L'INDUSTRIA ELETTRICA




IN VALLE CAMONICA - 5 -

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Bibliografia

in questa pagina:
Sistema del Poglia 1914 - 1940
Derivazione Salarno
Centrale Campellio



Le fotografie in bianco e nero sono dell'archivio storico Enel di Sesto S. Giovanni


Estratto - rivisto e ampliato - dal volume: L'UOMO E L'ACQUA Edito da Banca di Valle Camonica - Gruppo Banca Lombarda - Breno 2002 -
A cura di: Oliviero Franzoni:
Nascita e sviluppo delle centrali idroelettriche sul territorio camuno di franco pelosato

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ATTIVITA' DELLA SOCIETA' GENERALE ELETTRICA DELL'ADAMELLO - GEA -

Sistema del Poglia 1914 - 1940

Nel 1918 ripresero i lavori in valle Adamé e nella Val Salarno; per gli accessi vennero installate delle teleferiche usufruendo di materiali e tracciati già eseguiti dalla amministrazione militare in preparazione e durante la guerra; inoltre, fino alla malga Lincino, alla partenza della teleferica, per quanto riguarda Adamé era stata costruita una strada militare, e lo stesso dicasi per la val Salarno, dove i militari avevano raggiunto Fabrezza, da Saviore con una strada sterrata ed il rifugio Prudenzini con una mulattiera.

La valle di Salarno, che costituisce l'accesso naturale all'Adamello, era una delle valli più conosciute della zona soprattutto dagli alpinisti pionieri che l'hanno frequentata fin dagli anni 80 del secolo XIX, tant'è che fu costruito qui il primo rifugio alpino delle alpi bresciane, nel 1881: il rifugio Salarno.

Da questo momento diventerà anche la valle che subisce i maggiori interventi per lavori di costruzione degli impianti idroelettrici; proseguiranno infatti, praticamente senza soluzione di continuità, fino alla seconda guerra mondiale, nonostante non vengano eseguite tutte le opere progettate.

A Salarno il primo lavoro eseguito è uno scarico di fondo del lago per abbassarne il livello naturale di alcuni metri in modo da consentire l'attacco della galleria di derivazione, che partendo dalla sponda sinistra del lago si dirige verso l'Adamé e per impostare le fondazioni della diga.

Il pelo libero del lago naturale era a 2038 m s.l.m.; lo scarico di fondo consente di abbassare il pelo libero dell'acqua di circa sei metri; la galleria partirà dalla quota 2035 m s.l.m. circa; la differenza di livello tra scarico di fondo e imbocco galleria di derivazione servirà per poter scaricare le acque di piena durante i lavori senza essere disturbati nei periodi di morbida.
La costruzione della galleria di derivazione iniziò nel 1919 e venne completata nell'estate del 1922.



Derivazione Salarno (da inventario della società Adamello al 31 marzo 1930).

La galleria si apre in sponda sinistra del lago alla distanza in linea d'aria di circa m 450 dalla diga, attraversa col primo tronco rettilineo lungo circa m 2250 il massiccio della catena montana che divide il bacino Salarno dal bacino Adamè; la rimanente parte, lunga m 732, è quasi parietale e sbocca sulla sponda destra del torrente Adamè poco a monte dello sbarramento la lunghezza complessiva è di m 2982.

Il tronco principale perforato tutto meccanicamente nella tonalite compatta, venne iniziato nell'ottobre 1918 dall'estremo sud; dall'imbocco nord la perforazione ebbe inizio solamente nel Giugno 1920.
Da quest'ultimo, che parte dalla quota 2035, si eseguirono m 940 con pendenza di circa 1.5 per mille in salita, gli altri 1310 metri vennero eseguiti dall'altro attacco con pendenze varie: la quota di fondo del punto di incontro è 2036.40, quella all'estremo sud 2013.40.

L'apertura della galleria avvenne ai primi di Luglio del 1922.
Nel corso del lavoro di scavo non si sono incontrate difficoltà molto rilevanti: solamente alcune forti filtrazioni acqua che dal lato sud venivano facilmente smaltite per la pendenza favorevole e abbastanza notevole del fondo, mentre dal lato nord l'esaurimento era più lento e meno facile.

Nessuna armatura ne nessun rivestimento furono necessari data la compattezza e la solidità della roccia.
Il secondo tronco che ha un andamento planimetrico abbastanza regolare a spezzata con angoli molto aperti, pure scavato completamente nella tonalite compatta: la perforazione venne eseguita su 10 attacchi.

