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Val d'Avio Escursioni in Val d'Avio

.....il Vallone dell'Avio elevasi imponente e selvaggio....
(da I Camunni - 1886 - per Favallini Bonifacio )


da Malga Caldea....

....ai laghi d'Avio




Dislivello: 320 m circa (600 m circa da fondovalle)

Tempo di percorrenza in salita: circa 1 ora (da fondovalle 2 ore)



DESCRIZIONE

Partenza da Malga Caldea: 1584 m s.l.m.
Dopo aver attraversato una specie di ponticello, ci trova sulla sinistra orografica della valle e tramite una "pista di cantiere parzialmente asfaltata", con pendenze anche oltre il 20% sale lungo le pendici del monte Avio per raggiugere quota 1910 circa.

Lungo questa salita è necessario stare "in campana" costantemente poichè spesso è soggetta a caduta massi. Naturalmente se ci sono temporali violenti, o appena dopo, il rischio è maggiore, ma occorre essere sempre vigili perchè sono caduti anche in momenti della giornata tranquilli e col sole.

Quando la salita era lungo il vecchio sentiero della "Sigosta" il pericolo era minore in quanto si transitava più a sinistra e non direttamente sotto le zone instabili.

Fino oltre la metà degli anni settanta da fondovalle in poi veniva utilizzata prevalentemente la vecchia strada militare in destra orografica della valle, fino alla malga Caldea, anche se tutt'ora esistente e percorribile l'antico tracciato della mutattiera in sponda sinistra; oltre la malga c'era invece il solo sentiero detto "Sigosta" lungo la salita del gradone glaciale, (da quota 1585 a 1910).

In occasione della costruzione dell'impianto idroelettrico di generazione e pompaggio di Edolo, per facilitare l'accesso al cantiere, la strada militare venne resa carrozzabile e in un secondo tempo venne anche tracciata la pista di cantiere (attualmente asfaltata), al posto della Sigosta , fino al piazzale davanti alla casa di guardia delle dighe.



riporto da ora in avanti la descrizione del volume: S.Frattini C. Contino - ESCURSIONI NEL PARCO DELL'ADAMELLO - CIERRE edizioni - 1995 -


La nuova strada, che si inerpica ad ampi zig-zag, è riservata ai mezzi di servizio che salgono agli impianti idroelettrici dei laghi d’Avio, le acque dei quali, se fossero libere di scendere nel fondovalle, precipiterebbero per ben 300 m.
Se ciò dovesse avvenire si tornerebbe ad ammirare, dopo tanto tempo, quella “... serie di spettacolari cascate, ciascuna delle quali in un altro paese potrebbe diventare famosa,” che Douglas William Freshfield ricorda nel suo bellissimo "ltalian Alps" del 1875.

La vegetazione che ricopre il pendio che fiancheggia il salto di rocce dell’antica cascata è per lo più costituita da un cespuglieto alto e rado, con prevalenza di ontano di monte e presenza significativa di lampone, sambuco rosso e della non comune Lonicera nigra.

Qua e là si incontrano inoltre sparsi larici, abeti rossi, salici appendicolati e betulle di due specie molto simili: la “solita” Betula pendula e la rara Betula pubescens, diffusa peraltro anche più avanti, fino a Malga Lavedole.

Tra le tante specie erbacee si notano invece per la loro appariscenza Aconitum vulparia, Epilobium angustfolium, Senecio fuchsii, Digitalis grandiflora, Cirsiurn erisithales, Campanula spicata, Dianthus sylvestris e le grandi ombrellifere Heracleum sphondilium, Angelica sylvestris e Laserpitium krapfii ssp. gaudinii.

Raggiunta “la Palazzina” (1904 m; ore 0.50) nei pressi del Laghetto dell’Avio si prosegue alla base del Corno di Mezzodì lungo la strada sterrata pianeggiante che costeggia la sponda occidentale dei laghi artificiali creati nel fondovalle tra le due guerre.
Il panorama è decisamente mutato: la vallata, specialmente verso la testata, si amplia in una vastissima conca contornata da alti monti.

Tra essi spiccano: la Cima Plem, sotto la quale si nota la grande diga del Lago Pantano, l’Adamello, con le sue vertiginose pareti nord e ovest e, sull’opposto fianco della valle, le cime dei Frati, della Calotta e di Salimmo.

Ancora nel Settecento il Laghetto d’Avio veniva abilmente sfruttato per portare a valle il legname. Si legge infatti nella Guida alpina della Provincia di Brescia del 1889 che al suo “.... sbocco sta il vano d’una porta formata nella nuda roccia, in parte dalla natura, ed in parte dall’uomo, e che ha ai lati ancora giganteschi cardini.
Nel secolo scorso veniva chiusa per rialzare il lago, immettervi i superbi larici e farli poscia, aprendo la diga, precipitare lungo la valle nell’Oglio sotto Temù”.

...immagini...


laghi d'Avio in primavera


diga Avio in estate


laghi: Benedetto e Avio


Laghetto d'Avio in inverno


diga Avio e Laghetto


laghi d'Avio in inverno


diga Avio in inverno


laghi: Benedetto e Avio


piazzale guardiania


centrale di Pantano in inverno



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