telaio

Home Page
Arno Salarno Adamé
Valsaviore Val Malga Val Paghera Val d'Avio

I.R. Sonico 1 I.R. Sonico 2 I.R. Sonico 3

Valcamonica Preistorica


costruzione

le immagini sono tratte dai volumi:
"I Camuni" -Jaca Book- e "Valcamonica una storia per l'Europa -edizioni del Centro- di E. Anati

BENVENUTI IN VALLE CAMONICA


capanne rituali


frammento di statua menhir


il "sacerdote" che corre


personaggio con casco raggiato


scene di danza


idolo farfalla


scena di incantazione


dio "Cernunnos"


personaggio con casco raggiato

Si riporta integralmente:
da ITINERE 5 la descrizione di:
" I siti di Dos dell'Arca e di Piè (a cura di Alberto Marretta) "

 

Alberto Marretta

I siti di Dos dell'Arca e di Piè

La collinetta di Dos dell’Arca si trova in territorio di Capo di Ponte, un centinaio di metri a nord della chiesa de Le Sante.
La zona è interessata dal passaggio di un’antica mulattiera che risale la Valcamonica attraversando alcune importanti aree rupestri del versante orografico sinistro, dalle Foppe di Nadro a sud, a Naquane, fino a lambire appunto la chiesa, il Dos dell’Arca e proseguire verso Piè e, più oltre, Grevo di Cedegolo.

Nel 1962 il sito fu oggetto di uno scavo sistematico condotto dalla Missione Anati per conto della Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
Le strutture costruite dall’uomo poggiano sulla morfologia piuttosto accidentata della collina, la cui roccia basale emerge in più punti formando diverse ripartizioni naturali dello spazio interno.

All’interno della collinetta, fortificata a nord da un imponente muraglione megalitico, in alcuni punti spesso fino a 4 metri, fu rinvenuta una complessa stratigrafia composta da murature a secco, buche di palo, focolari, selci scheggiate (fra cui punte di freccia, raschiatoi, ecc.), una grande quantità di materiale ceramico, una sepoltura collettiva e, infine, undici rocce incise, delle quali due poste appena al di fuori della cinta muraria.

Purtroppo l’ingente materiale scavato non è mai stato integralmente pubblicato.
Soltanto una sintetica esposizione di alcuni reperti è comparsa nel 1968, mentre altri tentativi di riconsiderazione dei materiali sono stati compiuti in anni più recenti da R. C. De Marinis.

Le rocce istoriate sono invece state integralmente pubblicate da G. Sluga (1969) in una monografia ad esse appositamente dedicata.
La ceramica messa in luce evidenzia una frequentazione del sito che va dall’età del Bronzo fino alla Tarda età del Ferro ed al primo periodo romano.

All’età del Bronzo risalirebbero alcuni fondi di capanna con focolari e frammenti di ceramica di tipo terramaricolo.
Uno di questi ambienti si trova a ridosso del muraglione nord e sembrerebbe datare la prima fase dell’imponente struttura all’età del Bronzo.
L’ultima fase risulta invece ampiamente rappresentata da particolari forme ceramiche, fra cui si annoverano i boccali cosiddetti “tipo Dos dell’Arca”, con piede “a trombetta” e occasionale decorazione a forma di ruota impressa sotto la base.

Nella zona più elevata del sito numerosi frammenti di questi boccali recavano brevi iscrizioni in alfabeto di Sondrio o alfabeto camuno graffite a crudo sulla superficie esterna o sul fondo del vaso.
Nello stesso punto del sito sono state rinvenute le ossa di quattordici individui, i cui scheletri incompleti sembrerebbero suggerire una sepoltura secondaria.

Si tratta di una pratica del tutto anomala per la Tarda età del Ferro (periodo a cui si daterebbe la deposizione) e invece più frequente per le epoche precedenti, pratica che consisteva nel prelevare alcune ossa selezionate dalle sepolture primarie per coinvolgerle in complesse ritualità legate al culto degli antenati.

