interrato dei Fopponi, donde la testata a semicerchio è sormontata dalle punte vertiginose dell'Avio, Venerocolo, Baitone, Premassone, Miller, Adamello (3652 m) che presentasi quale elevatissimo dirupo a due facce, dalle quali traboccano i sempiterni ghiacciai.

Magnifica è la cascata dai laghi all'Alpe Caldea (1575 m), mentre nel complesso presentasi per lo più ricca di orridi, tantochè vien denominata appunto Valle dei Diavoli pei grandiosi fenomeni che vi campeggiano."

L'alpinista inglese Freshfield così descrive il suo itinerario "dal ghiacciaio del Mandrone alla Val d'Avio " nel 1875:

...."Un canale ripido, un facile ghiacciaio, un pendio senza sentiero ci aiutarono a scendere veloci alla prima capanna della Val d'Avio.
Poco più oltre la valle è interrotta da un grande salto. In fondo alle ripide serpentine di fianco alle acque rumoreggianti entrammo su uno di quei ripiani tanto frequente nel gruppo.
La sua liscia distesa prativa brulicava di vacche e capre, riunite per la notte attorno alla capanna del pastore.
Due torrenti, uno grigio figlio dei ghiacciai, l'altro chiaro nato da una sorgente, si lanciavano giù dietro a noi in splendide cascate.

In fondo l'Adamello alzava il suo corno di ghiaccio.
Immediatamente sotto la malga si trova un grande lago.
La scena in qualche modo assomigliava a quella del Lago di Gaube, ma i tratti caratteristici del paesaggio sono più selvaggi, più superbi e di maggiori proporzioni.

Il lago, però, è sfortunatamente del solito colore grigio-sporco che hanno le acque di fusione dei ghiacciai della Svizzera.
Oltre il ripiano del lago la valle scende con rapidità straordinaria, e un sentiero molto sassoso, per la maggior parte sulla riva sinistra, conduce ad una serie di cascate, ciascuna delle quali in un altro paese potrebbe diventare famosa.

La parte più bassa della valle era devastata dal torrente.
Per andare a Ponte di Legno è meglio attraversare il suo letto sassoso e seguire una carrareccia che raggiunge la strada del Tonale, sotto Pontagna." ....



Il capitano Adami, come pubblicato nel bollettino CAI del 1875, così scrive :(1)

".....la salita per la Val d'Avio, lunga e faticosa, in compenso era piu amena, dilettevole e variata". E così aveva proseguito:

"Il modo più opportuno si è quello di partire da Edolo con vettura verso le ore 2 antimeridiane, e, giunti al ponte dell'Avio, prendere la strada di quella valle che, superando successivi terrazzi, porta alla Malga Levedole in circa 4 ore, senza calcolare le fermate.

Lungo la via si può, osservare, prima di giungere alla Malga Caldea, il passaggio dallo schisto alla tonalite, l'imponenza dei rocciosi versanti e delle enormi frane, i gradini dei terrazzi rotondati dall'azione dell'antico ghiacciaio, le cascate che precipitano da queste, e il lago d'Avio sempre torbido e squal lido; ma soprattutto meritano attenzione le belle cascate sotto Malga Levedole che vanno a confondere le loro acque nel piano interrato sottostante, fondo certamente d'antico lago.

Giunti a Lavedole è quivi assolutamente maestosa la vista delle creste che cingono la testata di val d'avio a guisa di anfiteatro, colle principali sue vette emergenti, quali sono il Corno dell'Avio, il Baitone, Premassone, il Plem, il Miller, l'Adamello, nonchè i Corni del Confine che scendono a picco verso questa valle, e per le cui fessure si vedono le nevi che orlano la vedretta di Mandron.

Gli ultimi pini si trovano a circa 2200 m a monte della Malga.

L'Adamello si presenta in questa valle come un elevatissimo dirupo tagliato quasi a picco, le cui due facce quasi ad angolo retto formano due pareti assolutamente inaccessibili, alla cui cima vedesi un'orlatura di candida neve.

