L'INDUSTRIA ELETTRICA




IN VALLE CAMONICA - 13 -

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Bibliografia

in questa pagina:
Centrale di Sonico
descrizione impianto



Le fotografie in bianco e nero sono dell'archivio storico Enel di Sesto S. Giovanni


Estratto - rivisto e ampliato - dal volume: L'UOMO E L'ACQUA Edito da Banca di Valle Camonica - Gruppo Banca Lombarda - Breno 2002 -
A cura di: Oliviero Franzoni:
Nascita e sviluppo delle centrali idroelettriche sul territorio camuno di franco pelosato

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ATTIVITA' DELLA SOCIETA' GENERALE ELLETTRICA DELL'ADAMELLO - GEA -

Centrale di Sonico (derivazione Temù-Sonico: Alto Oglio)

La prima derivazione diretta sul fiume Oglio viene realizzata dalla GEA con l'impianto idroelettrico di Sonico, che si può considerare la normale prosecuzione, in cascata, della val d'Avio in quanto anche questo impianto usufruirà della regolazione delle portate realizzate dagli invasi dell'Avio.

Fu uno degli impianti che suscitò le maggiori opposizioni da parte della popolazione e delle autorità locali, poiché andava ad interessare un tratto del fiume Oglio in cui le precedenti utilizzazioni erano numerose: piccoli opifici come segherie, mulini, fucine, ed anche due centraline a Vezza d'Oglio;
basti pensare che nei dati dell'inventario GEA del 1930 sono elencate ben 19 opifici sottesi per i quali la società ha già concordato il risarcimento e otto non ancora concordate.

Altro motivo di vivace opposizione era il distogliere completamente l'acqua nell'abitato di Edolo, che creava grosse preoccupazioni, anche di natura igienico sanitaria.

In origine vennero chieste in concessione due singole derivazioni: una tra Vione e Vezza d'Oglio e la seconda tra Vezza d'Oglio e Mù (Edolo), nel 1905 e nel 1907 ed ottenute nel 1919.

La GEA presentò una prima domanda di fondere in una sola le due derivazioni, e di prolungarla fino a Sonico, che venne respinta; la seconda invece presentata nel 1925 con progetto a firma degli ingegneri Bettinetti e Gavazzi venne accolta ed ammessa in istruttoria: il sopralluogo del Genio Civile fu fatto nel giugno del 1926.

Il progetto prevedeva di utilizzare, oltre al fiume Oglio nel tratto compreso tra Temù e Sonico, anche le valli laterali della Valle Camonica, come la Val Grande di Vezza in sponda destra orografica e tutte quelle in sponda sinistra, dalla val Vallaro alla val Moia.

Nel 1926 erano già entrate in vigore le nuove leggi sugli enti locali e probabilmente la popolazione aveva meno possibilità di opporsi alle scelte prefettizie.

I lavori iniziarono nel mese di novembre 1925 e per la prima volta la GEA anziché eseguire quasi tutti i lavori in proprio, commissionò la maggior parte di essi a ditte appaltatrici locali, alle quali assicurava comunque la direzione lavori e la fornitura degli impianti elettrici e meccanici necessari sia per le opere provvisionali che per gli scavi e i rivestimenti.

I lavori eseguiti in economia direttamente dalla GEA furono: la posa delle condotte forzate, la costruzione della vasca di carico e dei manufatti relativi allo sfioratore e circa 1850 m di galleria di derivazione.

L'impianto entrò in servizio ad agosto del 1929, ad eccezione della derivazione sulla val Grande.
Nel decreto di concessione del 1927 era prevista anche una seconda derivazione, con officina di produzione sempre a Sonico, ma con derivazione dall'Oglio e dal Fiumicello (Ogliolo) a Edolo, con un salto di 16 m, che non venne mai realizzata.

L'impianto idroelettrico di Sonico utilizza le acque del fiume Oglio, che vengono captate a Temù con una traversa e immesse direttamente in una vasca di compensazione giornaliera nelle quale confluiscono anche la acque scaricate dalla centrale di Temù.

IL canale di derivazione si sviluppa in sponda sinistra della Valle, fino a sopra lo sperone roccioso che sovrasta la zona compresa tra gli abitati di Sonico e di Edolo, per la maggior parte è in galleria ed ha una lunghezza di circa 12,5 Km.