Secondo Emmanuel Anati questo zona, anche in base alla particolare conformazione delle strutture e alla presenza di una sorta di “camminamento” intorno alla sepoltura, poteva forse rappresentare una sorta di luogo “di culto”.

Le rocce incise mostrano una predominanza di soggetti particolari, fra cui le cosiddette figure “a mappa topografica”, che qui sono largamente rappresentate mediante ampie aree interamente martellinate alternate a motivi composti da coppelle disposte in moduli ordinati.

Soltanto la R. 1, posta all’esterno della collina, mostra figure più tipiche del repertorio camuno, fra cui numerose capanne, cavalieri e guerrieri, mentre su un’altra superficie si trova una breve iscrizione filiforme (“DIEU”) posta all’interno di un cerchio realizzato a martellina.

Alcune rocce, fra cui la R. 8 con due figure di guerrieri in duello, dovevano trovarsi in contesto archeologico (come affermato molte volte in relazione a questo sito) ma non sono mai stati pubblicati i dati relativi.
Come si sa, non esiste un metodo di datazione diretta per le incisioni rupestri e quindi il Dos dell’Arca rappresentava un caso eccezionale per lo studio della cronologia camuna.

Forse un riesame dei dati di scavo permetterà in futuro di recuperare queste eccezionali e finora uniche informazioni.
La posizione del Dos dell’Arca, su un dosso naturalmente protetto e di fianco ad un corso d’acqua, si accorda bene con la tipologia degli abitati dell’arco alpino noti per quasi tutta la preistoria e denominati con il termine generico di “castellieri”.

D’altro canto l’esiguo materiale pubblicato sembra piuttosto in contrasto con l’ipotesi di una struttura abitativa e lascia invece supporre un luogo legato prevalentemente ad attività cerimoniali o di culto.

Il Dos dell’Arca non è oggi visitabile a causa del generale abbandono in cui versa l’area.
È auspicabile che il prossimo futuro veda un recupero di questo importante sito della preistoria camuna.


Il sito di Piè (Capo di Ponte)

La stessa strada che costeggia il Dos dell’Arca conduce dopo pochi passi di fianco alla zona di Piè, un’area analoga alla precedente, costituita da più dossi rocciosi intervallati da aree pianeggianti in lieve declivio verso il fondovalle.

Sul dosso più a sud, dal quale si domina il sottostante Dos dell’Arca, si trovano alcune superfici istoriate.
La roccia più imponente conta centinaia di istoriazioni, in prevalenza ancora composizioni “topografiche” e figure di capanna, affiancate da guerrieri e vari altri simboli.

Superata una vallecola si giunge a due monticoli rocciosi, sulla cui sommità si trovano incise poche figure.
L’area più interessante è invece quella posta nella zona pianeggiante fra i due dossi, nei pressi di una baita in proprietà Squaratti, dove ampi prati lasciano posto ad alcune rocce montonate ancora in gran parte immerse nel terreno.

Nelle porzioni a vista si notano numerose istoriazioni, in prevalenza antropomorfi e coppelle, con l’eccezione di una superficie, documentata da un équipe del CCSP nel 1969/70, che mostra anche alcune figure di paletta analoghe a quelle presenti sulle rocce del Dos Costapeta e del Dos Sulif (Paspardo).

Il sito è arricchito dai numerosi ritrovamenti di materiale ceramico effettuati negli anni passati, ai quali non è mai seguito nessuno scavo sistematico.
L’ingente quantità di frammenti di vaso rinvenuti, in alcuni casi abbastanza vicino alle rocce incise, e l’ampio spazio interessato dal deposito archeologico lasciano supporre un sito di estremo interesse.
Il legame fra stratigrafia archeologica e rocce istoriate promette infatti di poter affrontare in futuro alcuni quesiti finora rimasti irrisolti.




scene di danza


idolo farfalla


figura umana, telai e palette


I.R. Sonico 1 I.R. Sonico 2 I.R. Sonico 3

Valcamonica Preistorica

Arno Salarno Adamé
Valsaviore Val Malga Val Paghera Val d'Avio

Home Page