Conca d'Arno


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Escursioni al lago d'Arno

Valsaviore

Vedere anche il sito: VALSAVIORE





DESCRIZIONE NOTE STORICHE


Arno e pozza d'Arno


da "Traàrsèra"


ascia e spilloni (1)


Frisozzo


..il che proviene dalli larici


Cà del pàscàdur (2)


dalla sponda sinistra

La parte più meridionale della Valsaviore è costituita dalla conca d'Arno; è percorsa dal torrente Rio Piz che esce dal lago d'Arno a quota 1800 m s.l.m. circa ed in poco più di un km precipita lungo scivoli e cascate fino ai 900 m di Isola. 

La parte centrale della conca è occupata dal lago d'Arno, lago di origine glaciale da escavazione valliva; è il maggiore lago alpino della Valcamonica, è lungo circa 2400 m , largo 430 m massimo ed ha una forma a esse allungata. La conca è racchiusa tra i monti Re di Castello (2891 m), Frisozzo (2899), cima Sablunera (2602) a meridione, la sega d'Arno a levante,il monte Campellio (2800 m) e il monte Zucchello (2110 m) a settentrione. 

Caratteristico è il monte Re di Castello per il suo "ghiacciaio" che costituisce il nevaio permanente più meridionale di tutto il gruppo dell'Adamello; anche a nord del monte Frisozzo c'è ancora un nevaio permanente. 

Immediatamente a monte del lago vi è la "pozza d'Arno"; in origine era una pozza allagata in permanenza; nei primi anni del 1900 in occasione dell'utilizzo a scopo idroelettrico del lago d'Arno (1907-1910), quando ebbero inizio i lavori di costruzione della diga, poiché era previsto il parziale allagamento dell'area destinata alla malga, la società costruttrice (Società Generale Elettrica dell'Adamello) in accordo con il comune realizzava una galleria di scarico in modo da prosciugare la pozza e destinarla al servizio della nuova malga ivi costruita. 

Negli anni '80 sia per il degrado naturale che per eventi alluvionali la galleria di scarico si è parzialmente ostruita ed ora la pozza torna ad allagarsi e quindi a riportarsi nelle condizioni originarie, naturalmente la "nuova malga" è stata abbandonata perché ormai lambita dall'acqua.


Tra il monte Re di Castello ed il monte Frisozzo ha origine la valle Dois che, partendo dal passo Dernal (sede del rifugio "ex Brescia" ora "Maria e Franco") scende ad alimentare con le sue acque la valle del Palobbia che sbocca nel fiume Oglio in corrispondenza di Ceto; opposta alla valle Dois, verso la conca d'Arno ha origine la valle Ghilarda con un piccolo laghetto che si trova proprio di fronte al passo Dernal (2550 m)e rimane gelato da novembre a giugno compreso;  questa valle raccoglie le acque dal ghiacciaio del Re di Castello e sfocia nella pozza d'Arno. 

In fondo alla conca, tra la sega d'Arno ed il corno della Vecchia c'è il passo di Campo (2288m) che mette in comunicazione la Valsaviore con la Val di Fumo attraverso una mulattiera che transita nei pressi del lago di Campo (1945 m s.l.m.) e la relativa malga di Campo di sopra (di proprietà del comune di Saviore dell'Adamello, pur essendo in territorio della provincia di Trento).


