L'INDUSTRIA ELETTRICA




IN VALLE CAMONICA - 16 -

home page


pagina successiva

pagina precedente

Bibliografia

in questa pagina:
La Società Elettrica Bresciana - S.E.B.
centrale di Gratacasolo
Centrale di Mazzunno
Centrali di Ceto e Braone
Centrali di Povo e Valbona



Le fotografie in bianco e nero sono dell'archivio storico Enel di Sesto S. Giovanni


Estratto - rivisto e ampliato - dal volume: L'UOMO E L'ACQUA Edito da Banca di Valle Camonica - Gruppo Banca Lombarda - Breno 2002 -
A cura di: Oliviero Franzoni:
Nascita e sviluppo delle centrali idroelettriche sul territorio camuno di franco pelosato

home page



ATTIVITA' DELLA SOCIETA' ELETTRICA BRESCIANA

La Società Elettrica Bresciana - S.E.B. -

La società elettrica Bresciana venne fondata nel 1905, ma la sua origine risale ad oltre dieci anni prima perché deriva dalla trasformazione di preesistenti società.

Il 15 marzo 1893 la Società per l'Utilizzazione delle Forze Idrauliche per mezzo dell'Elettricità, dopo aver vinto un appalto per la fornitura dell'illuminazione pubblica e privata col comune di Brescia, inizia la costruzione della centrale di Calvagese, l'anno successivo subentra a questa società la Fraschini, Porta e C., in seguito solo Porta & C.

L'aumento rapido della richiesta di energia elettrica rende finanziariamente inadeguata questa società alle esigenze dei rapidi ed ingenti investimenti: nasce così la Società Elettrica Bresciana (SEB), con capitali provenienti in maggioranza da imprenditori milanesi e varesini e per circa il 30% bresciani.


Centrale di Gratacasolo (17)

L'attività della SEB in Valcamonica inizia da Gratacasolo, dove subentra, con atto notarile del 18 settembre 1907 all'ing. Leali, al quale era stato concesso di derivare, in sinistra del torrente Gratacasolo moduli 1,5 (18) di acqua fra le quote 601,50 e 522,40, col salto utile di m 71,29, dei quali 7,11 di diritto per uso ultratrentennale riconosciuto; dette opere furono collaudate con certificato 14 Marzo 1906 - forza soggetta a canone: HP 139,18.

Sempre sul torrente Gratacasolo, ma a quota inferiore, erano stati concessi al cav. Tranquillo Invernizi di Lovere moduli 1,8 in sinistra, tra le quote 502,35 e 260,20 con un salto utile di 237,40 m, per generare la forza di HP 570.

Evidentemente la Bresciana era al corrente che questa derivazione non sarebbe stata realizzata, in quanto costruì un impianto che comprendeva anche questo salto; infatti, con verbale di contravvenzione 27 Marzo 1909 dell'ing. Carlo Baussi del Genio Civile venne accertato che la SEB, a datare dalla fine del Dicembre 1907, aveva abusivamente utilizzato il tratto di torrente oggetto di concessione alla ditta Invernizi, e precisamente aveva prolungato il canale derivatore Leali, e riunite in uno solo i due salti relativi alle distinte concessioni Leali e Invernizi.

Con istanza 3 Aprile 1909 la SEB presentava un progetto esecutivo pari data a firma ing. Melli e chiedendo l'autorizzazione ad ampliare la derivazione Leali e cioè mod. 1,8 salto 334,40 HP 802,56; successivamente la ditta Eredi Invernizi rinuncia alla sua domanda.



da fascicolo 2 cartella 10 istanze e concessioni di derivazione - appunti su Gratacasolo - "archivio Ghislandi"

Con D.P. 26 Dicembre 1904 N° 24596 è stato concesso all'ing. Giacomo Leali di derivare, in sinistra del torrente Gratacasolo moduli 1,5 di acqua fra le quote 601,50 e 522,40, col salto utile di m. 71,29, dei quali 7,11 di diritto per uso ultratrentennale riconosciuto con precedente D.P. 7 Settembre 1903.

Dette opere furono collaudate con certificato 14 Marzo 1906 - forza soggetta a canone: HP. 139,18.

Con atto notarile del 18 settembre 1907 N. 2133/944 dr. Porro Savoldi l'ing. Leali cede alla Società Elettrica Bresciana diritti e obblighi.

Con altro D.P. 29 Maggio 1906 N° 10254 era stato concesso al Cav. Tranquillo Invernizi di Lovere moduli 1,8, in sinistra, tra le quote 502,35 e 260,20 con un salto utile di 237,40 m, la forza di HP 570.

