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sentiero degli invasi dell'Adamello:
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rifugio Prudenzini
lago Miller
lago Miller
diga Miller
diga Miller
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-quarto giorno-
RIFUGIO PRUDENZINI - RIFUGIO GNUTTI - RIFUGIO TONOLINI
tempo di percorrenza: 6 ore
dislivelli:
rifugio Prudenzini - Passo Miller: m 590 (salita)
Passo Miller - rifugio Gnutti: m 660 (discesa)
rifugio Gnutti - rifugio Tonolini: 280 (salita)
Riporto la descrizione del volume:
L’Alta Via dell’Adamello - Un affascinante trekking nel cuore
del parco adamellino
di Walter Belotti NORDPRESS edizioni 1995
(Su e giù per le Valli Salarno e Miller con un occhio puntato ai ghiacciai
che precipitano dal Pian di Neve)
Il sentiero per il Passo Miller inizia a lato del cartello segnaletico e
risale subito a sinistra il pascolo erboso con grossi massi tra i quali si fanno
strada cespugli di rododendri e di ginepri nani.
Si percorre il ripido versante meridionale della
Valle di Salarno, direttamente sopra il rifugio che si allontana pian piano
dalla vista. Sul versante opposto, si può ammirare tutta la cresta che va dal
Cornetto di Salarno al Como Triangolo fino alle Cime di Poia e di Gana.
Il sentiero volge poi a sinistra e supera vari rivi d’acqua.
Sul basso della valle appare il Lago di Dosazzo con le caratteristiche sponde
dalle finissime sabbie dioritiche.
Poi, superata una grossa frana, si avanza tra zolle torbose dove
spiccano i bianchi eriofori. Passando tra massi granitici, si compie un tratto
pianeggiante prima di infilare un ripido canalino. Il sentiero, sempre a
sinistra, passa ai piedi del crinale meridionale della Cima Prudenzini, lungo
il Costèr di destra.
Aggirata la cima, si procede a mezza costa tra enormi
massi tonalitici. Qui la vista può spaziare sul sottostante Lago di Salarno e
sul sovrastante minuscolo Lago di Gana. Superato questo lungo tratto, dove si
deve continuamente salire e scendere tra i massi alla ricerca del passaggio più
comodo, ci si inerpica per il ripido canale di pascolo sassoso che porta verso
il Passo Miller. Si rimonta l’erto pendio dove, tra i sassi, fanno capolino piccole
colonie di Ranuncolo glaciale, specie tipica dei macereti d’alta quota.
Si sale tra pascolo sassoso in direzione del passo che è posto tra la Cima Prudenzini
a destra e il Corno Macesso a sinistra, in un ambiente davvero suggestivo per la
presenza di vari tipi di fiori, che colorano il paesaggio, quali il Doronico del granito, la
Genzianella d’Engadina, la Campanula di Scheuchzer e l’Androsace alpina.
In breve, attraverso questo paradiso floreale, si raggiunge il Passo Miller (m.
2818).
Dal passo la vista può spaziare sulla Valle di Salarno e sulle cime del
suo versante settentrionale mentre, verso la Val Miller, spiccano la Cima Plem
e il Corno del Cristallo.
Lasciato il passo, si scende ripidi su sfasciumi di
granito, alcuni ridotti a sabbia, e poi si procede su “ganda” tra fiori di
Doronico del granito, Peverina dei ghiaioni e Ranuncolo glaciale.
Superati alcuni lastroni granitici, si scende lungo una dorsale di detriti, andando a
sinistra, dove tra gradoni pietrosi, l’acqua si diverte a disegnare giochi di
luce e di colore.
Lasciato a sinistra un rivo d’acqua, si avanza tra pascolo
sassoso e cespugli di rododendri dove si crea un particolare contrasto tra il
giallo del Doronico del granito e il rosso del Rododendro ferrugineo e dove le
marmotte allietano il percorso con i loro fischi.
Giunti nel pianoro, si supera
il torrente Remulo prima che sfoci nel Lago Miller e, tra pascolo erboso, si
raggiunge la pianeggiante stradina che avanza sul versante orografico destro
della VaI Miller. Lasciata a destra la Malga Cevo e l’itinerario per il Passo del Cristallo
e la Cima Plem, segnavia n. 23, si avanza in piano. Dopo aver superato il
cartello segnaletico ed oltrepassato il ponte sulle acque di scarico della
galleria ENEL che proviene dal Lago Baitone, si raggiunge il
Rifugio Gnutti. |
Già durante la discesa verso il rifugio sono ben visibili le utilizzazioni idriche della
valle del Miller: in sponda destra orografica c'è un canale di gronda che raccoglie l'acqua
mediante una piccola traversa a quota 2220 m s.l.m. circa.