lago d'Arno

La conca d'Arno è attraversata da un sentiero, in sponda destra orografica, che raggiunge il passo di Campo:
  • - sia provenendo dalla Valsaviore - con partenza dalla località "la Ràsiga", due km dopo l'abitato di Valle - segnavia CAI n°20.
  • - che da Paspardo - "viàl dei tre fradéi" - con partenza su un tornante della nuova strada che da Paspardo sale alla Giumella (monte Colombé) - segnavia CAI n°22.
Questo sentiero (Traàrsèra in dialetto della Valvaviore) è posto a circa 2000 m s.l.m. che è la quota raggiunta dal sentiero proveniente dalla "Rasega" in coincidenza con l'ingresso nella conca d'Arno e risale ad epoca preistorica; esso ha ben tre collegamenti con l'area adiacente al lago:
  • - il primo lo collega direttamente alla attuale casa di guardia (ex palazzina direzione lavori GEA, ex "casa della finanza")
  • - il secondo lo mette (o meglio lo metteva perchè è ormai abbandonato) in comunicazione con la "ca del pascadur" la quale era raggiungibile anche direttamente - con sentiero praticamente pianeggiante - dalla "casa della finanza"
  • - il terzo è il sentiero attualmente ancora percorribile, anche se parzialmente invaso da arbusti di ontano verde (maros) che dall'incile della pozza d'Arno raggiunge Taàrsèra poco prima del passo di Campo, e dalla pozza era collegato "orizzontalmente" con la "ca del pascadur" e della "finanza".
Durante la costruzione della diga del lago d'Arno furono rinvenuti dei reperti in bronzo: - un'ascia e due spilloni;
  • "l'ascia è del tipo a margini elevati, abbozzo di alette mediane e tallone arrotondato con incavo semicircolare, ed è databile ad una fase piuttosto antica del Bronzo medio;
  • mentre degli spilloni, uno è privo di capocchia, l'altro è del tipo a testa di papavero, databile al Bronzo tardo.
Databili tra il XVI e XII secolo a.c."
(da: "I Laghi Alpini del Bresciano"- Editoriale Ramperto - 1985)

Questo ritrovamento fa ipotizzare che in quel periodo le condizioni climatiche fossero favorevoli ad insediamenti con abitazioni fisse, nonstante l'altitudine.(circa 1800 m s.l.m.)

Ci sono anche testimonianze di ritrovamenti di manufatti in selce fatti in prossimità del lago di Campo (oltre il passo di Campo a quota di circa 1945 m s.l.m.) attribuiti al Mesolitico che informano sui collegamenti tra Valsaviore, e le valli del fiume Chiese.


(da: "Il carbone bianco della Valsaviore" di Andrea Belotti - ed. tip. Camuna Breno - 2003 -
Un'interessante scoperta venne fatta nel corso dei lavori di costruzione della diga:
nell'alveo del lago naturale casualmente vennero alla luce alcuni reperti preistorici che la società G.E.A. volle donare al Museo di Scienze Naturali di Bergamo. (37)

37 - Da il "cittadino di Brescia" del 15 aprile 1910:
Una stazione preistorica al lago d'Arno?
- Ci telefonano da Bergamo in data 15 sera: -
Dall'esimio sig. ing. Gaetano Carminati il nostro Museo ricevette in dono tre oggetti in bronzo (un'ascia ad alette e due aghi crinali) esumatì dall'alveo del lago d'Arno, durante i lavori per l'impianto idroelettrico dell'Adamello in Valcamonica.

I detti oggetti potrebbero certamente attestare l'esistenza d'una stazione preistorica in quella località appartenute già alla nostra provincia.
Anche per ciò, oltre il pregio specialissimo di essi oggetti quali rappresentanti d'una delle più remote civiltà italiche, noi tributiamo al valentissimo e benemerito sig. ing. Gaetano Carminati ed ella Società, da lui tanto degnamente rappresentata, i più vivi ringraziamenti pel generoso dono, mercè cui si è tolta una lacuna nella collezione archeologica di questo nostro museo."

Ora i tre reperti preistorici sono conservati a Capodiponte (Brescia), presso l'Antiquarium del Parco delle Incisioni Rupestri di Naquane.(questo è quanto riportato nel volume citato, ma io credo che non sia così)


Fin dagli inizi dell'ottocento risulta che il lago sia di proprietà privata ed utilizzato, nei mesi estivi, per la pesca alla trota.

