L'INDUSTRIA ELETTRICA




IN VALLE CAMONICA - 3 -

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Bibliografia

in questa pagina:
Centrale di Cedegolo
Centrale di Isola



Le fotografie in bianco e nero sono dell'archivio storico Enel di Sesto S. Giovanni

Estratto - rivisto ed ampliato - dal volume: L'UOMO E L'ACQUA Edito da Banca di Valle Camonica - Gruppo Banca Lombarda - Breno 2002 -
A cura di: Oliviero Franzoni:
Nascita e sviluppo delle centrali idroelettriche sul territorio camuno di franco pelosato

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Centrale di Cedegolo: prospetto Ovest


Centrale di Cedegolo: prospetto Nord





ATTIVITA' DELLA SOCIETA' GENERALE ELETTRICA DELL'ADAMELLO - GEA -

Centrale di Cedegolo

Uno sbarramento sul torrente Salarno a monte della frazione di Fresine raccoglie le acque a quota 883,60 e tramite un canale di derivazione lungo 1365 m che si svolge parte in galleria e parte a mezza costa le convoglia fino a Isola, dove vengono captate anche le acque del torrente Adamé tramite una seconda traversa;
proseguendo, nel canale di derivazione vengono immesse le acque di scarico della centrale di Isola e successivamente quelle provenienti da una terza presa sul torrente Rio Piz, emissario del lago d'Arno.

Complessivamente il bacino imbrifero le cui acque vengono raccolte è di circa 44 Km2.
Il canale ad acque riunite, lungo m 4530 si svolge con andamento sinuoso sulla sponda sinistra del torrente Poglia, parte a mezza costa e parte in galleria, attraverso rocce scistose e terreni morenici, è dimensionato per una portata di 8 m3/s.

Alla progressiva 3400 m circa è ubicato uno sfioratore ed uno scarico che usufruisce di una valletta naturale per convogliare le acque scaricate direttamente nel torrente Poglia.
Il canale di derivazione sbocca in una vasca di carico a forma di poligono irregolare addossata alla montagna i cui muri di valle sono in cemento armato.

E' una costruzione caratteristica, proposta ed eseguita dagli ingegneri F.e E. Damioli (della ditta appaltatrice dei lavori in cemento armato), formata da due pareti verticali parallele in cemento armato collegate da solette orizzontali e verticali in modo da formare tre ordini sovrapposti di celle comunicanti fra loro e con il bacino.

L'acqua, che si dispone allo stesso livello di quello della vasca concorre, col proprio peso alla resistenza del muro contenitore e contemporaneamente aumenta la capacità dell'invaso, che è di circa 29.000 m3 compreso l'ultimo tratto orizzontale del canale.

Verso monte è direttamente la roccia che fa da contenitore, protetta solo da una sottomurazione nella parte inferiore.
Dalla vasca e dal canale l'acqua viene immessa in un pozzetto di carico in cui si innestano i tubi delle due condotte forzate che scendono lungo il pendio della montagna, parte in trincea e parte in rilevato, con andamento planimetrico parallelo.
Sono sostenute da selle in muratura ed immerse in blocchi di ancoraggio in corrispondenza dei vertici, hanno uno sviluppo di 1082 m e coprono un dislivello di m 466,90.(*)

(*) Da copia-lettera GEA - Direzione Generale - dal 21 Maggio 1909 al 5 Novembre 1909 - archivio comune di Cedegolo

TELEGRAMMA - 21-8-1909 - Adamello Milano
Ebbimo stanotte disgraziato incidente che procurò morte di un ns. operaio.
Segue lettera
Gea

- 22 Agosto 1909 - 2815/766 - Infortunio sul lavoro - Onorevole Direzione Generale Milano
Vi confermiamo il nostro telegramma di ieri:
" Ebbimo stanotte disgraziatro incidente che procurò morte di un ns. operaio."

La disgrazia avvenne in causa dello sfasciamento di un carrello-cassone che trasportava il calcestruzzo pel primo ancoraggio della tubazione Poglia. Come sapete, allo scopo di rendere più sollecita la costruzione di quell'enorme massa di muratura, abbiamo disposto un binario fra i due tubi, sul quale scorrono i carrelli, mossi da un argano a motore elettrico, che trasportano il calcestruzzo, il pietrame e le malte per l'ancoraggio.
Il lavoro, dato a cottimo, si eseguiva anche nelle ore di notte.

