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DESCRIZIONE
..in Valle Adamé fino alla vedretta...sabato 28 ottobre 2000.
Dislivello:1080 -
tempo di percorrenza in salita: circa 5 ore
Partenza da La Rasiga, località in frazione Valle,
raggiungibile dalla
strada statale 42 della Valcamonica, deviando, sulla destra, a Cedegolo per Fresine -Ponte -
Valle: circa 13 km. Proseguendo,ora sulla carreggiabile, sulla destra si incontra un cippo che ricorda un ragazzo
deceduto in un incidente con un aereo da turismo, costretto ad atterrare in quella zona. Successivamente si raggiunge la località "Morcc de Töle" dove c'e una Santella che ricorda
un tragico avvenimento dei primi dell'ottocento: una slavina investì ed uccise un
numeroso gruppo di giovanissimi che si recavano per "isiga". Andare per isiga voleva dire andare con una gerla, sui pendii della montagna,
anche in posti molto ripidi, a raccogliere erba (l'isiga è un'erba caratteristica
per essere filiforme e resistente allo strappo), portarla a casa o nella cascina per alimentare
il bestiame, in quanto non avevano sufficienti prati per coltivare il fieno. Immediatamente più a monte (visibile per la staccionata di protezione ora in opera)
è rimasta la testimonianza di un forno per la fabbricazione della calce viva: la zona è
caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e rientra in quella fascia che dalla Concarena,
attraverso il Colombé, ed il Lincino si estende fino al Baitone. Si raggiunge quindi la malga Lincino e al primo tornante si segue il sentiero
che parte sulla nostra destra, e si affronta la "müla", in un'ora circa si arriva in Adamé Sul sentiero pianeggiante immediatamente dopo l'incrocio col sentiero in salita vi è
un cippo a ricordo di quattro ragazzi rimasti vittime di una slavina sul canalino del Castellaccio. Siamo quindi arrivati in Adamé, ecco le opere idrauliche di captazione ed il rifugio.
Proseguiamo,...transitiamo davanti al cippo che ricorda l'infortunio sul lavoro (l'ultimo,
perchè dei morti da valanga nel cantiere del 1920 non è rimasta traccia)di Cesare Ruggeri;
dopo dieci minuti incontriamo la malga e dopo un'ora circa la "Baita Adamé" alle casine di mezzo. Dopo circa un quarto d'ora di cammino arriviamo al "Cùal del manzuler", è uno dei
caratteristici grossi massi erratici (sarà di almeno seicento metri cubi) che nell'ultima parte
della valle adamé sono numerosi: vengono denominati "cùal" quelli che avendo delle
sporgenze si prestano ad essere utilizzati come riparo nei confronti della pioggia, sia
per le persone che per il bestiame. Evidentemante questo, particolarmente grosso ed in prossimità
di una baita (ora distrutta) ha preso il nome dal fatto che veniva utilizzato a ricovero
dei "manzi".
In questa zona, in sponda destra orografica c'è la "Santella Gian Mario Nolaschi"
a ricordo di un incidente di montagna successo nell'inverno del 1977. Proseguendo, saliamo un gradone, attraversiamo un altro pianoro molto esteso,
quindi, stando sempre sulla nostra sinistra (destra orografica) raggiungiamo il fondo della
valle e possiamo ammirare, da vicino, il monte fumo e "le Levade", nonchè la testata
con il termine del ghiacciaio, che, almeno per me costituisce sempre una visione emozionante: vedere l'opera, apparentemnte ferma, della natura che modella le forme del "mondo". Siamo ormai a novembre, il mese dei ricordi..., forse è per questo che, (mi accorgo solo ora),
ho scelto immagini e percorso più improntati a pensieri e ricordi del passato che non alla gioia
attuale di godere lo spettacolo delle montagne.
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