Delle trote del lago d'Arno parla anche padre "Gregorio Brunelli da Valle Camonica" nel 1698:
"superano però l'esquisitezza d'ogni altra (trattandosi di trutte) quelle del lago d'Arno di Saviore, e di quello di Sonico (si riferisce al lago Baitone) che vengono chiamate col nome di carpioni da molti, e certamente che se non sono tali nella sostanza, e nella specie, lo ponno vantare nella qualità e delicatezza"

Scrive il Da Lezze nel 1610:
"....et un lago sopra li monti longo tre miglia dove si pescano, se non trutelle, quali sono bonissime di doi, et tre lire l'una
rosse di dentro, il che proviene dalli larici
che ivi sono."

In una descrizione del 1875 l'inglese Freshfield narra la sua testimonianza di ospite presso "la cà del pescatore", di un ragazzo che ivi dimorava nei mesi estivi ed era addetto alla pesca della trota.

La "cà del pàscàdur":
- era ubicata in sponda destra orografica circa a metà lago, nella zona dove costruirono le opere di presa degli impianti idroelettrici: prima della centrale di Isola (1909 - 1910) e successivamente quella della centrale di San Fiorano (1968 - 1972)

Ci sono pure testimonianze del transito attraverso il passo di Campo di un gruppo di garibaldini durante le guerre del risorgimento.
Nel volume "Adamello - il tempo dei pionieri -( di Vittorio Martinelli - 1992 -) il capitolo 8 ha per titolo: luglio 1866 - l'odissea di tremila garibaldini al lago di Campo, vi è una ricca descrizione con interessante documentazione del fatto.

Più recentemente, il lago di Campo fu testimone dell'incursione degli austriaci del 5 luglio 1915 in cui, il presidio italiano, colto di sorpresa, venne praticamente annientato.
In seguito a questo, la linea difensiva viene arretrata al passo di Campo, e viene rafforzata tutta la linea che divide la valle Adamè dalla Val di Fumo.


diga del lago d'Arno

(1) - dal volume "Viaggiare in Valle Camonica" - 1997 - ediz. Banca di Valle Camonica.
(2) - dal volume "I Laghi alpini del bresciano - ediz. Ramperti 1985.



diga Arno


diga Arno: bolognino inciso
(foto L. Cervelli)


incisione diga Arno
(foto L. Cervelli)

da: Umberto Sansoni - LA SACRALITA' DELLA MONTAGNA - Edizioni del Centro - Cleto e Faenna - 2006

LAGO D'ARNO

Il sito del Lago d'Arno è oggi profondamente mutato rispetto alle epoche antiche:
l'impianto del lago artificiale ha comprensibilmente sconvolto il rapporto montagna-acqua-ambiente.
In epoca preistorica si saliva fino a questa quota presumibilmente soprattutto per motivi di transito (verso il Passo di Campo e le valli del Chiese, verso Paspardo); da notare che la presenza preistorica in quota in queste zone è attestata fin dal Mesolitico (12).

Tuttavia bisogna dare il giusto rilievo alla famosa deposizione votiva nel lago dell'ascia e degli spilloni, più volte citati, durante l'età del Bronzo Recente: una presenza in alta montagna motivata da riti e gesti di ambito sacro e cultuale.

Nell'area intorno al Lago d'Arno il territorio è costellato da numerosi blocchi (micascisto), anche in ammassi di frana; se si sale lungo il versante del Monte Zucchello che costeggia a nord il lago e si percorre la cosiddetta "Traversera" (curata mulattiera che sale verso il Passo di Campo), sui massi intorno ovunque si rinvengono piccoli gruppi di coppelle in mezzo a tanti fori naturali (da 1900 m. s.l.m. fino a quota 2300; segnalazioni del sig. Lorenzo Cervelli).

Frequenti incisioni di età storica caratterizzano il sito, legate al transito sulla mulattiera, ai lavori di sistemazione del suo tracciato, a confini territoriali.

12) Reperti in selce dalle sponde del Lago di Campo e studio di F. Fedele su questa area, in corso di pubblicazione.



N.B. Nel 2005 è stato scoperto che "un bolognino" di tonalite facente parte del paramento di valle della diga portava inciso un nodo di Salomone.