E' quasi tutto all'esterno, tranne pochi tratti in galleria e raccoglie, lungo il suo percorso,
i vari rii che lo intersecano; scompare dopo un tratto in cui è ben visibile uno sfioratore;
in questo punto si raccorda (tramite un tratto in discesa) alla galleria in pressione proveniente
dal lago Baitone.
Attualmente non è utilizzato; serviva a convogliare l'acqua alla centrale di Baitone quando
svolgeva la funzione di pompa, vale a dire che l'acqua presa sul torrente Miller
(a quota 2200 m.s.l.m.) veniva pompata nel lago Baitone (2280 m s.l.m.) per essere
accumulata nei mesi estivi e utilizzata successivamente nei mesi invernali.
Il laghetto artificiale, che contiene quasi 100.000 mc di acqua, con la sua
diga di sbarramento lunga circa 180 m, impostata direttamente
sulle rocce granitiche, come si può vedere immediatamente a valle della stessa,
dove affiorano bellissime rocce montonate, prodotto della escavazione glaciale.
La parte destra della diga è percorribile, mentre tutta la parte rimanente è costituita da soglie
sfioranti; si nota anche che in tutta la parte sinistra ha subito modifiche di abbassamento
del ciglio sfiorante, tramite una serie di bocche più basse.
In sponda destra orografica, poco sotto lo sfioratore del canale di cui si è detto in
precedenza, tramite una paratoia c'è lo sbocco del canale proveniente dal Baitone: in estate,
normalmente esce l'acqua che, attraverso un breve tratto di torrente raggiunge il laghetto,
essa proviene dal lago di Baitone e va ad alimentare la centrale di Salarno.
Nella parte terminale del lago, a monte, in sponda sinistra vediamo un tratto di canale a
pelo libero in trincea, che convoglia l'acqua, attraverso una griglia di protezione,
nella galleria Miller-Salarno e quindi alla centrale di Salarno.
In quest'ultima zona sono ancora visibili dei resti di baraccamenti dei cantieri di lavoro;
Non sono rimaste però testimonianze della grave disgrazia che qui avvenne durante i lavori:
ai primi di maggio del 1926 una valanga staccatasi dalle falde sopra l'imbocco, sommerse
baraccamenti e laboratori e provocò la morte di ben sette operai.
Fino agli anni cinquanta era presidiata da un guardiano che doveva rimanere in loco
durante tutto l'arco dell'anno; poichè in inverno era praticamente impossibile raggiungere
il cantiere di Baitone (collegato con funivia al fondovalle), il guardiano in servizio, doveva,
ai cambi turno, percorrere la galleria di collegamento con Baitone, che veniva vuotata
dall'acqua per l'occasione.
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Miller invernale
rifugio (ex casa di guardia)
diga invernale
val Miller
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DAL RIFUGIO GNUTTI AL RIFUGIO TONOLINI
(a mezza costa tra la Val Miller e la Val Malga fino alla
Conca del Baitone, in un gioco di colori e di luci)
Lasciato il rifugio e passati a lato del fabbricato, dall’aspetto di una minuscola chiesetta,
adibito a bivacco invernale, si oltrepassa il ponte e si avanza in piano,
verso sinistra, su pascolo erboso.
In leggera salita prima e poi a mezza costa,
si procede sul costone ai piedi del quale sono collocati i tre fabbricati
della Malga Miller.
Il sentiero costeggia le pendici meridionali del Corno del
Lago, tra fioriture di Rododendro ferrugineo e Genzianelle d’Engadina, passando
a lato dei ruderi di alcuni baraccamenti realizzati durante i lavori di
costruzione delle dighe.
Avanzando si comincia a vedere in basso la Val Malga e
il sentiero che sale al Rifugio Gnutti.
Lasciata sulla destra una galleria, il
sentiero inizia a scendere dolcemente, con tratti lastricati, e, oltrepassato
un rivo d’acqua, ci si inoltra tra vegetazione di Ontano verde. Superato un
canalone roccioso, si inizia a salire passando alla base delle scoscese pareti
del Corno del Lago, dove i tratti più impegnativi sono dotati di cordina
metallica.
Nelle fessure delle lastre tonalitiche si fanno strada i
ricercatissimi fiori di Genepe, le Stelle alpine e la Sassifraga alpina. Dopo
alcuni saliscendi su tratti abbastanza strapiombanti, dotati comunque di
cordine metalliche nei punti più pericolosi, si raggiunge, superata la gola
del torrente Remulo dove il sentiero à gradinato nella roccia, il Passo del Gatto.