Stanotte, allorquando uno dei carrelli ripieni di calcestruzzo era giunto alla sommità dell'ancoraggio, si spaccò una traversa di legno dell'armatura, il quale si sfasciò e cadde precipitosamente lungo il binario colpendo tre operai che lavoravano lateralmente in prossimità al collettore.
Uno di essi riportò tali ferite da procurargli la morte istantanea, gli altri due furono leggerissimamente contusi.

Venne fatta immediatamente una sommaria inchiesta dal pretore di Edolo che esclude ogni nostra responsabilità, attribuendo il fatto a pura disgrazia accidentale.

Ottenuta l'autorizzazione alla rimozione del cadavere ed alla inumazione, stamane si fecero con qualche solennità i funerali della vittima, certo Zanotto Angelo fu Bortolo di Vicenza d'anni 69.
Dolentissimi di dovervi comunicare questa nuova disgrazia mortale, con tutta stima vi riveriamo.
F.to Ing. G. Carminati



La parte terminale delle due condotte, collegate trasversalmente tra loro, costituisce il collettore che alimenta i gruppi della centrale, con i quali è collegato tramite appositi tronchetti.

Il fabbricato della centrale è situato sulla sponda sinistra del fiume Oglio, è disposto con l'asse longitudinale parallelo alle tubazioni, ha il pavimento a quota 400 m s.l.m. La costruzione è in muratura ordinaria di calcestruzzo e cemento armato, la sala macchine è lunga 63 m, larga 12,50 ed alta 13,50 ed è coperta con soletta piana in cemento armato con asfalto impermeabilizzante.

Il macchinario di centrale è costituito da 5 gruppi ad asse orizzontale con turbina pelton da 3700 KW, di costruzione Riva accoppiati ad altrettanti alternatori AEG, esiste inoltre il sistema di eccitazione centralizzata composto da un gruppetto turbina pelton-dinamo e due gruppetti motore asincrono-dinamo.

L'acqua viene scaricata dalle turbine direttamente in un canale sottostante della larghezza di 3 m che sbocca nel fiume Oglio attraverso un portale provvisto di stivi per poter mettere in opera lo stramazzo per la misurazione della quantità di acqua in uscita dalla centrale.

L'energia prodotta alla tensione di 12000 V è distribuita localmente direttamente a questo livello di tensione, mentre per essere trasmessa verso Sesto S. Giovanni viene elevata, mediante una serie di trasformatori monofase a 70000 V.



lago d'Arno





centrale di Salarno





Fresine





Fresine





centrale di Sonico





centrale di Salarno




scivolo pompe svaso lago d'Arno





centrale di Cedegolo - 1910





centrale di Campellio





centrale di Campellio





lago d'Arno





Cedegolo - Bresciana





diga Avio





centrale di Baitone




centrale di Cedegolo 2°





centrale di Cedegolo 2°





Isola


diga Arno


Arno


Vertice, ex teleferica


Isola ex centrale


Isola aree dismesse
dalla centrale


Arno: diga e relativi
fabbricati di servizio

Centrale di Isola


Utilizza le acque del lago d'Arno, dove vengono captate tramite un'opera di presa realizzata sul lago naturale, circa a metà della sua lunghezza e 25 m sotto il pelo libero, ubicata sulla sponda destra, in una zona dove uno sperone di roccia scende quasi a picco sull'acqua.

E' costituita da un pozzo che ha l'imbocco in fregio alla stradina di accesso, sul fondo del quale si diparte da un lato, dopo la paratoia di testa, la galleria di derivazione in pressione verso la centrale e dal lato opposto una tubazione metallica, parte in galleria scavata in roccia e parte in galleria artificiale, che si prolunga verso il lago e sbocca con un manufatto di presa.

Quest'ultimo manufatto ha anche lo scopo di accogliere l'acqua dalle pompe di svaso del lago le quali consentono, dopo aver utilizzato tutta l'acqua che entra naturalmente nella galleria di derivazione, di svasare fino a ulteriori 5 milioni di m3 attraverso una stazione di pompaggio.