Lungo il percorso vengono immesse nel canale tutte le acque degli affluenti di sinistra del fiume Oglio e la Val Grande tra quelli di destra, quest'ultima tramite canale a mezza costa prima e poi attraverso un sifone in tubo metallico che attraversando la valle porta le acque in sponda sinistra.

Il bacino imbrifero utilizzato, comprendendo anche le valli laterali allacciate assomma a circa 254 Km2.

La vasca di carico, all'estremità del canale di derivazione, è a ridosso del pendio montano; alla progressiva 10600 m circa sul canale vi sono, con funzione di scarico di superficie della vasca, una serie di manufatti di sfioro collegati direttamente ad una tubazione che scarica in Oglio, in località Iscla, attraverso un dissipatore, le acque di supero in caso di improvvisa fermata dell'impianto.

Le condotte forzate, in numero di due collegano la vasca alla centrale che è posta 435 m più in basso; in centrale sono installati 5 gruppi generatori costituiti ciascuno da turbina Pelton da 16000 HP accoppiata ad un alternatore da 16000 KVA funzionante a 42 oppure 50 Hz.

La stazione elettrica è all'aperto, ospita i 5 trasformatori elevatori 7/130 KV e lo smistamento delle linee provenienti da Temù e dirette a Cedegolo.

Come si vede è la centrale più potente costruita fino a quel momento in Valle Camonica: ha una producibilità di circa 220 milioni di KWh anno e, oltre a funzionare sulla rete 130 KV, tutti i gruppi sono già predisposti per i 50 Hz.




centrale di Salarno




traversa Adamé




centrale di Sonico




presa Adamé




centrale di Sonico




"archivio Ghislandi" - da un foglio manoscritto:

Il personale della Valcamonica che non aveva potuto partecipare alla cerimonia per la distribuzione delle medaglie d'oro per anzianità di servizio svoltosi presso la sede, aveva chiesto di presenziare alla consegna delle medaglie ai premiati della Centrale di Cedegolo;
in accoglimento a questo desiderio, domenica 23 - 1 u.s. le medaglie sono state pubblicate a 16 dipendenti della ex Cisalpina;
mentre un'altra medaglia è consegnata ai familiari di Giovanni Franzinelli, recentemente scomparso in seguito a infortunio sul lavoro.

- La semplice cerimonia si è svolta nella sala quadri della centrale di Cedegolo le cui macchine erano state fermate - per breve tempo - .

Il direttore tecnico ing. Benedetto ha improvvisato un breve discorso che riportiamo integralmente;
ha risposto l'operaio Giovanni Rivetta, medaglia d'oro, della centrale di Cedegolo, esprimendo l'augurio che nell'ambiente elettrico i cordiali rapporti intercedenti fino ad ora fra la società e i lavoratori e che hanno dato così buoni frutti continuino ad essere tali per il bene comune.-

Ecco le parole pronunciate dal'ing. Benedetto -

" La medaglia d'oro è un premio allo spirito, a quello spirito che vi innalza sopra le umane vicende quotidiane e che dà serenità all'uomo.
Anche se è d'oro e pesa 20 gr. non è nè una aggiunta straordinaria alla retribuzione, nè un segno di raggiunto limite di età o di declino nella capacità di lavoro:
è un simbolo che viene dato a tutti gli anzianissimi senza distinzione di maggiori o minori meriti, perchè è già per se stesso grande merito l'essere stati fedeli per tutto il periodo migliore della vita all'"ideale lavoro" inteso questo ideale come intima soddisfazione di compiere giornalmente qualche cosa di utile senza dosarlo alla categoria od alla busta paga.

Si è cambiato nel tempo il nome della Società: Adamello prima, Cisalpina poi, Edison oggi; ma sempre quello è rimasto lo spirito nel quale si è lavorato e si lavora, sempre quella la famiglia ove ciascuno di voi è cresciuto, sempre quelli i sentimenti di amicizia che durante tanti anni hanno legato gli uomini di mansioni diverse ed ai capi operai;
sempre la stessa la tradizione che ha unito ed unirà gli uomini agli impianti elettrici, anche se la centrale di Cedegolo che Zamboni e voi avete visto sorgere al sole sarà superata dalle gallerie e dalle caverne che anche poco lontano da qui, si scavano per le nuove e più potenti macchine;
sempre quella la tradizione nella quale si è venuta a creare quella specie di artigianato per cui i giovani apprendono in famiglia il senso di dedizione e della fedeltà all'esercizio degli impianti elettrici.

