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I.R. Sonico 1 I.R. Sonico 2 I.R. Sonico 3

Valcamonica Preistorica


costruzione

le immagini sono tratte dai volumi:
"I Camuni" -Jaca Book- e "Valcamonica una storia per l'Europa -edizioni del Centro- di E. Anati

BENVENUTI IN VALLE CAMONICA


"grandi animali" protocamuno


frammento di statua menhir


"grandi animali" protocamuno


il "sacerdote" che corre


ideogrammi


ideogrammi

Si riporta integralmente:
da ITINERE 5 la descrizione di:
Corni Freschi (a cura di Raffaella Poggiani Keller - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia)

Raffaella Poggiani Keller

Corni Freschi

In località Corni Freschi, sulla riva destra dell’Oglio alla base del Monticolo, nel 1961 si scoprì che un enorme masso precipitato dalla retrostante parete e divisosi in due tronconi era stato inciso dopo la caduta, in modo analogo, quindi, ai due massi di Cemmo, come pure alla Roccia 30 di Foppe di Nadro.

Al centro della parete verticale del masso si staglia, isolata, una composizione in schema araldico di nove alabarde in posizione divergente, sei a sinistra, tre a destra, queste ultime di fattura meno accurata.

Sulla base del confronto con l’alabarda in rame della sepoltura di Villafranca, nel Veneto, e della sequenza iconografica della stele Cemmo 3, dove questo tipo di alabarde si associa a pugnali tipo Ciempozuelos caratteristici della Cultura del Vaso Campaniforme della tarda età del Rame, l’istoriazione è datata alla fine dell’età del Rame.

Nel 2002 la Soprintendenza prima di eseguire il restauro del masso colse l’occasione per condurre una veloce verifica stratigrafica del contesto per individuare l’esistenza di un eventuale piano di calpestio coevo alle istoriazioni e tentare di capire la natura e l’estensione del sito, probabilmente da considerare un luogo di culto analogo a quelli in corso di scavo a Cemmo e sull’altopiano di Ossimo-Borno.

Grazie al sondaggio, di 1m x 3, aperto ortogonale al masso, in corrispondenza dell’emblema centrale con le alabarde, si è osservato che l’area alla base del masso, prossima al corso del fiume, era lambita dall’acqua che ha irrimediabilmente asportato qualsiasi traccia di calpestio e di frequentazione.

Ma il sondaggio ha dato l’occasione, un vero colpo di fortuna, di individuare, alla distanza di 1,45 metri dalla base della composizione di alabarde, alla profondità di 30 cm al di sotto dell’attuale piano di campagna e pochi cm sopra le ghiaie fluviali, una seconda composizione di quindici pugnali affrontati, lunghi da 20 a 25 cm, con le lame rivolte verso il basso, nove a destra, sei a sinistra.

La composizione, che si sviluppa all’interno di un gradino naturale della roccia che definisce una sorta di cornice ovale, è alta 60 cm e larga 60.
Nella serie di pugnali si ripropone la ricerca di un medesimo schema di centralità delle figure rispetto alla parete rocciosa, in alto le alabarde, in basso i pugnali, rispetto alla grande superficie del masso. Dal punto di vista cronologico i pugnali si pongono in sincronia (tarda età del Rame, seconda metà del III millennio a. C.) con le alabarde per la forma a pomolo tondo e lama triangolare a lati rettilinei con spalle oblique.




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