ECOSISTEMA FORESTALE DEL
PARCO DELL’ADAMELLO: GESTIONE E TUTELA
d. Il paesaggio forestale dell’orizzonte subalpino (1600 – 2000 m s.l.m.)
Nella successione altitudinale presa in considerazione per la descrizione degli
ecosistemi del parco, salendo in quota cominciano a delinearsi i caratteri
tipici dei boschi del Piano subalpino: vegetazione meno fitta, presenza di
continue aperture del soprassuolo e sempre minore partecipazione di latifoglie
arboree. Il principale fattore limitante lo sviluppo della vegetazione è
senz’ombra di dubbio la temperatura ovvero le elevate escursioni termiche
giorno-notte e inverno-estate (climi continentali); a questo fatto si aggiunge
il ruolo fondamentale esercitato dagli agenti atmosferici quali vento, acqua,
neve e fulmini che contrastano in continuazione il normale ciclo vegetativo
delle piante.
Anche in questo caso le
specie arboree principali sono l’abete rosso – Picea abies, e il larice – Larix
decidua; ad esse si associano poche altre specie tra cui si possono sicuramente
ricordare il sorbo montano – Sorbus aria, il sorbo degli uccellatori – Sorbus
aucuparia, e l’ontano verde – Alnus viridis; con l’aumento dì quota il bosco
tende in maniera naturale a degradare in arbusteto e/o ecosistema erbaceo.
In questi ambienti si può scorgere facilmente, su substrato calcareo, erica carnea
dalle foglioline aghiformi fiori rosei disposti in infiorescenze unilaterali. L’ambiente
di sottobosco ospita Campanula Scheuchzeri e Phiteuma halleri: la prima si può
trovare in estate, su substrati lievemente acidi, con le eleganti corolle
azzurro-viola, il secondo si riconosce dalla peculiarità del fiore, formato da
una spiga ovale, di colore viola scurissimo. Il rododendro è presente con due
specie vicarianti: su substrato acido vive Rhododendron ferrugineum, che ha
fiori rosso-arancionì e foglie glabre, mentre su terreni calcarei (basici)
alligna Rhododendron hirsutum, che si differenzia dal primo per la presenza di
foglie provviste dì ciglia che forniscono loro un aspetto “peloso”. In alcuni
lariceti subalpini del Parco, su substrato basico, vive la stupenda “ scarpetta
di venere” – Cipripedium calceohis, rarissima Orchideacea di straordinaria
bellezza. Il grande labello giallo-oro è circondato da tepali bruni, la
fioritura avviene da maggio a luglio. Su pascoli e cespuglieti fino ad oltre i
2400 metri di quota è possibile osservare le infiorescenze rosee e dense
dell’Orchidacea Gimnadenia conopsea.
Sostanzialmente possono
essere descritti due tipi principali di bosco subalpino cui per completezza
analitica abbiamo aggiunto le formazioni forestali del pino cembro - Pinus
cembra e/o del pini mugo – Pinus montana:
a. I boschi puri di abete rosso (peccete subalpine)
La caratteristica principale e soprattutto identificatìva di questi boschi
rispetto alle analoghe peccete montane è sicuramente osservabile nel “portamento”
degli alberi di abete che nella maggior parte dei casi presentano chiome che si
sviluppano lungo tutto il tronco. Si tratta infatti di soprassuoli tendenzialmente meno
chiusi rispetto a quelli del Piano montano per cui il maggior apporto di luce impedisce
l’autopotatura naturale dei rami inferiori. Questo fatto è tanto meglio osservabile quanto più
si sale in quota fino ai limiti della vegetazione arborea. Alle quote più alte inoltre, per
effetto delle condizioni estremamente rigide del clima, le piante presentano forme contorte
e dimensioni nettamente più contenute (si può parlare anche di veri e propri “bonsai naturali”).