E' stato informato il noto archeologo Francesco Fedele il quale, dopo un sopralluogo ha espresso il parere che l'incisione fosse preesistente sul masso dal quale si ricavò il "bolognino" e che possa ritenersi "antica".


da
Storia della Valsaviore
di Franco Bontempi - Unione dei Comuni della Valsaviore - 2005 - pagg. 33 ... 36

1298: I diritti feudali(archivio Vescovile, Brescia, registri della Mensa vescovile, ad annum)

"Dominus Andreas fu. q. domini Arnemboldi de Sevioro, Dominus Federicus fu. domini Johannis de Andrista... debent dare et solvere Episcopatui (Brixie) unum pensem piscium salatorum et siccorum pro loco Episcopatus in contrata ubi dicitur in Arno, teratorij de Sevioro. Fideiusserunt pro eis Rubeus de Paspardo et Addam dictus Pollicinus de Paspardo. Terminum in nativitate Domini et carta facta per Stephaninum Rubei Fathini de Cemo in anno proximo preterito videlicet 1298. Quod fictum solvi debet in terra de Cemo usque ad voluntatem domini Episcopi".

"Il signor Andrea, figlio del fu signor Arnemboldo di Saviore, il signor Federico, figlio del signor Giovanni di Andrista... devono dare e pagare all'episcopato un peso di pesci salati e secchi per il luogo dell'episcopato in contrada detta in Arno territorio di Saviore. Diedero fideiussione per loro Rosso di Paspardo e Adamo, detto Pollicino, di Paspardo. Il termine è a Natale e la carta è stata fatta da Stefanino Rossi Fatino di Cemmo nell'anno passato cioè 1298, l'affitto deve essere pagato nella terra di Cemmo secondo la volontà dei vescovo".


1529: I pesci del lago d'Arno(biblioteca Queriniana, carte Sina)

In Cimbergo, gli eredi di Bocacino di Cimbergo sono tenuti, per il luogo, a pesi 1 di pesci. Nota come Giacomo, del fu Francesco Boccini, e Giacomino, del fu Antonio de Gerellis, di Cimbergo, pagano per il medesimo luogo in solido lire sette e mezza e per metà il Picinoli, per gli anni 1524-1525-1526, con L 7.10 da pagane alla festa, come è scritto nell'atto di Augusto de Ronchi, notaio, L 7.10; inoltre, per un altra metà, per gli anni infrascritti promise Matteo, figlio del fu Lafranco de Bocacinis, come in atto citato sopra e come fideiussore Pietro de Poloniolis di Cimbergo il 9.5.1528, nel libro dei vari atti del detto Augusto, L 7.10; inoltre è tenuto per l'anno 1528 a un peso di pesci salsati, così pure per l'anno 1529.


1531: La pesca al lago d'Arno

"7 febbraio 1531. Carta venditionis factae per Mattheum de Bocacinis de Cimbergo Antonio dicto Chinigino de quanta parte piscationis lacus darnj rogata per quondam d. Bartholomeum de Carensinjs de Cimbergo notanium dicto anno... cuius scnipturae sunt penes Bernandinum Ranchetti de Cimbergo".

"Carta di vendita fatta da Matteo de Bocacini di Cimbergo ad Antonio Chirigino della quarta parte del diritto di pesca allago d'Anno. Atto scritto dal notaio Bartolomeo de Canensinj le cui scritture si trovano presso Bennardino Ranchetti di Cimbergo."


1554 - 1555: Gli affittiARCHIVIO PARROCHIALE DI CEVO, Fascicolo contenente la traduzione di antiche pergamene, ad annum.

Intimazione di Picino Belotti di Cevo contro il comune per il Monte Danno con la bocca del lago a lui affittata a favore di Batta Simoni. L'anno dopo i pascoli del lago sono affittati a Giacomo Chizzola.