Lo scavo ebbe inizio nel Luglio 1919 e fine nel giugno 1922 con interruzioni piuttosto lunghe: la maggior parte però venne eseguita negli anni 1921-1922.
Di questo tronco di galleria solamente una quarta parte circa venne perforata meccanicamente: la rimanente parte venne eseguita a mano.
Neanche questo tronco richiese armature o rivestimenti: pochissimi metri di piedritti in muratura furono eseguiti saltuariamente in punti in cui si manifestò qualche fessura nella roccia.

Le finestre vennero chiuse con muro di pietrame e malta cementizia.
Prima dell'imbocco della galleria in roccia sulla sponda del Lago venne aperta una trincea in grosso materiale di detriti di falda nella quale fu costruito in seguito un tratto di galleria artificiale lungo m 25.

All'imbocco della galleria artificiale sono fissati due stivi di ferro a U nei quali vengono incastrati adatti tavoloni per la chiusura della bocca quando nella galleria devono immettersi le acque aspirate dall'impianto delle pompe di svaso.


centrale di Salarno





centrale dei primi anni del Novecento




presa Adamé


sfioro traversa


valle Adamé: casine di mezzo




scivolo pompe svaso lago d'Arno





centrale di Cedegolo - 1910





centrale di Campellio





centrale di Campellio





lago d'Arno





bassa valle Adamé


traversa Adamé


valle Adamé

Centrale Campellio


Nel 1917 iniziarono anche i lavori di modifica della derivazione Adamé per la costruzione della centrale di Campellio con lo scopo di utilizzare il salto esistente, di circa 160 m, tra la galleria che sbuca nella conca dell'Arno ed il pelo libero del lago stesso, che fin dal 1912 è in essere senza che sia utilizzato.

Nell'ultimo tratto della galleria venne abbassata la platea per aumentarne l'efficienza, inoltre a circa 90 m dallo sbocco, sul lato sinistro della galleria stessa venne scavata una nuova galleria di scarico che seguendo parallelamente il pendio della montagna si sviluppa verso monte, fino a sbucare in una valletta che scende ripida verso il lago;
questa galleria servirà a sfiorare in Arno le acque di supero della centrale in caso di arresto della stessa.

Allo sbocco della galleria la vasca esistente, nella quale si innestava il tubo di scarico, venne modificata per renderla adatta a svolgere la funzione di bacino di carico.
La tubazione di scarico, in servizio dal 1912 venne in parte sostituita e modificata negli ancoraggi e nell'innesto al pozzetto di carico per trasformarla in condotta forzata.

Nel 1918 e 1919, venne costruito per oltre due terzi della sua lunghezza il fabbricato della centrale; avviato il montaggio del primo gruppo, la sera del 6 gennaio 1920 una enorme valanga di neve fresca, staccatasi dalle pendici del monte sovrastante, travolge ed abbatte completamente il fabbricato, trascinando verso il lago macchinari e personale.

Ci furono dodici vittime tra il personale presente; nello stesso giorno perirono anche altre due persone addette al cantiere di Adamé lungo la galleria per Salarno sempre a causa di caduta valanga.

Nella primavera inoltrata dello stesso anno, dopo aver recuperato quasi tutto il materiale iniziò la ricostruzione di un nuovo fabbricato, in cemento armato e con il tetto inclinato verso il lago e raccordato alla pendenza naturale del terreno verso monte, in modo da fare da paravalanga in caso di necessità.

Il fabbricato posto col suo asse longitudinale normalmente all'asse delle condotte forzate è costituito da un grande locale principale nel quale sono installati i gruppi generatori che occupano la maggior parte del locale mentre la rimanente parte, all'estremo verso levante è occupata dai trasformatori e dall'apparecchiatura relativa;
la parte più a monte del fabbricato, parallelo a sala macchine, costituisce la sede del collettore della condotta forzata.

Dal collettore sono derivate le due turbine ad asse orizzontale, azionanti ciascuna due generatori accoppiati.
Il 1° e il 2° gruppo sono costituiti da una turbina Francis Riva della potenza di 3000 HP a 840 g/1' con volano e scarico sincrono, direttamente accoppiata a due alternatori "Brown Boveri" da 1500 KVA a 4300 V con eccitatrici coassiali a sbalzo.
I trasformatori, collegati rigidamente agli alternatori hanno l'interruttore di parallelo lato alta tensione che li collega alla linea proveniente dalla centrale di Isola.

Nell'anno 1923, con lo scopo di eliminare gli inconvenienti che derivavano dalla caduta di neve e di materiali nel bacino di carico a causa delle cattive condizioni della copertura in legname e per eliminare il pericolo di caduta di persone o di animali al pascolo, venne eseguita la copertura in cemento armato con travi e relativa soletta.

