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"Le spasaure"
Ricordi anni 1945-50:
noi, preadolescenti di Isola (classi 1939-1943: Batistì, Carlo, Manuele, Ezio, Rinì, Antonio, Giuseppe, Bartì, Matteo, Angela, Franco, Gino, Matteo, Carmelo, Lina, Angilina ....), soprattutto i maschi, avevamo un posto tutto particolare da frequentare, che ci dava molte soddisfazioni: le spasaure. Veniva così denominato il posto a lato del ponte-canale sul torrente Adamé, in sponda sinistra orografica del torrente e lato monte del ponte, dove era presente un conoide di "rifiuti" che dal livello di passaggio sul ponte si estendeva fino all'acqua del torrente; ogni piena erodeva parzialmente la base facendo "franare" il materiale sovrastante e creando spazio al materiale scaricato successivamente. I "rifiuti" scaricati erano costituiti prevalentemente da segatura impregnata di olio, risultato finale della pulizia dei pavimenti della centrale e dell'officina, ma tra la segatura si poteva anche trovare: - frammenti di trucioli metallici da tornio - pezzetti di metallo che in casi fortunati potevano essere addirittura di alluminio (luminio), ottone (lutù) o rame (ram). - filo di ferro, sfridi di fili di alluminio, di cavi ecc. - chiodi, viti, bulloncini, rondelle ecc. - ritagli di bachelite, di nastri isolanti, di legature da avvolgimento. - "carte ute": erano dei cartoncini di carta assorbente da 30x30 cm circa spessa un paio di mm già utilizzate come filtro nei filtri-pressa (Mannino?) impiegati per il trattamento dell'olio isolante; quelle gettate nei rifiuti erano le più sporche, quelle che avevano uno spesso strato di morchia; le altre erano appetibili per quasi tutto il personale dipendente, che le ritirava direttamente e le utilizzava a casa propria come "diavolina" per accendere la stufa. Naturalmente per accapararsi le cose "migliori" bisognava stare all'erta e precipitarsi alla ricerca non appena Stilì aveva ribaltato il contenuto della sua cariola in discarica, cosa che avveniva tutti i giorni nel tardo pomeriggio. |
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la chiesa
Last updated 14.2.2008