Ecosistemi forestali del parco Adamello


da lezioni corso G.E.V. - dispensa dott. A. Ducoli


paesaggio forestale subalpino (pag.8)



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ECOSISTEMA FORESTALE DEL PARCO DELL’ADAMELLO: GESTIONE E TUTELA

d. Il paesaggio forestale dell’orizzonte subalpino (1600 – 2000 m s.l.m.)

Nella successione altitudinale presa in considerazione per la descrizione degli ecosistemi del parco, salendo in quota cominciano a delinearsi i caratteri tipici dei boschi del Piano subalpino: vegetazione meno fitta, presenza di continue aperture del soprassuolo e sempre minore partecipazione di latifoglie arboree. Il principale fattore limitante lo sviluppo della vegetazione è senz’ombra di dubbio la temperatura ovvero le elevate escursioni termiche giorno-notte e inverno-estate (climi continentali); a questo fatto si aggiunge il ruolo fondamentale esercitato dagli agenti atmosferici quali vento, acqua, neve e fulmini che contrastano in continuazione il normale ciclo vegetativo delle piante.

Anche in questo caso le specie arboree principali sono l’abete rosso – Picea abies, e il larice – Larix decidua; ad esse si associano poche altre specie tra cui si possono sicuramente ricordare il sorbo montano – Sorbus aria, il sorbo degli uccellatori – Sorbus aucuparia, e l’ontano verde – Alnus viridis; con l’aumento dì quota il bosco tende in maniera naturale a degradare in arbusteto e/o ecosistema erbaceo.

In questi ambienti si può scorgere facilmente, su substrato calcareo, erica carnea dalle foglioline aghiformi fiori rosei disposti in infiorescenze unilaterali. L’ambiente di sottobosco ospita Campanula Scheuchzeri e Phiteuma halleri: la prima si può trovare in estate, su substrati lievemente acidi, con le eleganti corolle azzurro-viola, il secondo si riconosce dalla peculiarità del fiore, formato da una spiga ovale, di colore viola scurissimo. Il rododendro è presente con due specie vicarianti: su substrato acido vive Rhododendron ferrugineum, che ha fiori rosso-arancionì e foglie glabre, mentre su terreni calcarei (basici) alligna Rhododendron hirsutum, che si differenzia dal primo per la presenza di foglie provviste dì ciglia che forniscono loro un aspetto “peloso”. In alcuni lariceti subalpini del Parco, su substrato basico, vive la stupenda “ scarpetta di venere” – Cipripedium calceohis, rarissima Orchideacea di straordinaria bellezza. Il grande labello giallo-oro è circondato da tepali bruni, la fioritura avviene da maggio a luglio. Su pascoli e cespuglieti fino ad oltre i 2400 metri di quota è possibile osservare le infiorescenze rosee e dense dell’Orchidacea Gimnadenia conopsea.

Sostanzialmente possono essere descritti due tipi principali di bosco subalpino cui per completezza analitica abbiamo aggiunto le formazioni forestali del pino cembro - Pinus cembra e/o del pini mugo – Pinus montana:

a. I boschi puri di abete rosso (peccete subalpine)

La caratteristica principale e soprattutto identificatìva di questi boschi rispetto alle analoghe peccete montane è sicuramente osservabile nel “portamento” degli alberi di abete che nella maggior parte dei casi presentano chiome che si sviluppano lungo tutto il tronco. Si tratta infatti di soprassuoli tendenzialmente meno chiusi rispetto a quelli del Piano montano per cui il maggior apporto di luce impedisce l’autopotatura naturale dei rami inferiori. Questo fatto è tanto meglio osservabile quanto più si sale in quota fino ai limiti della vegetazione arborea. Alle quote più alte inoltre, per effetto delle condizioni estremamente rigide del clima, le piante presentano forme contorte e dimensioni nettamente più contenute (si può parlare anche di veri e propri “bonsai naturali”).

