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Escursione della settimana:


Valle Adamé


 

...immagini...


... a "la Rasiga" ..
... lé amó scür ...


al cippo del Silvio Faglia


...ai morcc de Töle...(chii de Val ià föt daàntà la santela cuma 'nbarék)


..il ricordo dei 4 ragazzi caduti al Castellaccio...


il cippo che ricorda il caporale Calissi, deceduto nell'aprile del 1917 - vedi P.S. -


...alla malga...


.....che belle le Levade!.....(da sotto il ponte)


...al Cùal del manzuler...


..finalmente le Levade da vicino...


....e la vedretta (vista dal bivacco Baroni)

DESCRIZIONE

..in Valle Adamé fino alla vedretta...sabato 28 ottobre 2000.

 

Dislivello:1080 - tempo di percorrenza in salita: circa 5 ore
in tutto il percorso è assente il segnale del cellulare (tranne alcuni tratti della salita lungo la "müla" - la salita del gradone dopo malga Lincino)

 

Partenza da La Rasiga, località in frazione Valle, raggiungibile dalla strada statale 42 della Valcamonica, deviando, sulla destra, a Cedegolo per Fresine -Ponte - Valle: circa 13 km.
Raggiunto Valle si prosegue lungo la strada pianeggiante fino ad un campo sportivo, dove si può parcheggiare.
Quando la strada per malga Lincino è percorribile si può andarci con l'auto (la strada è stretta, ma asfaltata)
Andando a piedi dalla Rasiga, si segue la carreggiabile fino alla malga LINCINO quindi si prosegue sulla destra lungo il sentiero ben segnalato.
Il tratto iniziale, dopo i primi due tornanti, può essere percorso anche sul sentiero (poco segnalato) che si trova sulla sinistra, transita a ridosso della montagna e sbuca sulla strada in corrispondenza della "Stella Alpina"
La "stella alpina" è un bar pizzeria in località "Le Crüste": è un fabbricato caratteristico per le sue decorazioni "näif" e per le stelle alpine in rilievo sui muri in granito.

Proseguendo,ora sulla carreggiabile, sulla destra si incontra un cippo che ricorda un ragazzo deceduto in un incidente con un aereo da turismo, costretto ad atterrare in quella zona.
Sulla sinistra c'è la malga "Le Crüste"

Successivamente si raggiunge la località "Morcc de Töle" dove c'e una Santella che ricorda un tragico avvenimento dei primi dell'ottocento: una slavina investì ed uccise un numeroso gruppo di giovanissimi che si recavano per "isiga".

Andare per isiga voleva dire andare con una gerla, sui pendii della montagna, anche in posti molto ripidi, a raccogliere erba (l'isiga è un'erba caratteristica per essere filiforme e resistente allo strappo), portarla a casa o nella cascina per alimentare il bestiame, in quanto non avevano sufficienti prati per coltivare il fieno.
Era un lavoro particolarmente faticoso oltre che pericoloso.

Immediatamente più a monte (visibile per la staccionata di protezione ora in opera) è rimasta la testimonianza di un forno per la fabbricazione della calce viva: la zona è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e rientra in quella fascia che dalla Concarena, attraverso il Colombé, ed il Lincino si estende fino al Baitone.
Questo forno è conservato integro in quanto venne utilizzato anche in tempi molto recenti (anni quaranta).

Si raggiunge quindi la malga Lincino e al primo tornante si segue il sentiero che parte sulla nostra destra, e si affronta la "müla", in un'ora circa si arriva in Adamé

Sul sentiero pianeggiante immediatamente dopo l'incrocio col sentiero in salita vi è un cippo a ricordo di quattro ragazzi rimasti vittime di una slavina sul canalino del Castellaccio.

Siamo quindi arrivati in Adamé, ecco le opere idrauliche di captazione ed il rifugio.

 

Proseguiamo,...transitiamo davanti al cippo che ricorda l'infortunio sul lavoro (l'ultimo, perchè dei morti da valanga nel cantiere del 1920 non è rimasta traccia)di Cesare Ruggeri; dopo dieci minuti incontriamo la malga e dopo un'ora circa la "Baita Adamé" alle casine di mezzo.