A proposito di questa opera di presa vale la pena ricordare le difficoltà incontrate nell'esecuzione del collegamento tra il pozzo ed il lago, a causa delle filtrazioni di acqua.
I lavori iniziarono nell'autunno del 1907 e nel febbraio del 1910 si pensava di terminare facendo brillare l'ultimo diaframma verso il lago mediante una enorme mina da 2 tonnellate di "gelatina al 93%" dopo mesi di lavoro nell'acqua e nel ghiaccio con temperature anche di 20 ° C sotto lo zero.

A causa del fallimento nell'abbattimento del diaframma in quanto si aprirono dei grandi crepacci nella roccia anziché abbattersi verso il lago, per completare il lavoro dovettero abbassare il livello del lago installando delle pompe su barche per immettere l'acqua nella galleria, alimentando così anche le turbine della centrale che erano già pronte per il servizio.

Nella descrizione riportata sugli annali del Consiglio Superiore delle Acque anno 1923 si dice che l'esecuzione di queste opere:

"richiesero tutta l'energia e l'abnegazione dei dirigenti: ingegnere Gaetano Carminati e Carlo Vassena per le opere idrauliche, ingegnere Aldo Roncaldier per la parte elettrica e del direttore generale ingegnere Adolfo Covi, nonché dei laboriosi operai lottanti contro le forze della natura fra quelle montagne difficilmente accessibili".

La galleria di derivazione in pressione è scavata quasi tutta nella roccia - scisto quarzoso di varia consistenza - si stacca dal fondo del pozzo e, con andamento planimetrico spezzato a lunghi tratti, va a sboccare sul costone che, discendendo da Monte Zucchello in direzione sud-est nord-ovest, forma l'ultimo tratto dello spartiacque tra la Valle Adamé e la Valle d'Arno.

La sua lunghezza complessiva è di m. 1450 dal pozzo di presa all'attacco con la condotta forzata, ed è rivestita, per una lunghezza di circa m. 800, con un tubo metallico; è prevista una portata di circa 7 m3/s.

L'esecuzione di quest'opera venne funestata da numerosi infortuni:
Da copia-lettera GEA - Direzione Generale - dal 21 Maggio 1909 al 5 Novembre 1909 - archivio comune di Cedegolo

- 15 Giugno 1909 - 2014/556 - Disgrazia sul lavoro - Onorevole Direzione Generale Milano
Sul lavoro di escavazione della galleria Arno verso il lago abbiamo avuto stamane un grave infortunio.
Lo scoppio di una cartuccia di dinamite, che era rimasta inesplosa e si era congelata per la bassa temperatura dell'acqua, colpì quattro operai di cui uno assai gravemente in faccia (sembra abbia irrrimediabilmente perduto entrambi gli occhi, riportando anche una frattura al cranio e alla mascella), uno ad un occhio e gli altri due leggermente.
Dopo le prime medicazioni, abbiamo fatto trasportare con l'automobile i due primi all'Ospedale di Lovere.
La cassa Nazionale Infortuni è stata da noi avvertita telegraficamente dell'avvenuto infortunio.
Il caso per quanto doloroso è assolutamente fortuito.
Con tutta stima vi riveriamo
f.to Ing. G. Carminati

ESPRESSO - 25 Giugno 1909 - 2146/599 - Infortunio sul lavoro - Onorevole Direzione Generale Milano
Con profondo rincrescimento e dolore dobbiamo comunicarvi che oggi nel pomeriggio fummo colpiti da altra gravissima disgrazia sul lavoro di escavazione della galleria d'Arno.
Per lo scoppio accidentale di una cartuccia di dinamite, tre operai che stavano escavando la cunetta per lo scolo dell'acqua in avanzamento, due rimasero uccisi ed uno ferito, pare non gravemente.
Ne avvertiamo telegraficamente la Cassa Nazionale.
Noi siamo desolatissimi.
f.to Ing. G. Carminati

