ECOSISTEMA FORESTALE DEL
PARCO DELL’ADAMELLO: GESTIONE E TUTELA
e. Il paesaggio forestale dell’orizzonte alpestre
Le formazioni alpine degli orizzonti superiori, al di sopra dei limiti della
vegetazione arborea, sono per definizione ambienti “a due dimensioni” in cui
l’elemento albero” è assente (ecosistemi suolo-aria). In queste situazioni,
spesso caratterizzate da continue variazioni ecologiche anche per piccole
superfici. non è del tutto corretto parlare di un unico ecosistema ma si
dovrebbe puntualizzare la convivenza di numerosi microecosistemi più o meno
estesi in continua alternanza territoriale tra loro.
La notevole variabilità
degli ambienti d’alta quota è dovuta a due principali fattori limìtanti: in
primo luogo la temperatura che condiziona in maniera forte i cicli vitali di
tutte le specie osservabili (escursioni termiche elevate); secondariamente
l’orografia del territorio che, in ragione di pendenze anche molto elevate,
modifica in continuazione l’aspetto del paesaggio.
In generale possiamo ricondurre la trattazione in oggetto a tre principali tipi di
microecosistema: gli ecosistemì erbacei di pascolo e arbusteti bassi, le rupi e
macereti, le torbìere.
a. Rupi e macereti alpini
Sì tratta di ambienti in cui la produzione primaria (quella vegetale), è ridotta
ai minimi termini se non assente; caratteristiche sono le modificazioni “a
cuscinetto” di alcune specie vegetali che crescono in corrispondenza di rotture
della roccia e di piccoli
anfratti (Androsace alpina), cui si associano “piante a rosetta” quali la
Saxifraga paniculata “piante grasse” alpine (Sempervivum tectorum), ed “erbe
graminoidi cespitose” (Calamagrostis sp.) Queste categorie vegetali sono tra loro
in convivenza stretta e formano i cosiddetti cespuglieti ipsofili discontinui
alpini. Emblema del gruppo dell’Adameilo appartenenti a questo tipo di ambiente
sono il Ranunculus glacialis che colonizza i substrati silicei, può
oltrepassare i 3.500 metri di quota, il non ti scordar di me nano (Eritrichium
nanum), localizzato quasi esclusivamente sulle creste silicee della fascia
nivale, Perrocallis pyrenaica cresce su rupi e macereti calcarei della stessa
fascia; nella parte meridionale del
Parco, è presente la rara e bellissima Campanula raineri (campanula
dell’arciduca). Nelle vallette nivali è frequente la Soldanella alpina, con
l’inconfondibile corolla rosea, minutamente sfrangiata.
In ambienti così aspri la presenza di specie animali è limitata a piccoli
invertebrati che si nutrono in prevalenza di sostanza organica portata dal
vento (pollinì), ovvero al passaggio di altre specie quali io stambecco - Capra
ibex e il camoscio - Rupicapra rupicapra, il gracchio alpino - Pyrrhocorax
graculus, il corvo imperiale - Corvus corax, e la coturnice — Alectoris graeca,
il codirosso spazzacamino - Phoenicurus ochrurus. La “regina” di questo tipo di
ambienti rimane tuttavia l’aquila reale - Aquila chrysaetos che nidifica sulle
pendici rocciose.
b. Ecosistemi erbacei di pascolo e arbusteti bassi
Questi particolari ambienti costituiscono la “cornice vegetativa” al di sopra della
vegetazione arborea e al di sotto delle rupi. Nella maggior parte dei casi si
tratta di ecosistemi che convivono tra loro e risultano fortemente legati alla
presenza dell’uomo (utilizzo del pascolo per lo svolgimento delle tradizioni
pratiche alpicolturali).
La presenza dell’uomo ha modificato sostanzialmente la composizione vegetativa di
questi ambienti, favorendo specie caratterizzate da migliori rese qualitative
nelle situazioni meglio gestite ovvero, l’affermarsi di specie “nuove” quali il
romice - Rumex alpino e il senecio - Senecio vulgaris, in quelle maggiormente
degradate. Dove i pascoli sono stati abbandonati si assiste invece ad un graduale
ritorno della vegetazione naturale principalmente costituita da “frutici e
suffrutici” prostrati tra cui spiccano i rododendri - Rhododendrum ferrugineum
e Rhododendrum hirsutum, i mirtilli - Vaccinium myrtillus e Vaccinium vitis
idaea, il ginepro – Juniperus communis, e i caratteristici salici nani tra cui
– Salix erbacea e Salix reticulata.