1698: Le trote(PADRE GREGORIO DI VALLECAMONICA, Curiosi Tratienimenti... p. 61.)

"Il fiume Oglio somministra copiosa provvisione del prefato pesce specialmente di trutte.., superano però l'esquisitezza d'ogn'altra (trattandosi di trutte) quelle del lago d'Arno e di SoniCO che vengono chiamate col nome di carpioni da molti e certamente che se non sono tali nella sostanza e nella specie, lo ponno vantare nella qualità e nella squisitezza".


1883: Trasporti al lago(Registro dell'osteria Cervelli a Fresine ad annum.)

22.8 1883: Guani Giuseppe fu Maffeo trasporta utensili allago in quattro giornate. Davide Giovan Battista trasporta mobilia allago in sette giornate.
1888: Gelmini Gio Battista dà un'asse di larice per aggiustare la barca del lago.
1891: Trasporto di generi alimentari al lago d'Arno, pesi cinque.


1910: Le strade e le case del lago(W. SALOMON, Op. cit. pag. 61.)

"Si scende dalla Casa della finanza giù lungo il lago verso la capanna del pescatore e si arriva subito, come già menzionato, dentro gli strati di Werfen.. Sono tre le principali strade che conducono al passo di Campo: una scende alquanto lungo il lago fino alle vicinanze della Pozza, poi sale diagonalmente in quota; la seconda si divide da essa al di sopra della capanna del pescatore, poi sale diagonalmente in quota; l'ultima va rapidamente alla casa delle guardie di finanza al Monte Zucchello, in quota, e conduce, in alto direttamente al Passo.
Quest'ultima strada porta il nome di "la Traversera".


UTILIZZO IDROELETTRICO


lago d'Arno


diga Arno


diga Arno e pompe recupero


diga: interno lago, sinistra


diga: interno lago, destra


pozza d'Arno


sponda destra


...inverno...


monte Campellio


dalla Pozza d'Arno


centrale di Campellio


casa alloggi centrale di Campellio


passaggio tra casa alloggi e centrale:
"galaria dei frà"

 

L'utilizzo per scopi idroelettrici delle acque del lago d'Arno risale ai primi anni del 1900. Ci sono atti notarili del 1824 e del 1868 che testimoniano la proprietà privata del lago d'Arno; esiste un atto di acquisto del 1879 da parte del sig. Felice Zitti il quale presentò domanda di derivazione d'acqua a scopo industriale il 31 marzo 1900 e in data 1901.
Con atto notarile del 21 luglio 1905 il lago d'Arno veniva ceduto al comm. Stucchi Prinetti ed Albini Leopoldo.
Il 1° dicembre 1906 e l'8 ottobre 1907 vennero presentate, a firma ing. Marchesi, nuove domande di derivazione.
Con atto notarile dell' 8 giugno 1908 la società Generale Elettrica dell'Adamello acquistava il lago dal comm. Stucchi Prinetti

 

A Isola, in quegli anni si raccontava che la morte prematura ed improvvisa del sig. Felice Zitti, avvenuta immediatamente dopo una cena di lavoro, con gli interessati all'utilizzo del lago d'Arno, fosse stata provocata, per avere mano libera ad utilizzare le "forze Idrauliche" della Valle senza sottostare al vincolo di dover consumare in loco una certa percentuale di energia elettrica prodotta, come sembra volesse imporre, negli atti di cessione delle concessioni, il sig. Zitti. ma poter liberamente e completamente trasportare tutta l'energia verso i centri urbani importanti.

(nel volume: "ECONOMIA DEL FERRO" di Franco Bontempi - ediz. Circolo Culturale Ghislandi - 1989- pagg. 44-45 è riportato: ....questa famiglia -gli Zitti- decadde e il suo capostipite è avvelenato per dar spazio all'industria idroelettrica dei primi del '900)

Nella relazione ufficiale in occasione della assemblea generale dei soci del 21 Giugno 1927 della società Adamello si legge infatti:

"La Società Generale Elettrica dell’Adamello è stata costituita nell’aprile del 1907 con lo scopo principale di utilizzare le forze idrauliche ritraibili dai ghiacciai del gruppo dell’Adamello e dai corsi d’acqua da essi defluenti, e (..omissis..) per una produzione complessiva prevista di 50 milioni di kWh annui, e di trasportare l’energia in essi generata a Milano ed a Monza".