Oltrepassato il caratteristico passaggio sotto il gradone roccioso, il sentiero
rimonta il ripido costone dove sbucano tra i sassi la Carlina bianca e la Linaria alpina e dove si
iniziano a vedere, in alto, la diga del Baitone e i relativi fabbricati. La
stradina sale dolcemente su pascolo sassoso, compiendo vari tornanti, finchè
raggiunge il vasto piazzale antistante la centralina elettrica del Baitone.
Da qui, si sale a sinistra tra i fabbricati fino ad arrivare, più in alto, al
bivio con il segnavia n. 13, proveniente dalla Val Malga.
Proseguendo a destra,
tra tappeti di Genzianella d’Engadina e tra i fiori bianchi della Parnassia, si
giunge nei pressi del cartello segnaletico e, poco oltre, sulle sponde del Lago
Baitone (m. 2281).
Si avanza lungo la stradina che costeggia la sponda
orografica sinistra del lago, passando a lato della lapide a ricordo di don
Ilario Manfredini.
Poi, in leggera discesa, si procede su pascolo sassoso; lo
sguardo può spaziare a destra sulla cima del Corno del Lago, sul Corno del
Cristallo e sulla Cima Plem mentre al centro, sopra un salto roccioso, si
staglia il fabbricato del Rifugio Tonolini con alle spalle l’imponente parete
sud del Baitone.
Si cammina lungo il pianoro torboso poi si supera un rivo
d’acqua avanzando sul crinale destro di un profondo avvallamento; si
rimontano quindi un ripido pendio erboso e un dosso di lastre granitiche tra la
Festuca varia fino a sfociare nel pianoro che precede di pochi metri il Rifugio
Tonolini.
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centrale di Baitone
centrale di Baitone
fabbricato centrale
diga Baitone
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Prima di raggiungere il piazzale della centrale di Baitone, quando ci si trova ancora
sulla sinistra orografica della valletta si può notare lo sbocco della galleria dello scarico
di fondo-esaurimento del lago: attraverso di esso sono transitate le acque di tutto il lago
naturale di Baitone al momento della perforazione dell'ultimo diaframma della galleria stessa.
Sulla destra appena gunti nel piazzale c'è la madonnina dei "turnisti" (ex) della centrale di Baitone,
più avanti l'imbocco della prima "finestra" della galleria Miller-Baitone.
Il fabbricato della centrale porta ancora i segni della valanga che, nel 1978,
distrusse parzialmente la parte posteriore in alto, sopra la sala macchine.
Questa centrale risale agli anni trenta e fu la prima centrale idroelettrica di generazione e pompaggio
con macchine idrauliche reversibili, ciò costituiva, tecnicamente, una novità assoluta per quei tempi.
(per la verità sembra che il progetto non sia riuscito perfettamente, visti i contenziosi con il
costruttore, che si risolse solamente negli anni successivi quando, in presenza della crisi
economica stringente dei primi anni trenta, venne deciso di non sobbarcarsi le spese necessarie per
dimostrare che il rendimento era sensibilmente inferiore a quanto garantito in specifica tecnica,
e convenirono per un tacito accordo).
La centrale dispone di due gruppi uguali costituiti ciascuno da un generatore asincrono (750 KVA) (a rotore avvolto,
con due avvolgimenti, per 10 e 6 poli) collegato a due turbine francis reversibili (600 KW).
Durante i mesi estivi (giugno-settembre) la centrale funzionava in pompaggio, prima con due pompe/turbine
a 600 giri e successivamente, con lago a livello alto, una sola pompa/turbina a 1000 giri; prelevando
l'acqua proveniente dal Miller e pompandola nel lego Baitone.
Nei mesi invernali (ottobre-aprile)il funzionamento della centrale era invece generazione: l'acqua,
prelevata dal lago, dopo aver prodotto energia elettrica, veniva restituita alla galleria
Baitone-Miller e quindi scaricata nell'invaso del Miller per proseguire verso Salarno.
Attualmente la centrale è dismessa.
La centrale è collegata alla attuale casa di guardia e all'ex funivia e teleferino tramite stradina
con installato il binario decauville; da questa quota c'era un teleferino che raggiungeva
il ciglio diga, attualmente demolito (ci sono ancora i fabbricati delle due stazioni); i trasporti
di persone e materiali da e per il Baitone avvenivano con questi mezzi: dal fondovalle (Ponte del Guat)
fino a Baitone con due tratti di teleferica e da qui al ciglio diga con il teleferino.
Questo tratto di strada, che sembra non presentare pericoli, fu invece teatro di una tragedia, verso
la fine degli anni cinquanta una valanga travolse e uccise un operaio che era in servizio
a Baitone.
Alla quota coronamento diga ci sono inoltre il fabbricato delle apparecchiature di controllo e
l'attuale rifugio Baitone, che era la casa alloggi operai di manutenzione.
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