Dopo circa un quarto d'ora di cammino arriviamo al "Cùal del manzuler", è uno dei caratteristici grossi massi erratici (sarà di almeno seicento metri cubi) che nell'ultima parte della valle adamé sono numerosi: vengono denominati "cùal" quelli che avendo delle sporgenze si prestano ad essere utilizzati come riparo nei confronti della pioggia, sia per le persone che per il bestiame. Evidentemante questo, particolarmente grosso ed in prossimità di una baita (ora distrutta) ha preso il nome dal fatto che veniva utilizzato a ricovero dei "manzi".

In questa zona, in sponda destra orografica c'è la "Santella Gian Mario Nolaschi" a ricordo di un incidente di montagna successo nell'inverno del 1977.

Proseguendo, saliamo un gradone, attraversiamo un altro pianoro molto esteso, quindi, stando sempre sulla nostra sinistra (destra orografica) raggiungiamo il fondo della valle e possiamo ammirare, da vicino, il monte fumo e "le Levade", nonchè la testata con il termine del ghiacciaio, che, almeno per me costituisce sempre una visione emozionante: vedere l'opera, apparentemnte ferma, della natura che modella le forme del "mondo".

 

Siamo ormai a novembre, il mese dei ricordi..., forse è per questo che, (mi accorgo solo ora), ho scelto immagini e percorso più improntati a pensieri e ricordi del passato che non alla gioia attuale di godere lo spettacolo delle montagne.
Anzi, forse prima di questa occasione non mi ero mai fermato a pensare a come la splendida Valle Adamé serbasse testimonianza di tante, anche recenti, tragedie umane.



P.S.
da: VALSAVIORE 1915 - 1918 La guerra sull'uscio di casa di ANDREA BELOTTI pag. 52

Ecco, ad esempio, quanto scrive il Ten. Med. Bertolini, il 15 aprile 1917, in Val Adamé:

"Dato il tempo umido e caldo, vero tempo da valanghe, a mezzogiorno ho consigliato Rubini di far ritornare all'Adamé la squadra di 15 soldati che lavorava sotto il canalone del Forcellino per recuperare il carrello della teleferica sbalzato via con la corda traente.

Non volle ascoltarmi perché, mi disse, troppo gli premeva di recuperare il carrello prima che la neve lo coprisse.

Poco dopo sentiamo cadere una valanga e delle grida.
Mettiamo le racchette e saliamo; sono stati travolti il caporale Calissi Abele ed il soldato Cusa Carlo.

Con alcuni soldati scendo fino a metà del canalone.
Poi mi reco in alto, dove stavano lavorando quelli che furono investiti; ma tosto mi si annuncia che i due sono stati ritrovati: l'ubriacone Cusa era salito da sé su pel bordo del canalone fino all'Adamé;
ma il povero Calissi è stato ritrovato al basso del canalone morto.
Scendiamo tutti.

Non erano ancora passati cinque minuti che una nuova ancor più grossa valanga spazza tutto il pendio dove eravamo saliti per le ricerche: ci avrebbe certamente travolti tutti.

Calissi è stato trascinato per circa mille metri; Cusa per soli 600 metri, nel canalone ripido ma liscio, mentre più sotto v'è un salto di roccia che ha causato la morte di Calissi."



...immagini...


..quasi non si vede la "stella alpina"..


frana! - "Ah rispettate adunque le vostre selve se non volete lamentare le scarse raccolte, le frane e le alluvioni, che or vi flagellano; voi, che delle tradizioni fate una religione, portate alle selve quel sacro rispetto, che fu venerazione per gli antichi padri"(Favallini - Camunni -1886 -)


Adamé è là, in alto a sinistra (al centro il passo di Forcel Rosso)


...al rifugio...


..il ricordo dell'ifortunio sul lavoro di Cesare Ruggeri..


alla baita Adamé e casine di mezzo


alla santella Gian Mario Nolaschi


l'ultimo pianoro..


e la vedretta...con l'ultimo abetino della valle Adamé!

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Last updated 4.1.2007