Ma col verbale di contravvenzione 27 Marzo 1909 dell'ing. Carlo Baussi del G.C. venne accertato che la SEB, a datare dalla fine del Dicembre 1907, aveva abusivamente utilizzato il tratto di torrente oggetto di concessione alla ditta Invernizi, e precisamente aveva prolungato il canale derivatore Leali, e riunite in uno solo i due salti relativi alle distinte concessioni Leali e Invernizi.

Con istanza 3 Aprile 1909 la SEB presentava un progetto esecutivo pari data a firma ing. Melli e chiedeva l'autorizzazione ad ampliare la derivazione Leali e cioè mod. 1,8 salto 334,40 HP 802,56.

Con dichiarazione 21 Luglio 1909 la ditta Eredi Invernizi rinunciava alla sua domanda.

Con D.P. 20 Novembre 1909 N° 22587 veniva ammessa ad istruttoria la domanda 3 Aprile 1909, con il relativo progetto.

Il Genio Civile in data 12 Gennaio 1911 propone di concedere alla SEB la derivazione.


La centrale di Gratacasolo verrà completamente rifatta nel 1952, in occasione dell'unificazione della frequenza verranno sostituite la macchine rotanti: verrà installato un gruppo generatore ad asse orizzontale costituito da alternatore con due turbine a sbalzo di 3470 KW complessivi.
La producibilità media annuale passa a circa 11 milioni di KWh.

La SEB è quindi entrata in Vallecamonica con quei metodi sbrigativi che caratterizzarono il modo di agire delle prime società elettrocommerciali in quel periodo, non solo in Valcamonica.

Nel 1906 la SEB assorbì la Società Elettrica Industriale di Valle Camonica che portò in dote molti diritti di concessione sulle acque della Valcamonica.



Centrale di Cedegolo

Nel 1909 ottenuta la concessione chiesta con domanda del 1907, inizia la costruzione dell'impianto Malonno Cedegolo, della potenza di oltre 10000 HP, che è uno dei maggiori dell'epoca;
già durante i lavori può usufruire della alimentazione elettrica fornita dalla società Adamello che ha in servizio una centralina a Fresine e nel corso dell'anno mette in funzione i primi gruppi della sua centrale di Cedegolo sul Poglia, con una alimentazione in centrale ed una lungo il canale di derivazione alla valle di Molveno.

Questo impianto utilizza una derivazione diretta sul fiume Oglio, con presa nella località ponte delle capre, immediatamente a monte dell'abitato di Malonno; fruisce di un bacino imbrifero di 548 Km2 ed ha una producibilità media annua di circa 47 milioni di KWh di cui 20 invernali.

Il canale di derivazione, dopo aver attraversato il paese di Malonno e la strada statale del Tonale, si svolge in sponda destra orografica della valle, parte a mezza costa e parte in galleria, sovrappassa il torrente Allione a Forno d'Allione e raggiunge la vasca di carico che si trova sopra l'abitato di Cedegolo.

La centrale è ubicata in sponda sinistra del fiume Oglio, nella parte meridionale del paese di Cedegolo, immediatamente a monte del ponte, allora nuovo, sulla statale, ed è collegata alla vasca di carico mediante due condotte forzate che sovrappassano il fiume immediatamente prima dell'ingresso in centrale; a lato delle condotte è posato un terzo tubo, che ha lo sbocco in una vasca dissipatrice che scarica le acque di sfioro in sponda destra direttamente in Oglio.

La concessione riguarda circa 80 moduli di acqua, con un massimo di 100, per un salto di m 97,12, cui corrisponde una potenza di 10359,47 HP.

In centrale sono installati quattro gruppi costituiti da turbina francis da 2322 HP e alternatori da 2600 KVA, con eccitazione separata.
I lavori per la costruzione della centrale iniziano nel 1909 ed entra in servizio nel 1911.

Questa centrale rimarrà in servizio fino al 1962 e poi verrà demolita in quanto quasi completamente sottesa dall'impianto Edison Sonico-Cedegolo nel 1951.
Dei 548 Km2 di bacino imbrifero di cui disponeva ne sono rimasti come residuo solo 32, insufficienti per giustificare il mantenimento in servizio economico l'impianto.

Dopo il 1951 vennero fatti diversi studi circa la possibilità di riutilizzare la centrale con derivazione dal torrente Allione e dal fiume Oglio a valle della centrale di Forno, ma non approdarono mai ad un progetto esecutivo che risultasse economicamente conveniente.