- 29 Giugno 1909 - 2199/613 - Perforazione meccanica alla galleria Arno - Onorevole Direzione Generale
Alla stim. vs. n° 2845/478 del 27 corr.
Purtroppo, dopo la gravissima disgrazia del giorno 25, il lavoro di perforazione alla galleria d'Arno è in completa disorganizzazione.
La squadra di caporali, minatori e manovali adibita alla perforazione meccanica ( di recente e completamente organizzata per modo che erasi ripreso dopo la precedente disgrazia il regolare avanzamento) ha abbandonato in massa il lavoro, quasi fuggendo dal luogo del disastro, colta da terrore.
Gli stessi nostri assistenti e meccanici sono tuttora impressionatissimi e difficilmente si azzardano ad entrare in galleria.
E' quindi giocoforza sospendere per qualche giorno il lavoro fino a che vada affievolendosi il ricordo del fatto luttuoso e ritorni la calma ed il sangue freddo.
La ripresa della perforazione si tenterà con altro esplodente e comincieremo colla cheddite, per quanto sia di gran lunga inferiore la sua potenza d'esplosiva in confronto alla dinamite. Sulla prima stiamo eseguendo prove per accertarne la resistenza al congelamento ed all'umidità.
Della assoluta necessità di cambiare esplodente abbiamo tosto avvertito la Sig. Ved. Masazza, rappresentante della Ditta Nobel, verso la quale per contratto ci eravamo abbligati di impiegare soltanto dinamite nella perforazione della galleria. In pari tempo abbiamo interessata la predetta Rappresentante, perché provochi una sollecita visita del Direttore della Ditta Nobel sui nostri lavori, allo scopo di intenderci sulla eventuale possibilità di avere un tipo speciale di dinamite antigelo.
Noi siamo preoccupati oltremodo del ritardo forzato che ci porta il doloroso avvenimento e per parte nostra porremo ogni cura ed ogni sforzo perché il lavoro venga al più presto ripreso, circondandolo di tutte quelle precauzioni che valgano ad evitare ulteriori disgrazie.
Ier l'altro a Fresine ebbero luogo i funerali e l'inumazione delle salme degli sventurati operai che rimasero vittime dell'accidentale esplosione. Volemmo, a testimnianza del nostro profondo dolore, che i funerali fossero solenni, e vi intervennero numerosissimi gli operai di Isola e del Lago, guidati dai capiriparto, dal Vicedirettore e dal sottoscritto.
Con tutta stima vi riveriamo.
f.to Ing. G. Carminati

- 3 Luglio 1909 - 2243/621 - N° 1 prospetto Assicurazione Cassa Malattia - Onorevole Direzione Generale Milano
Rispondiamo alla stim. v. 25 Giugno u.s. N° 2816/473, accludendovi l'elenco dettagliato degli operai infortunati dall'inizio dei nostri lavori a tutto il 31 Marzo p.p. colla specificazione:
- 1° Della data del primo certificato
- 2° Della data del secondo certificato
- 3° Dell'ammontare della indennità pagata
- 4° Delle osservazioni riguardante la indennità stessa.
Il totale delle indennità versate a tutt'oggi per gli infortuni verificatisi a tutto il 31 marzo u.s. ammonta a £. 69.616,10.
Osservasi però che ad alcuni infortunati (come risulta dalla colonna annotazioni) non furono versati che acconti, non essendosi ancora liquidata la somma dell'indennità. Ritiensi che a completamento delle indennità dovute mancheranno ancora all'incirca £. 3.000.-
Abbiamo creduto più opportuno compilare uno specchio apposito, anziché servirci degli stampati della Cassa Nazionale, e ciò per maggiore chiarezza.
Con distinta stima vi riveriamo.
f.to Ing. G. Carminati

- 12 Luglio 1909 - 2234/643 - Infortunio Antonioli e Polonioli - Onorevole Direzione Generale Milano
Nell'accusarvi ricevimento della stim. v. 3092/504 in data 10 corr., ci pregiamo informarvi che abbiamo aperto fra i nostri operai e personale d'Ufficio una sottoscrizione a favore delle due compiante vittime, e gradiremmo sapere se e per quale cifre la nostra Società intenda contribuire a sollievo delle famiglie di quei disgraziati.
In attesa di un vostro cortese cenno, con tutta stima vi riveriamo
f.to Ing. G. Carminati


Alcuni di questi infortuni furono particolarmente "efferati":
VOLUMI COPIA-LETTERA CONSULTATI - Direzione Generale - Carlo Vassena (lago d'Arno) - dal 27 febbraio 1912 al 14 settembre 1921