L'acqua del lago d'Arno venne utilizzate quindi nella centrale idroelettrica di Isola, costruita tra il 1907 ed il 1910.
La diga di sopraelevazione sul lago naturale ebbe inizio nel 1910 e, dopo una interruzione dei lavori nel 1914, dovuta all'inizio della grande guerra, terminata nel1924.
Dal 1924 al 1927 vennero eseguiti lavori di modifica sostanziale per adeguamento alle nuove leggi, (eliminato lo sfioratore sul corpo diga e realizzato lo sfioro in sponda sinistra, attraverso una galleria che by-passa la diga) imposte a seguito del disastro della diga del Gleno, avvenuto il 1° dicembre 1923.
La centrale di Isola rimase in servizio fino al 1973, quando venne sottesa dal nuovo impianto di generazione e pompaggio di San Fiorano.

Contemporaneamente alla costruzione della diga iniziarono anche i lavori per convogliare nel lago d'Arno le acque della valle di Adamé; porta infatti la data del 1911 l'opera di presa sul torrente Adamé, a quota 2000m circa, nei pressi dell'attuale rifugio città di Lissone.

Attraverso una galleria di circa 6 km ( si dice che i primi tratti di questa galleria siano stati scavati ancora con mezzi completamente manuali -a "masa coppia"- e solo in un secondo tempo giunse l'energia elettrica per poter produrre l'aria compressa mediante compressori, la quale era necessaria per alimentare i "marciapik", come venivano chiamati localmente i perforatori ad aria compressa).

Credo che l'energia elettrica provenisse dalla centrale di Fresine ( opera di presa sotto l'abitato di Ponte e centrale "'ndai Rinzù", immediatamente a monte della attuale opera di presa per la centrale di Cedegolo, ma fino ad ora non sono riuscito a trovare la documentazione che lo confermi.
Da quegli anni, tutta l'acqua della valle di Adamè, oltre i 2000 m circa della presa, viene convogliata nel lago d'Arno.

Fino al 1919 l'acqua veniva scaricata direttamente nel lago d'Arno attraverso una tubazione,(è una delle tubazioni della condotta forzata attuale, quella più a monte - verso il passo di Campo -) poi venne costruita la centrale di Campellio, in fregio al lago stesso e da allora passa attraverso la centrale. 

In coincidenza con la costruzione della centrale, venne realizzato anche lo sfioratore, che scarica l'acqua direttamente nel lago d'Arno, a monte della centrale, in una valletta naturale, la quale durante gli anni si è man mano allargata, ceando una zona instabile, con problemi di transito alla malga di Pozza d'Arno, e, per quanto sentito anche occasioni di parecchia conflittualità tra i gestori della centrale ed il comune, confluittualità che si è praticamente conclusa da quando la malga non viene più utilizzata.

Nel 1920, durante la costruzione della centrale di Campellio (6 gennaio 1920), dopo che era quasi completamente installato il primo gruppo, una valanga travolse e distrusse completamente il fabbricato della centrale ed il suo contenuto: vi furono anche diverse vittime! (quella notte, oltre alla valanga di Campellio, ne caddero altre, che investirono i vari cantieri di costruzione degli impianti idroelettrici, anche in Valle Adamé, provocando complessivamente ben 14 morti!)
La centrale venne ricostruita con il fabbricato sala macchine, compreso il collettore delle condotte e la casa alloggi del personale a ridosso della montagna, con il tetto raccordato alla pendenza naturale, in modo che costituisse esso stesso un "paravalanghe".
Inoltre venne realizzato un passaggio coperto, sempre a "paravalanga" che congiunge la casa alloggi con la centrale (galaria dei frà). La centrale entrò in servizio con due gruppi da "3000 HP" ciascuno, nel 1922.