In questo caso il bosco presenta una maggiore
biodiversità rispetto all’analogo bosco del Piano montano e soprattutto
cominciano a delinearsi in maniera consistente preziosi ambienti di ecotono
quali gli arbusteti dei rododendri – Rhododendrum ferrugineum e Rhododendrum
hirsutum, dei mirtilli – Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis idaea, e del –
Juniperus communis (nelle situazioni più calde) ovvero le diffusissime alnete
di – Alnus viridis (nelle situazioni più fresche)
La presenza di questi “microecosistemi”, conferisce alla stabilità ambientale del
versante un notevole contributo e offre alle specie animali la possibilità di
specializzarsi in specifiche catene alimentari senza entrare in competizione
diretta tra loro. Oltre al gallo forcello — Tetrao terix che costituisce
sicuramente l’elemento faunistico “principe” di questi ambienti, possiamo
citare: il gheppio - Falco tinnunculus, la lepre variabile – Lepus timidus,
l’arvicola delle nevi - Microtus nivalis, l’organetto — Cardelius flammea, la
cincia bigia alpestre – Parus montanus.
b. I. boschi puri di larice (lariceti subalpini)
Il bosco subalpino di larice è molto diffuso all’interno del Parco deli’Adamello;
nella maggior parte dei casi si può affermare che questa così significativa
presenza sia principalmente dovuta alla presenza dell’uomo che ha favorito il
lariceto nelle superfici a cornice del pascolo. Questo fatto è ben intuibile
osservando la struttura stessa del lariceto che consente alla radiazione solare
di raggiungere il suolo e quindi la possibilità di sviluppo anche rigoglioso di
vegetazione erbacea nel sottobosco (i forestali spesso non parlano di lariceto
ma bensì di “prati a larice”). In questo modo è possibile ottenere il duplice
beneficio derivato dall’utilizzo del larice e del pascolo (legno e fieno).
Negli ultimi anni le tradizionali attività di “alpeggio” sono state
caratterizzate da un evidente declino per cui, nelle aree abbandonate, non è
insolito assistere ad un “ritorno” dell’abete rosso che pur avendo
caratteristiche meno continentali del larice esercita una maggiore competizione
nell’utilizzo dei nutrienti del suolo. Pur considerando che si tratta di cosiddette
“formazioni secondarie” (di derivazione antropica), la notevole importanza
paesaggìstica e socio-culturale di questo tipo dì bosco impone forme gestionali
di tipo conservativo.
Dal punto di vista faunistico anche in questo caso sono presenti grossomodo le
medesime specie osservate per la pecceta ma sicuramente si possono citare come
frequentatoni abituali dei lariceti subalpini anche: l’ermellino - Mustela
erminea, la cincia dal ciuffo - Parus ater, il fringuello alpino -
Montifringilla nivalis, il culbianco - Oenanthe oenanthe, il regolo – Regulus
regulus. Nella stagione invernale il camoscio - Rupicapra rupicapra e lo
stambecco - Capra ibex si “rifugiano” nel lariceto dove trovano ancora riserve
di foraggio.
c. Cembreti e mugheti
Le formazioni a prevalenza di cembro e/o miste con il pino mugo costituiscono un
prezioso ecosistema del Piano subalpina; in realtà le mughete sono
riscontrabili anche.a quote inferiori ma non è il caso del Parco dell’Adamello
dove tra l’altro, come anche nel caso delle cembrete, si tratta di formazioni
marginali concentrate su piccole superfici (Monte Piccolo, Monte Colmo, Lago
d’Arno, Lago d’Avio, Bazena, Valle del Caffaro). Questa tendenza ad associarsi
con facilità è riconducibile al fatto che le due specie hanno simili attitudini
ecologiche pur essendo tra loro estremamente diversificate - il cembro ha un
portamento tipicamente arboreo, mentre il mugo si sviluppa in forme pressochè
arbustive.
Questo tipo dì bosco è caratterizzato dal continuo alternarsi di superfici
“coperte” dal cembro cui si alternano arbusteti più o meno estesi di pino mugo;
nella prassi sono comunque formazioni rade spesso interrotte da ecosistemi erbacei
(pascoli) e/o da formazioni dì suffrutici del ginepro – Juniperus communis,
e di mirtilli – Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis idaea, e sorbo arbustivo
– Sorbus chamaemespilus.
Questa particolare situazione strutturale conferisce alle formazioni appena descritte
una notevole importanza ecologica che è ben osservabile nelle numerose specie
animali che abitualmente vi si possono trovare tra cui, oltre a numerose
descritte già precedentemente, possiamo inoltre citare: la tipicissima
nocciolaia – Nucifraga caryocatactes, la pernice bianca – Lagoupus lagopus, il
fanello – Cardelius cannabina, le temute e velenose aspide – Vipera aspis e
marasso – Vipera berus e la lucertola vivipara – Lacerta vivipara.
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