Quasi a volerlo confermare, oggi, alcuni di voi mi hanno presentato i loro figli, come per dire che la tradizione viene tramandata, che buon sangue non mente, che lo spirito animatore continua.
Purtroppo non è presente il collega Giovanni Franzinelli, guardiano al bacino del Dosso, che con il suo spirito e la chiarezza delle sue idee semplici ha saputo allevare una bella famiglia di lavoratori, tutta qui presente.

Un giorno questo padre mi diceva: "Dal Dosso vedo la valle, vedo i monti e vedo anche il mio dopolavoro (il cimitero di Grevo), ove spero che i miei figli da qui mi vedranno" era lo spirito che parlava!

Rimpiango molto questo buon padre che rappresentava per la sua famiglia un grande valore morale e mi sia consentito di additarlo ai giovani della nostra più grande famiglia e dire loro:

Sono passate due guerre con tutte le loro difficoltà, la invasione e le lotte interne con tutti i pericoli e le loro brutture, ma lo spirito non è stato intaccato e la bandiera - che noi chiamiamo a volte "Il servizio", a volte "la tensione in linea", a volte "le macchine in moto", a volte "l'acqua nel bacino" - non è stata ammainata;
passa il dopoguerra e la bandiera resta spiegata ancora:
troppi dolori si creerebbero, troppi bisogni del mondo esterno resterebbero insoddisfatti se cadesse questa bandiera:
il chirurgo che tenta di salvare una vita, le famiglie nella loro intimità, gli uomini nelle grandi città come nei lontani casolari, tutti si avvalgono inconsciamente di questa bandiera che non conoscono neppure, ma che è continuità di vita per tutti e che è tale perchè lo spirito che ha meritata la medaglia d'oro la regge e la difende.

Il lavoro dell'esercizio impone una dura continuità di attenzione e di sacrificio, una tensione continua, non deve cedere mai in nessun caso, che non si deve fermare mai.

Coetanei e giovani che siete il lavoro di oggi e di domani, meditate e siate fieri di questa bandiera:
andate in Francia, andate in Gran Bretagna e vedrete come funzionano là i servizi elettrici in confronto all'Italia, là ove troppo spesso nella notte manca la corrente.

In questo momento le macchine di Cedegolo sono tutte, per la prima volta in tanti anni, ferme: ma per breve istante in omaggio alle medaglie d'oro e quasi a ricevere anch'esse lo stesso premio;
ma subito ritornaranno a rombare perchè così vuole la bandiera dell'esercizio, perchè così vuole la volontà e lo spirito dei lavoratori elettrici.

Nel riguardare il passato ci accorgiamo che molti mancano: un capo che è stato tutto un programma ed una volontà e tanti altri caduti sul lavoro o perduti lungo la via.
Dobbiamo ricordarli con ammirazione e deferenza in questo momento nel quale rivolgiamo il nostro affettuoso evviva ai compagni di lavoro che ricevono la medaglia d'oro

- In moto le macchine, l'esercizio lo vuole!"


11 Aprile 1927 - 336 -
Sig. COMMINELLI ARNALDO BRESCIA - Via Umberti I° = N° 5
A stimata vostra lettera del 6 corr.
Seguendo anche il vostro consiglio abbiamo deciso di fare acquisto dell'apparecchio Goerz Taro Tenax 10 x 15 a doppio tiraggio, obbiettivo Goerz Dogmar I : 6,3 fuoco 165 m /m ott. Compur, 6 telai per lastre, astuccio cuoio e treppiede vogliate quindi provvedere alla immediata ordinazione.
Per quanto riguarda l'apparecchio per ingrandimenti vi saremo precisi dopo la visita che il nostro Geom. Sig. Carugati vi farà in occasione della prossima sua venuta a Brescia; nella stessa occasione provvederemo alla ordinazione di tutti gli altri accessori necessari pel corredo del nostro laboratorio.
Confidiamo senz'altro che sui prezzi segnati vorrete applicare lo sconto di cui avete fatto cenno nella vostra lettera.
Con perfetta stima ci segnamo





scivolo svaso lago d'Arno





centrale di Cedegolo - 1910





centrale di Campellio





centrale di Campellio





lago d'Arno





centrale di Cedegolo - 1933




centrale di Cividate




Descrizione dell'impianto (dall'inventario al 31 marzo 1930 della GEA)