- Infortunio mortale - Bonini Paolo
Lago d'Arno 20 giugno 1912
Onorevole Direzione Generale - Milano

Oggi circa alle 13,19 l'operaio Bonini Paolo di ignoti manovale di anni 17 addetto alla manovra del piccolo argano per la funicolare Adamé che dal lago conduce all'imbocco 38, si trovava presso il macchinario funzionante in servizio di salita.
Scostatosi dal suo posto abituale presso il freno e l'interruttore che stanno dietro l'argano stesso egli si portò per una ragione qualsiasi, sul davanti del tamburo ed avvicinatosi, pare, un po' troppo la dove la fune si avvolge venne da questo preso per un lembo dei pantaloni, o forse chinatosi gli si impigliò la falda della giacca, e trascinato sul tamburo seguendone per parecchi giri la rotazione della macchina.
Così stretto dalla corda e obbligato dalle spire a passare tra i piccoli spazi degli alberi rimase sfracellato in modo inesorabile.
L'argano avrebbe continuato a stringere e maggiormente avvolgere la misera spoglia se la cinghia non fosse, per lo sforzo, strappata dalla puleggia, ed allora il carrello, che proprio trovandosi nella maggiore pendenza, principiò una discesa precipitosa che avrebbe potuto procurarci altre disgrazie ma che non ebbe altro effetto che di far restituire al tamburo tutti i miseri avanzi del povero corpo.
A quest'ora è già avvenuta l'inchiesta da parte dei R.R. Carabinieri e sarà domattina presto trasportato nella camera mortuaria del cimitero di Fresine in attesa del nulla osta per il seppellimento.
Credo poter ugualmente disporre per un modesto funerale e distintamente riverisco.
f.to C. Vassena

[da copia lettere vari: 1912 - 1930 - 1938 - 1946 - varie notizie.
Lettera 22 giugno 1912
a Direzione Generale:
Come da vostra richiesta telefonica, ci pregiamo trascrivervi qui sotto copia del telegramma e della lettera raccomandata da noi spedita alla Spett.le Società Anonima Infortuni per il sinistro dell'operaio Bonini Paolo;

telegramma:
siamo spiacenti dovervi comunicare che causa infortunio è morto oggi il nostro operaio Bonini Paolo di Bortolo nato a Cimbergo il 6 novembre 1896.
Lettera raccomandata:
Con la presente ci pregiamo confermare il nostro telegramma di oggi così concepito: (vedi sopra).
Accluso vi trasmettiamo pure la regolare denuncia, pregandovi volerla far pervenire alla Spett. società Anonima Infortuni.
Distintamente vi riveriamo


Lettera 7 settembre 1912
a Direzione Generale:
Come vi abbiamo già annunciato telefonicamente, il giorno 5 corri. Alle ore 7 circa nell'imbocco 22 della galleria Adamé furono trovati asfissiati i due nostri operai Gatta Giovanni d'anni 39 di Bovegno capo-sciolta e Ferrigato Fausto d'anni 19 di Castelbaldo minatore.

Nessuno era presente nel momento dell'infortunio, ma riteniamo che il Gatta sia entrato in galleria assieme al Ferrigato, manovale addetto al compressore, poco dopo l'esplosione delle mine per constatare se era abbattuto il diaframma di roccia che ancora divideva l'imbocco 22 dal 21.
Il medesimo giorno venne fatta dal pretore di Edolo l'inchiesta giudiziaria, ed in merito ai risultati di essa non possiamo precisarvi nulla.
Crediamo tuttavia che nessuna responsabilità sia stata assodata a nostro carico.
Dispiacenti di dover comunicare quanto sopra, con perfetta stima vi riveriamo.]