Il periodo iniziale di attività delle aziende elettriche fu un'epoca d'oro; come tutte le società, anche la SEB ebbe un rapida espansione, fin dal 1908 aprì delle filiali a Cremona, Mantova, Salò, Pisogne e Coccaglio, l'aumento degli utenti era incessante e così anche l'esigenza di nuove centrali.(19)

(17) Archivio Circolo Culturale Ghislandi, fondo energia Elettrica busta 1
(18) un modulo è pari a 100 l/s
(19) Franco Cardini: l'Energia idroelettrica dall'autoproduzione alle grandi centrali, in "la banca CAB e un secolo di sviluppo, Brescia, CAB, 1983 vol. I pagg. 163 - 175



centrale di Salarno





centrale dei primi anni del Novecento




Niardo: opera di presa





traversa Adamé





valle Adamé





Niardo: opera di presa





presa Adamé





sfioro traversa







pompe svaso lago d'Arno





centrale di Cedegolo (1910)





centrale di Campellio





Niardo: vasca





valle Adamé





centrale di Campellio 1933





lago d'Arno





Niardo: vasca

Centrale di Mazzunno

Nel 1911 entrò in servizio la centrale di Mazzunno dove la concessione di derivazione era in comune con le Ferriere di Voltri;
l'impianto utilizza un bacino imbrifero di pertinenza di circa 157 Km2, ha l' opera di sbarramento sul torrente Dezzo, con derivazione in sponda sinistra e canale di circa 1500 m che confluisce tramite partitore di portata in due vasche separate attigue, una per ogni concessionario.

La SEB deriva prioritariamente la portata fissa di 2,2 m3/s, le eccedenze affluiscono nella vasca delle Ferriere di Voltri.
La vasca SEB ha una capacità di circa 10000 m3 ed è collegata alla centrale tramite una condotta lunga 465 m; la potenza installata è di 3825 KW in due gruppi.

Questa centrale verrà distrutta completamente, insieme alla parte inferiore delle condotte forzate durante il disastro del Gleno del 1 dicembre 1923; l'anno successivo inizia la ricostruzione e nel 1926 viene rimessa in servizio.

Negli anni cinquanta, in occasione di ammodernamenti per il passaggio da 42 a 50 Hz di frequenza verrà eliminato un gruppo e la centrale rimarrà con uno solo della potenza di 2600 KW; dopo il passaggio all'Enel verrà automatizzata e telecomandata.

Verrà posta temporaneamente fuori servizio nel 1999: la società privata subentrata nell'altra parte dell'impianto ( Darfo s.r.l. - Veneta Esercizi elettrici), ricostruisce ex novo il suo macchinario, installando potenza sufficiente per entrambe le derivazioni e previ accordi con Enel utilizza tutta l'acqua riconoscendo all'Enel la produzione mancata con il suo gruppo.

Centrali di Ceto e Braone

Nel 1916 le industrie metallurgiche che lavorano a pieno ritmo per gli armamenti fanno aumentare rapidamente il fabbisogno di energia elettrica; la SEB nonostante abbia in corso di realizzazione l'impianto di Tagliuno sul fiume Oglio immediatamente a valle del lago d'Iseo, necessita di altri impianti.

Ottiene rapidamente la concessione per l'impianto di Ceto, sul torrente Palobbia e ne inizia la costruzione, usufruendo anche di mano d'opera militarizzata.

L'impianto utilizza due opere di presa, una secondaria sul torrente Val Braone e la principale sul torrente Palobbia, che intercettano complessivamente un bacino imbrifero di circa 32 Km2; il canale di Val Braone, lungo circa 500 m si congiunge alla presa del Palobbia e poi prosegue in sponda destra orografica, prevalentemente scavato nella roccia, sfocia nella vasca di carico attraverso un manufatto dissabbiatore.

La vasca è ubicata a mezza costa sullo sperone, sopra l'abitato di Ceto che delimita la Val Paghera dalla Valcamonica; ed è collegata alla centrale da una condotta in tubo metallico appoggiato a selle in muratura, parte in rilevato e parte in trincea.

La centrale è provvista di due gruppi turbina pelton alternatore della potenza di 5900 KW complessivi, ed è collegata con breve canale di scarico al torrente Pallobia, dove l'acqua turbinata viene restituita.

Nel 1938 l'impianto viene ampliato portando nella vasca di carico una seconda derivazione, dal torrente Re di Cimbergo, attraverso un canale a mezza costa tutto in galleria che percorre in sponda sinistra la Valle Camonica.