La presa dal fiume Oglio ha luogo di fronte alla Centrale di Temù in territorio del Comune di Temù;
la posizione della diga di sbarramento è stata perciò obbligata solo da considerazioni altimetriche onde avere la quota di presa più alta possibile in relazione alla restituzione della Centrale di Temù.
Le acque di scaricò di detta centrale e quelle del fiume Oglio vengono immesse in un bacino di regolazione giornaliera.

La diga di sbarramento consiste in una traversa sommergibile a tracciato rettilineo normale alla corrente ed è costruita in muratura di pietrame rivestita in conci di granito.
Alle bocche di presa fa seguito un tronco di canale che immette nel bacino di regolazione che ha grossolanamente la forma di un trapezio rettangolo con la base maggiore verso fiume, con i due lati e la base minore contro terra, la sua capacità è di m3 80.000.

Tutte le murature in elevazione sono in pietrame di granito e malta di cemento, intonacate verso l'interno del bacino lavorate a corsi regolari stilati nelle parti in vista.
Il coronamento del muro a valle è formato da una cornice semplice a granito.

La costruzione del bacino di regolazione ha obbligato a deviare un tratto di strada comunale la quale attualmente si svolge lungo il margine a monte del bacino stesso.
Il primo tratto del canale di derivazione ha il muro a valle prospiciente il fiume sistemato a sfioratore al termine della vasca di calma, immediatamente dopo lo sfioratore, è collocata una griglia in ferro ad elementi per impedire che eventuali galleggianti entrino nel canale.

Tra le progressive 74,15 e 1423,26 il canale fu costruito a mezza costa attraverso prati a leggera pendenza.
I piedritti sono in muratura con malta di cemento, la platea in calcestruzzo appoggia su un sottofondo pure in muratura; la superficie a contatto dell'acqua è rivestita da intonaco liscio di cemento.

Dalla progressiva 1423,26 alla vasca di carico il canale si svolge quasi esclusivamente in galleria ad eccezione di due brevi tratte, una in corrispondenza alla Val Paghera, e l'altra in corrispondenza alla Val Mezzalù dove sono sistemati uno scaricatore per il canale ed uno sfioratore che serve a regolare l'altezza dell'acqua nella vasca di carico.

I terreni che si sono dovuti attraversare si sono presentati in condizioni molto diverse, tratti in roccia compatta o friabile, terreni sciolti argillosi e spingenti con frequenti sorgenti d'acqua.

Onde permettere che l'intero impianto resti in esercizio anche in caso di riparazioni da farsi alla vasca, si è costruita una galleria che sbocca direttamente nel pozzetto di carico delle tubazioni.
Opportuni gargami lasciati nei piedritti servono alla posa dei panconcelli necessari alla deviazione delle acque; lo sbocco di questo canale nel pozzetto è protetto da griglia di ferro.

Il canale di derivazione sbocca in una vasca che si sviluppa a mezza costa nella falda rocciosa sovrastante il paese di Sonico e che, dovendo seguire il terreno, ha forma allungata e andamento planimetrico curvilineo.

La platea è leggermente inclinata verso la tubazione; il muro contenitore verso monte è contro roccia; ha profilo triangolare, con spessore alla base di m. 4,50.
Alla estremità opposta a quella ove avviene l'ingresso del canale di derivazione, si trova il pozzetto di carico delle tubazioni al quale si accede attraverso tre luci protette da fitte griglie in ferro.

Il pozzetto di carico ha sezione rettangolare ed è disposto sul suo lato maggiore perpendicolarmente all'asse della vasca di carico è completamente coperto con solettone in cemento armato.
Sul lato minore opposto a quello dove avviene l'imbocco della diramazione secondaria del canale principale, è sistemato l'inizio delle condotte forzate.

