Si parte da Fabrezza, si segue il segnavia n° 14: é una mulattiera larga circa 3 m che può essere
percorsa anche da fuoristrada (il traffico con mezzi è comunque vietato e la strada è normalmente chiusa
da una sbarra).
Dopo un centinaio di metri si attraversa il torrente Salarno con un ponte in ferro-cemento,
a schiena d'asino,(questo ponte, ora, è così fatto, anche se in origine era piano: negli anni
settanta, una valanga lo ha schiacciato contro il torrente; sono state riutilizzate le travi in ferro
deformate, montandole rovesciate, rispetto alla prima utilizzazione - rifatto a nuovo nel 2002 -).
Si sale quindi il gradone glaciale, percorrendo numerosi tornanti; segue un tratto meno ripido, dove è ubicata
anche la lapide a ricordo di Anselmo Ronchi (1965) (quota circa 1650 m s.l.m.), fino al bivio del sentiero
per il lago Bos (segnavia 87b - appena prima, sulla nostra destra scende un torrentello e la strada
lo attraversa con un ponticello).
Si riattraversa di nuovo il torrente Salarno su un ponte (questa volta normale - rifatto nuovo nel 2002 - ), si passa in fregio alle baite (rifatte recentemente) della malga Macesso di Sotto (1735 m s.l.m.) ed il sentiero ridiventa ripido;
si incontrano un paio di tornanti, quindi, dopo aver attraversato due torrentelli, si raggiunge,
alla nostra destra, la baita (ammodernata) della malga Macesso di Sopra (1935 m s.l.m.).
Dopo un breve tratto quasi pianeggiante siamo in vista della diga di Salarno e di tutti i fabbricati
annessi.
La strada a questo punto si sposta ulteriormente sulla sinistra della valle e, dopo aver superato
un lungo muro di sbarramento che attraversa la valle, costeggia una piana di notevoli dimensioni:
l'ex lago di Macesso.
Fino al 1935 in questo piano esisteva un lago naturale (lago di Macesso, ancora segnato su qualche
carta topografica non aggiornata: vedere foto d'epoca tra la documentazione fotografica)
poco profondo, esso è stato riempito completamente di sabbia e limo fatto fuoriuscire artificialmente
ed idraulicamente, sia dalla piana del Dosazzo (circa 1,2 milioni di metri cubi), sia dal lago Salarno
(oltre 500 mila metricubi)
Venne costruito, successivamente, a valle della piana del Dosazzo, una dighetta di sbarramento, quindi, partendo da valle, fu scavata una galleria (si vede l'imbocco sul gradone glaciale che separa Macesso da Salarno) che raggiunse il fondo della piana alluvionale del Dosazzo ed attravesrso di essa si fece defluire più di un milione di
metri cubi di sabbia, ottenendo, anche attraverso il muretto di contenimento un invaso di circa 1,3 milioni di metri cubi.
Questa operazione, nei progetti della Società Adamello avrebbe dovuto concludersi con la costruzione
di una diga vera e propria (per contenere circa 7,5 milioni di metri cubi), la quale oltre a contenere le acque della Val Salarno, sarebbe stata allacciata ad una prevista presa in alta Valle Adamé; l'avvento della seconda guerra mondiale non permise la sua realizzazione.
Nel lago (ex) Macesso furono scaricati anche mezzo milione di metri cubi di sabbia provenienti
direttamente dal lago Salarno, allo stesso modo, idraulicamente, per aumentare la capacità di invaso
del lago stesso, negli anni 1936-37.
Dopo aver costeggiato l'ex lago di Macesso, la mulattiera sale con dei comodi tornanti fino alla quota della "diga Salarno" (2070 m circa); lungo i tornanti si vedono alcuni fabbricati degli impianti idroelettrici; l'utilizzo delle acque del lago di Salarno fa parte di un interessante sistema idroelettrico .
Proseguendo, prima in riva al lago Dosazzo, su una mulattiera ex militare, pianeggiante fino oltre il lago e poi che sale gradatamente, con pochissimi tratti ripidi; si passa presso una malga e dopo circa un'ora di cammino (da Salarno), si raggiunge il rifugio Prudenzini quindi si prosegue sempre lungo il sentiero 14.
Dopo circa 10 minuti si transita nei pressi dell'ex rifugio Salarno, caratteristica
costruzione in granito, a ridosso di un enorme masso erratico, ormai in condizioni
precarie di conservazione; dopo pochi minuti, prima che il sentiero attraversi
la valle e dopo aver passato un torrentello, si prosegue nel canalino tra la roccia (a sinistra) e la morena (a destra).
A quota 2400 circa (segno rosso sulla parete rocciosa) si gira verso sinistra e si sale lungo una comoda cengia inerbita, fino alla sommità del gradone, dove, superata una breve morena di grossi massi si piega verso destra e
si prosegue in diagonale seguendo un tracciolino; si continua a salire in diagonale dapprima e poi secondo la linea di massssima pendenza; a fronte di uno spigolo roccioso (sperone con gradone a sinistra) stiamo a destra senza allontanarci dallo stesso fino a raggiungere una specie di pianoro di grossa morena che si trova proprio di fronte alla lingua di ghiaccio della vedretta di Salarno.
Da questo punto vediamo tutta la parete lato Sud del corno Miller con i relativi accumuli di nevato; noi ci dirigiamo a sinistra, parallelamente alla base del corno Miller, in modo da aggirarlo (a sinistra) e quindi salire in diagonale attraverso la morena che si trova alla base del lato Ovest fino a raggiungere lo spartiacque nei confronti della valle del Miller.
L'intaglio nello spartiacque che si raggiunge è il "passo Gozzi" (così denominato ai tempi in cui queste montagne - ultimo quarto del 1800 - erano frequentate o per meglio dire scoperte dagli alpinisti pionieri quale l'avv. Prudenzini e la guida alpina di Ponte di Valsaviore Gozzi); lato Salarno (Sud) il passo è facilmente raggiungibile, mentre lato val Miller (Nord) è costituito da un ripidissimo canalino percorribile solo ed esclusivamente con impegnativi mezzi alpinistici.
A questo punto noi proponiamo il rientro direttamente attraverso il coster di destra alla "diga" di Salarno, senza seguire alcun sentiero, ma solo scendendo in diagonale stando sotto le cime e al di sopra del primo gradone glacciale, e scegliendo "a vista" il percorso più opportuno.
malga Macesso di sopra
Valle di Salarno, da Macesso verso il basso
diga del lago Salarno
lago Salarno dal piazzale davanti alla casa dei guardiani della diga
lago Dosazzo e fabbricato opera di presa per la centrale di Salarno
rifugio Paolo Prudenzini
ex rifugio Salarno (1881 il primo rifugio alpino camuno)
passo Poia visto da passo Salarno
lago Dosazzo
corno Miller lato Sud (a sinistra passo Martino Gozzi)
testata valle di Salarno vista dal passo Poia
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