In questo caso il bosco presenta una maggiore biodiversità rispetto all’analogo bosco del Piano montano e soprattutto cominciano a delinearsi in maniera consistente preziosi ambienti di ecotono quali gli arbusteti dei rododendri – Rhododendrum ferrugineum e Rhododendrum hirsutum, dei mirtilli – Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis idaea, e del – Juniperus communis (nelle situazioni più calde) ovvero le diffusissime alnete di – Alnus viridis (nelle situazioni più fresche) La presenza di questi “microecosistemi”, conferisce alla stabilità ambientale del versante un notevole contributo e offre alle specie animali la possibilità di specializzarsi in specifiche catene alimentari senza entrare in competizione diretta tra loro. Oltre al gallo forcello — Tetrao terix che costituisce sicuramente l’elemento faunistico “principe” di questi ambienti, possiamo citare: il gheppio - Falco tinnunculus, la lepre variabile – Lepus timidus, l’arvicola delle nevi - Microtus nivalis, l’organetto — Cardelius flammea, la cincia bigia alpestre – Parus montanus.

b. I. boschi puri di larice (lariceti subalpini)

Il bosco subalpino di larice è molto diffuso all’interno del Parco deli’Adamello; nella maggior parte dei casi si può affermare che questa così significativa presenza sia principalmente dovuta alla presenza dell’uomo che ha favorito il lariceto nelle superfici a cornice del pascolo. Questo fatto è ben intuibile osservando la struttura stessa del lariceto che consente alla radiazione solare di raggiungere il suolo e quindi la possibilità di sviluppo anche rigoglioso di vegetazione erbacea nel sottobosco (i forestali spesso non parlano di lariceto ma bensì di “prati a larice”). In questo modo è possibile ottenere il duplice beneficio derivato dall’utilizzo del larice e del pascolo (legno e fieno). Negli ultimi anni le tradizionali attività di “alpeggio” sono state caratterizzate da un evidente declino per cui, nelle aree abbandonate, non è insolito assistere ad un “ritorno” dell’abete rosso che pur avendo caratteristiche meno continentali del larice esercita una maggiore competizione nell’utilizzo dei nutrienti del suolo. Pur considerando che si tratta di cosiddette “formazioni secondarie” (di derivazione antropica), la notevole importanza paesaggìstica e socio-culturale di questo tipo dì bosco impone forme gestionali di tipo conservativo.

Dal punto di vista faunistico anche in questo caso sono presenti grossomodo le medesime specie osservate per la pecceta ma sicuramente si possono citare come frequentatoni abituali dei lariceti subalpini anche: l’ermellino - Mustela erminea, la cincia dal ciuffo - Parus ater, il fringuello alpino - Montifringilla nivalis, il culbianco - Oenanthe oenanthe, il regolo – Regulus regulus. Nella stagione invernale il camoscio - Rupicapra rupicapra e lo stambecco - Capra ibex si “rifugiano” nel lariceto dove trovano ancora riserve di foraggio.

c. Cembreti e mugheti

Le formazioni a prevalenza di cembro e/o miste con il pino mugo costituiscono un prezioso ecosistema del Piano subalpina; in realtà le mughete sono riscontrabili anche.a quote inferiori ma non è il caso del Parco dell’Adamello dove tra l’altro, come anche nel caso delle cembrete, si tratta di formazioni marginali concentrate su piccole superfici (Monte Piccolo, Monte Colmo, Lago d’Arno, Lago d’Avio, Bazena, Valle del Caffaro). Questa tendenza ad associarsi con facilità è riconducibile al fatto che le due specie hanno simili attitudini ecologiche pur essendo tra loro estremamente diversificate - il cembro ha un portamento tipicamente arboreo, mentre il mugo si sviluppa in forme pressochè arbustive.

Questo tipo dì bosco è caratterizzato dal continuo alternarsi di superfici “coperte” dal cembro cui si alternano arbusteti più o meno estesi di pino mugo; nella prassi sono comunque formazioni rade spesso interrotte da ecosistemi erbacei (pascoli) e/o da formazioni dì suffrutici del ginepro – Juniperus communis, e di mirtilli – Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis idaea, e sorbo arbustivo – Sorbus chamaemespilus.

Questa particolare situazione strutturale conferisce alle formazioni appena descritte una notevole importanza ecologica che è ben osservabile nelle numerose specie animali che abitualmente vi si possono trovare tra cui, oltre a numerose descritte già precedentemente, possiamo inoltre citare: la tipicissima nocciolaia – Nucifraga caryocatactes, la pernice bianca – Lagoupus lagopus, il fanello – Cardelius cannabina, le temute e velenose aspide – Vipera aspis e marasso – Vipera berus e la lucertola vivipara – Lacerta vivipara.


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