Nel 1953 il macchinario di centrale viene completamente sostituito, al posto dei due gruppi che funzionavano a 42 Hz viene installato un solo gruppo che funziona con la nuova frequenza unificata di 50 Hz, costituito da due turbine pelton ad asse orizzontale calettate a sbalzo ai lati di un alternatore da 8 MVA, la potenza complessiva delle due turbine è di 6,3 MW.

Gli ammodernamenti successivi saranno, negli anni settanta, il passaggio a 130 KV della linea in uscita e l'automatizzazione che consentirà il controllo a distanza nel 1975.

Nell'immediato dopoguerra la SEB costruisce la centrale di Braone, che utilizza le acque scaricate dalla centrale di Ceto su un salto di circa 66 m, fino alla quota del canale di derivazione dell'impianto Edison di Cividate.

L'impianto è costituito da:

  • - vasca di carico a forma cilindrica da 250 m3 posta sulla continuazione del canale di scarico della centrale di Ceto da cui parte una condotta forzata del diametro di 900 mm, in calcestruzzo armato completamente interrata lunga 483 m, con portata nominale di 1,6 m3/s.
  • - fabbricato centrale costruito in fregio al torrente Palobbia, sulla sua riva destra, immediatamente a valle della presa omonima per l'impianto di Cividate.
  • - il macchinario di centrale è composto da un gruppo ad asse orizzontale costituito da turbina francis solidale con un generatore asincrono della potenza nominale di 870 KW e tensione di 3,6 KV; in origine l'uscita dal generatore era collegata direttamente con linea aerea al terziario del trasformatore di Ceto, ora mediante proprio trasformatore alla linea 15 KV.
  • - canale di scarico, in comunicazione diretta con il canale di derivazione dell'impianto Edison di Cividate.


Nel 1916 la Edison, tramite l'acquisizione dell'intero pacchetto azionario di SEB che detenevano Le strade Ferrate del Mediterraneo e l'anno successivo con la sottoscrizione di un aumento di capitale, imposto dal ritmo sostenuto degli investimenti in nuovi impianti e reti, assume il controllo della SEB.

Entra infatti nel consiglio di amministrazione l'ing. Giacinto Motta, e si instaura la tradizione di far assumere la presidenza della SEB al consigliere delegato della Edison iniziando con l'ing. Esterle, il quale muore nel 1918 e gli subentra l'ing. Motta sia come presidente SEB che come consigliere delegato Edison.

In Valcamonica quindi, con l'entrata della SEB nell'orbita Edison le società elettrocommerciali che vi operano sono dello stesso gruppo, infatti non si faranno concorrenza ma si spartiranno le zone di influenza: la Edison nella parte settentrionale con gli impianti dell'Avio e del Poglia e la SEB nella parte meridionale della Valle, da Cedegolo verso il lago d'Iseo.

Centrali di Povo e Valbona

Nel 1943 e 1944 entrarono in servizio due nuovi impianti che, anche se non ubicati in Valle Camonica sono comunque nel bacino idrografico del fiume Oglio: Povo e Valbona in valle di Scalve.

Il primo utilizza il bacino imbrifero del Gleno, che ha l'estensione di circa 8 Km2 ed ha come vasca di carico uno sbarramento realizzato sulle fondazioni della diga del Gleno la cui capacità utile è di m364000 circa; utilizza lo stesso percorso della vecchia galleria di derivazione del precedente impianto, ma in tubazione metallica, libera all'interno della galleria stessa; è provvisto di pozzo piezometrico e quindi di condotta della lunghezza di 1140 m.

In centrale è installato un gruppo turbina pelton alternatore ad asse orizzontale della potenza di 3,8 MW. La producibilità media annua è di 9 milioni di KWh.
Il canale di scarico si immette direttamente nel canale di derivazione dell'impianto di Valbona, il quale utilizza anche l'acqua proveniente da altri due torrenti: Nembo e Civinata.

Il canale di derivazione di Valbona si sviluppa in sponda sinistra della valle, transita sotto l'abitato di Vilminore e raggiunge la vasca di S. Maria , della capacità di circa 22000 m3.

Parte quindi la condotta forzata lunga circa 594 m che raggiunge la centrale in cui è installato un gruppo generatore ad asse orizzontale costituito da turbina pelton da 3 MW e alternatore da 3,6 MVA; le acque di scarico vengono restituite al torrente Povo.

La producibilità media annua è di circa 13 milioni di KWh.

Nel 1948 la SEB assume, dopo una accanita lotta, anche il controllo della Elva, la società elettrocommerciale camuna, che nel 1955 verrà incorporata in essa; ricadono quindi anche gli impianti di Niardo e Malegno nell'orbita del gruppo Edison.


pagina successiva

pagina precedente

home page


Last updated 20.10.2007