Curiosità - ricordi personali

Dagli anni '20, quando venne costruita la centrale di Campellio fino ad oltre la metà degli anni '60, presso la casa alloggi annessa alla centrale stessa fu sempre presente un numero di persone sufficiente per garantire i tre turni normali di avvicendamento diurno-notturno per l'esercizio (due persone per turno).

Era un gruppo di persone che costituiva una "comunità affiatata", che doveva condurre una vita per tanti aspetti in comune e, dati i limiti di spazio, anche con notevoli promiscuità, tenuto conto che in inverno non si poteva praticamente uscire ed erano presenti contemporaneamente sia quelli in servizio che quelli che dovevano sostituirli nei turni successivi.

La provenienza del personale era quasi esclusivamente dalla Valsaviore, con alcune unità di Cimbergo, Paspardo o Nadro, nei primi anni, successivamente di Cedegolo; solo il "capo" o il "facente funzioni" di capo era spesso "forestiero"; negli ultimi anni, prima di utilizzare in modo continuativo, a turno personale della centrale di Isola, aumentarono gli operai di provenienza da fuori Valsaviore.

A secondo dei periodi e della situazione economica generale, il tempo libero dai turni veniva impiegato con vari hobby: ci fu, nell'immediato dopoguerra, il periodo delle "sedie a sdraio" un modello estensibile spingendo in avanti l'appoggia piedi, realizzato quasi sempre con legno di frassino (portato da valle).

Nello stesso periodo, in occasione della demolizione di parti elettriche in alluminio autarchico, per essere sostituite con sano rame americano del piano ERP (piano Marshall), risultavano disponibili (secondo il criterio di un abusivismo povero e tollerato) ottime sbarre di alluminio elettrolitico che si prestavano ad essere utilizzate per costruire tegami, casseruole e colapasta;
in diversi si improvvisarono fonditori e forgiatori di alluminio, con anche qualche, per fortuna non grave, infortunio dovuto alla mancanza di esperienza nel maneggiare metallo fuso.

Qualcuno utilizzava il tempo libero per dedicarsi ad attività utili alla famiglia: raccogliere legna, farla essicare, tagliarla in "schinei" e portarla a casa in sacchi di juta in occasione della discesa per il riposo settimanale;
una delle modalità di raccolta era la seguente: si tagliava la legna in sponda sinistra del lago, di fronte alla centrale, sopra il gradone glaciale, a quota sopra i 1900 m s.l.m., si formavano grosse fascine che a livello del lago alto si facevano rotolare in acqua; con la barca in dotazione veniva quindi trascinata fino di fronte alla casa alloggi e qui ancorata in attesa che la riduzione di livello del lago consentisse il recupero per le successive lavorazioni.

Durante i mesi estivi le attività fuori orario di lavoro più diffuse erano: l'allevamento di conigli utilizzando delle piccole baracche-pollai costruiti o riadattati da altri usi, in prossimità della centrale.

Uno dei problemi che rendevano però poco conveniente questa attività era il fatto che, non essendoci recinzioni attorno ai pollai, i conigli erano lasciati liberi ed alcuni si "inselvatichivano" ed in autunno non si riucivano a catturare, neanche col fucile da caccia.

La caccia, sia regolare che di frodo, era praticata da tanti; l'utilizzo degli "archetti" per catturare gli uccelli di passo in autunno era la norma; alcuni si dedicavano anche ai lacci o ad altre trappole, sia per volatili che altra selvaggina.

La pesca era diffusa, sia nella forma consentita: con canna a lenza fissa o canna da "lancio" che nelle forme di "frodo" con pesca-morta installata la sera e rimossa il mattino successivo o con reti che rimanevano in situ durante la notte.

Durante l'inverno l'hobby del gioco delle carte occupava naturalmente una parte considerevole del tempo libero.


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Last updated 13.6.2008