Si vede la sua cima fin dalla strada postale presso il ponte; ma gli abitanti raramente conoscono il suo nome, mentre in val Salarno, dalla quale non lo si può vedere, è desso a tutti noto.

Al piede nord della morena destra si trova uno stretto ma lungo bacino lacustre, pressoché tutto interrato; al quale si ascende da Lavedole per comodo sentiero, del quale sopra nessuna carta si vede traccia.

In su questo bacino che converrebbe passare la notte per guadagnar tempo per la salita del domani.
Potendo salirvi i muli vi si può condurre quanto occorre per accamparsi comodamente, e questa sarebbe una località opportuna per erigere una capanna. È alto 2560 m"



Fortunatamente per raggiungere la val d'Avio non è più necessario attenersi ai consigli del capitano Adami.
Raggiunto Temù attraverso la statale 42 del Tonale (circa tre km prima di Ponte di Legno) si devia a destra seguendo le indicazioni per la val d'Avio e il rifugio Garibaldi in corrispondenza della piazza di fronte al municipio.

Nella stagione estiva si può raggiungere in automobile malga Caldea (1,5 Km di strada asfaltata e circa 4 Km di strada sterrata) quindi partire a piedi da quota 1600 circa.

L'itinerario classico, noto agli amanti dell'Adamello, è raggiungere il rifugio Garibaldi (2550 m s.l.m.) attraverso una comoda (non sempre) mulattiera militare in circa 3 ore e mezza.

In val d'Avio non risulta che vi siano state ricerche o ritrovamenti di reperti attestanti la presenza dell'uomo in epoche remote, d'altra parte l'alone di mistero e di soggezione emanato dall'etimologia del luogo probabilmente inducono a pensare che se vi è stata frequentazione in periodi antichi, con clima favorevole, in età successive la sua esposizione a Nord ha favorito il permanere di ghiacciai fino a quote relativamente basse e indotto quei fenomeni naturali di frane e valanghe che hanno suggerito i timori e le leggende che da esse ne derivarono.

Fino a pochi anni fa d'altra parte in tutta l'alta valle Camonica (da Edolo in su ) non risultavano testimonianze antiche di presenza umana, probabilmente per assoluta mancanza di ricerche.

Nell'anno 2000, a seguito di ritrovamenti fortuiti in occasione di uno scavo edilizio, proprio nella parte terminale della val d'Avio, in sponda destra orografica, ai piedi del monte Càsola, sopra l'abitato di Temù, a quota 1170 m s.l.m. in località Desèrt, la Sovraintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha effettuato uno scavo di ricerca con risultati sorprendenti.

Sono stati trovati i resti di una casa del secolo VI-V a.C. appartenente ai Camunni, l'antica popolazione autoctona della Valcamonica citata dalle fonti storiche (Plinio, Naturalis Historia, III, 133-134).

Successivamente, nel 2001, ulteriori indagini hanno portato alla scoperta di una fossa di combustione con tracce di fusione del metallo e strati di terreno carbonioso contenenti reperti ceramici protostorici.

Queste scoperte appaiono inoltre di rilevante interesse storico per il contesto insediativo scoperto, caratterizzato da una attività metallurgica collegata alle abbondanti risorse minerarie che fino ad età recente improntarono lo sviluppo della valle.

Per quanto riguarda gli aspetti culturali è la dimostrazione di come nell'età del ferro l'area centro alpina, a nord e a sud delle Alpi fosse caratterizzata da propri caratteri peculiari, distinti da quelli diffusi nello stesso periodo nelle aree pedemontane e di pianura.



(1) Martinelli - Adamello - il tempo dei pionieri - 1992 -


val d'Avio


lago Benedetto e Avio


lago Benedetto e Avio


lago Venerocolo e Pantano


alta val d'Avio


chiesetta del Venerocolo: sullo sfondo corno Baitone


lago Venerocolo


rifugio Garibaldi


torrente Venerocolo


lago Pantano


lago Avio e diga Benedetto


diga Avio


val d'Avio


val d'Avio


malga Lavedole




diga di Pantano


punta del Venerocolo



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