21 maggio 1915:
infortunio Fabrici Natale
Onorevole Direzione Generale di Milano
Ieri sera, nel riprendere i ns. lavori di galleria dopo due notti di sospensione, ebbimo un infortunio, nelle cui risultanze pende tuttora una prognosi riservatissima con pericolo di morte, e che ci occorse in modo assai strano.
Il n. Caposciolta addetto ai lavori notturni di galleria, Fabrici Natale ieri sera verso le ore 20 poco dopo smesso il funzionamento della Centrale di Isola e previa chiusura della grande paratoia, si accingeva ad aprire la porta in legno che sostituisce attualmente la porta in ferro alla 1° finestra; l'acqua della galleria si scaricava a tubo pieno, dalla sottostante saracinesca ed il vuoto andava così formandosi all'interno della galleria stessa trovandosi essa sbarrata ad un estremo dalla grande paratoia abbassata ed all'altro dal cuscinetto d'acqua stagnante verso il vertice Q.
Imprudentemente l'operaio, già avvisto di ciò e cui il sibilo dell'aria penetrante attraverso gli interstizi della porta che andava aprendo, doveva maggiormente mettere in guardia, continuò la sua operazione ed allo svitarsi degli ultimi bulloni che trattenevano l'antello della porta questo si spalancò di colpo e la pressione atmosferica, quasi capovolgendo l'operaio lo scaraventò distante 4 o 5 metri precipitandolo sopra ad un vagoncino che trovavasi all'interno della galleria.
Egli batté fortemente il capo producendosi una ferita lacero-contusa al volto che parte dallo zigomo destro, passa sotto il mento e risale al zigomo sinistro, un taglio profondo al cuoio capelluto, la frantumazione di parecchi denti; ma ora la prognosi è riservatissima lo si deve al fatto di un continuo stilicidio di sangue dall'orecchio sinistro che fa temere la fratturazione della base cranica.
Venne d'urgenza premurosamente medicato sul posto dall'Eg. Tenente Medico quà residente Sigr. Dott. Bonacina che pure si praticò i primi punti di cucitura; venne stamane trasportato a Cedegolo per una più completa medicazione da parte del n. Dott. Simoncini dal quale si vorrà attendere un più esatto e confortante referto.
Ben distintamente salutando f.to Vassena.



Alla progressiva 1355 si apre , sopra la galleria, il pozzo piezometrico col diametro alla base di m 1,80 che , con un tratto tronco conico, raggiunge i m 4, quindi, conservando forma cilindrica con successivi aumenti di diametro, raggiunge quello massimo di m 6.

Il ciglio superiore si trova alla quota 1818 e cioè m 1,10 sopra il livello massimo di invaso del lago; tutto il pozzo è rivestito di lamiera di ferro.

La condotta forzata è formata da due tubazioni che si dipartono dalla galleria e scendono, senza angoli planimetrici, seguendo approssimativamente lo spartiacque tra la Valle Adamé e la Valle d'Arno in direzione sud-est nord-ovest, sostenute da sedie e blocchi di ancoraggio in muratura e calcestruzzo in corrispondenza dei vertici.

Il fabbricato della centrale è situato vicino alla confluenza della Valle d'Arno colla Valle Adamé, ha il pavimento alla quota 885, è una costruzione mista di muratura e cemento armato; la sala macchine è coperta con tetto a due falde, il resto del fabbricato è coperto da terrazzo in cemento armato con asfalto; la sala macchine è lunga m. 68,70, larga m. 12,50, alta all'imposta del tetto m. 11,50. E' costruita con l'asse longitudinale parallelo a quello delle tubazioni e del collettore.

Il macchinario generatore è costituito da :
n° 5 gruppi della potenza di 4700 KW circa ciascuno con turbine Escher Wyss ed alternatori Tecnomasio Italiano Brown Boveri, velocità 420 g/1', tensione 12000 Volt.
Oltre al sopraindicato macchinario, esistono 2 gruppi motori corrente alternata - dinamo per l'eccitazione degli alternatori ed una turbina accoppiata ad una dinamo per lo stesso scopo.

L'energia viene trasmessa alla tensione delle macchine, e cioè 12000 Volt circa, alla Centrale di Cedegolo dalla quale dista Km 5,5.

L'acqua si scarica dalle turbine in un canale sottostante cui segue il tombone di scarico che sbocca in una vasca di calma, nella quale è predisposto un stramazzo Cipolletti per la misura delle acque che si scaricano dalla Centrale e per il controllo del rendimento dei generatori.

Le acque di scarico si immettono nel canale derivatore dell'impianto inferiore.



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Last updated 20.11.2007