La presenza di specie animali è fortemente condizionata dagli elevati livelli di
antropizzazione per cui si osserva un diffuso “impoverimento” del numero di animali
osservabili; sicuramente l’elemento faunistico di assoluta peculiarità è
identificabile nella marmotta - Marmotta marmotta, che dipende in maniera
vitale dalla presenza di sostanza organica di tipo erbaceo. Un elemento di
sicuro interesse di questi ambienti è costituito dalla notevole presenza di
insetti dei più diversi ordini, sicuramente l’ortottero Denticus verrucivurus è
uno tra i piu appariscenti e caratteristici, Nelle situazioniin cui prevale
l’arbusteto sono osservabili inoltre: pernice bianca – Lagopus lagopus, lepre
bianca – Lepus timidus, il culbianco – Oenanthe oenanthe, e l’arvicola delle
nevi – Microtus nivalis.
c. Le torbiere
Per quanto riguarda invece gli ambienti di torbiera alpina, è opportuno ricordare
che all’interno del parco sono stati descritti e studiati ben 92 ecosistemi
nella pubblicazione “Torbiere e altre zone umide nel parco dell ‘Adamello e
nelle Orobie Bresciane” (Silvio Frattini 1997 - Regione Lombardia).
Si tratta di un’opera dettagliata che analizza in maniera compiuta i singoli bìotopi di
torbiera osservabili nel parco sottolineandone, tra le atre cose, la notevole
fragilità ecologica; negli ultimi anni infatti questi preziosi ambienti si sono
progressivamente degradati sia per la notevole e spesso eccessiva regimazione
delle acque alpine, sia per significativi cambiamenti climatici a livello
planetario (osservabili anche nel ritiro dei ghiacciai alpini).
Attualmente questi ecosistemi sono spesso relegati in piccole superfici ai margini di
bacini di accumulo e di collettori attivi.
Gli ambienti di torbiera, molto selettivi soprattunp per la carenza di azoto in forma disponibile per le piante, ospitano specie adattate a tali condizioni ecologiche: si possono citare:
Drosera rotundifolia, piccola carnivora che, grazie alla presenza di ghiandole che
secernono un liquido vischioso, cattura moscerini per utilizzariie l’azoto
cellulare, gli eriofori (Eriophorum angustifolium, E. scheuchzeri, E. latifolium, E. vaginatum), che con le
loro candide infiorescenze “cotonose” tappezzano in estate vaste zone umide.
Menyantes trifoliata (trifoglio d’acqua), vive in stagni, torbiere, paludi fino
a oltre 2000 metri di quota. Si può agevolmente riconoscere per la presenza di
foglie tripartite. Altra insettivora, legata a prati pingui e brughiere d’alta
quota, è Pinguicola vulgaris, che si differenzia dalla P. alpina per la
colorazione della corolla (viola nella prima e bianca nella seconda).
Le torbiere oggi costituiscono un importante “indicatore biologico” della salute
generale dell’ambiente e presentano un livello di specializzazione delle specie
che le “frequentano” estremamente puntuale (endemismi).
In questa sede non è possibile entrare nel dettaglio delle singole associazioni che vi si possono
trovare e ci limitiamo a citare solo alcune tra le specie vegetali e animali
caratteristiche.
Per quanto riguarda invece le specie animali oltre ad
un’innumerevole varietà di insetti il cui ciclo biologico è intimamente legato
alla presenza di acqua quali i Ditteri, le Effimere e gli Odonati, possiamo
citare il tritone alpino - Triturus alpestris, il tritone cristato - Triturus
cristatus, la rana rossa - Rana teniporaria e la salamandra pezzata - Salamandra salamandra.
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pozza d'Arno
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Salarno
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Valsaviore
stambecco
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