La capacità massima della sola vasca di carico è di circa 20000 m3., ma se si considera anche la capacità del canale derivazione fino allo sfioratore, e dell'altro tratto a monte fino a che lo specchio orizzontale dell'acqua lambisca la platea, il volume immagazzinabile diventa di m3 48600.

Il canale che restituisce nel fiume Oglio le acque scaricate dalle turbine poste in Centrale, è complessivamente lungo m. 435,60;
è internamente intonacato e negli ultimi 15 metri non è coperto, ed ha i muri contenitori che si aprono fino a raccordarsi colla sponda sinistra del fiume Oglio.
La restituzione delle acque avviene circa 500 m a valle della confluenza del torrente Ogliolo.

Dal pozzetto di carico la sede delle condotte forzate scende per il pendio della montagna con una pendenza media del 50 %; la natura del terreno non presentò sensibili difficoltà costruttive per le opere; la sede è tutta all'aperto, parte in leggero rilevato e parte in trincee di poca profondità, ha tracciato planimetrico rettilineo e andamento altimetrico diviso in sette livellette di varie lunghezze.

In corrispondenza ai vertici i tubi sono annegati in blocchi d'ancoraggio che le comprendono entrambe; fra vertice e vertice i tubi appoggiano su sedie in muratura mediante interposizione di selle di scorrimento in lamiera.
Su ogni livelletta è inserito un giunto di dilatazione. Le sedie e gli ancoraggi sono in pietrame ordinario; il montaggio delle condotte forzate venne effettuato servendosi del piano inclinato esistente.

Il fabbricato della centrale è situato in sponda sinistra del fiume Oglio a circa 400 m. dalla sponda del fiume al piede della falda montana, in una zona pianeggiante che si trova ad un km a monte dell'abitato di Sonico e che fronteggia, tenendosi a monte, la ferrovia Iseo-Edolo la sala macchine ha il pavimento è a quota 640,50.

Sotto il pavimento della sala corrono longitudinalmente il tombone di scarico delle turbine, ed una serie di corridoi adibiti all'entrata dell'aria fredda, all'uscita dell'aria calda degli alternatori ed al passaggio dei cavi e dei circuiti elettrici.

Durante la costruzione delle fondazioni ci furono notevoli difficoltà dovute alla presenza di acqua e di limo per cui: "per costipare maggiormente il terreno a valle dei pozzi, verso la ferrovia, furono affondati e battuti a rifiuto un centinaio di pali di castagno"

Il lato architettonico e decorativo del fabbricato è stato oggetto di cure particolari:
costruito su disegno dell'Architetto Paleni di Bergamo, presenta all'esterno uno zoccolo in granito nero stilato alto m 2 con ampi squarci in corrispondenza alle aperture; delle lesene in granito bianco fugato e stilato; dei dentelli, delle fascie, degli specchi e dei contorni di finestre e porte in marmo bianco di Vezza; delle colonne in granito nero lucidato e dei graffiti nella fascia sottogronda.

In centrale sono installati cinque gruppi generatori principali identici e due piccoli gruppi adibiti ai servizi ausiliari.
I gruppi principali sono costituiti da: Turbina Pelton Riva a due getti per H = 420 m, Q = 3,6 ÷ 4,4 m3/s, n = 420 ÷ 504 g/1', della potenza di HP. 16000/19200, direttamente accoppiata agli alternatori della potenza di 16000 KVA alla tensione di macchina è di 7000 V;
possono funzionare a 42 ed a 50 Hz con la semplice esclusione di alcune spire dello statore; sono muniti di eccitatrici coassiali le quali a loro volta sono munite di eccitatrici pilota a sbalzo e coassiali.

I due piccoli gruppi per i servizi ausiliari sono costituiti da turbina Pelton da 420 HP a 800 g/1' direttamente accoppiate con volano ad un alternatore da 333 KW a 42 periodi, 220 V. Questo impianto, nato con la denominazione centrale di Sonico, dopo la scomparsa del consigliere delegato della società Adamello venne in suo onore chiamato "centrale Adolfo Covi".

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Last updated 12.12.2007