Negli anni 1925-26, l'impianto veniva completato con una seconda tubazione avente percorso parallelo alla prima ed un terzo gruppo ad asse verticale della potenza da 4800 HP, questo gruppo, fornito dalla Escher-Wyss era di tipo sperimentale in quanto, nonostante il salto limitato venne installata una turbina pelton ed inoltre venne scelta la disposizione ad asse verticale ed i getti frazionati in quattro, è una concezione moderna, che risulta ancora oggi attuale.

Infatti per parecchi anni il costruttore Escher-Wyss considerò quel progetto un fiore all'occhiello e nonostante Campellio sia di difficile raggiungimento, numerosissime furono le delegazioni italiane e straniere che vennero a vedere quel prototipo.(fonte orale: Achille Pelosato)

Le successive modifiche strutturali della centrale di Campellio risalgono agli anni cinquanta, quando si passò dai 42 ai 50 Hz e furono installate, sui gruppi 1 e 2 le valvole rotative e successivamente quando, in preparazione dell'automatizzazione venne modificato il trasformatore, eliminata la sala quadri e introdotte tutte quelle modifiche che semplificarono l'impianto per renderlo automatico e telecomandabile.

L'esercizio dell'impianto, come era tradizione nelle centrali idroelettriche veniva effettuato con personale in turni avvicendati, diurni notturni, il numero delle persone dipendeva dalle complicazioni impiantistiche, a Campellio, prima dell'introduzione delle misure di livello a distanza c'era anche anche il personale addetto alla vasca di carico, successivamente solo quello di centrale.

Il personale in servizio doveva comunque pernottare nella casa alloggi a lato della centrale, con tutti i disagi connessi con la permanenza in quota; uno dei problemi più gravi era comunque il viaggio di trasferimento lungo la strada orizzontale che dalla diga raggiunge la centrale, in quanto non sempre agibile in inverno a causa della neve e soprattutto perché esposta in modo particolare, per quasi tutta la sua lunghezza al pericolo di valanghe, nonostante alcuni tratti siano in galleria ed altri provvisti di appositi paravalanghe.

Nei giorni particolarmente difficili per presenza di tormenta e di nevischio era necessario, anziché seguire il percorso della strada orizzontale, passare direttamente sul lago che in inverno è coperto di uno spesso strato di ghiaccio.

A metà circa degli anni ottanta, in previsione di un intervento radicale sulla galleria di derivazione vennero fatti anche studi di massima per valutare la opportunità di un rifacimento completo dell'impianto;
la scelta fu di fare solo un intervento straordinario sulla galleria, in due campagne, da farsi in due anni consecutivi (1986-1987).

Tra gli studi di massima era stata prospettata anche l'ipotesi di rifare la centrale in valle Adamé, raggiungibile quindi con strada, ubicandola in caverna, a monte della malga Lincino, e poi scaricare le acque nel lago d'Arno con una galleria rettilinea a quota poco superiore al livello massimo del lago, oppure, come variante, anche con galleria in contropressione in modo da utilizzare completamente tutto il salto tra la vasca di carico ed il pelo libero dell'acqua del lago.

Quando la proprietà deciderà il rifacimento penso che verranno riesaminate queste proposte, perché una centrale ormai raggiungibile, per trasporti di materiali solo con elicottero, non potrà mantenere costi competitivi man mano l'obsolescenza costringerà a manutenzioni più ricorrenti o radicali.

Un altro intervento di ammodernamento venne fatto alla fine degli anni ottanta, sostituendo il vecchio trasformatore in olio con tre trasformatori monofasi a secco isolati in resina per il cui trasporto si dovette ricorrere a mezzi aerei eccezionali.(elicottero Esercito Italiano)

Nello stesso periodo in cui venne costruita la centrale di Campellio, proseguirono anche i lavori in Val Salarno, sia per derivare l'acqua convogliandola in Adamé per poi proseguire per l'Arno, sia per la costruzione del nuovo serbatoio stagionale.

Nel decennio 1920-1930 furono numerosissimi i serbatoi artificiali e le centrali costruite in Italia, grazie ai provvedimenti legislativi che concedevano delle consistenti sovvenzioni: il decreto 12 febbraio 1919 n° 242 concedeva un contributo statale di 8000 lire annue per 50 anni per ogni milione di metri cubi di acqua invasata in serbatoi artificiali.

Il decreto 2 ottobre 1919 n° 1995 concedeva a quegli impianti la cui costruzione fosse iniziata dopo il 1° gennaio 1916 una sovvenzione annua per 15 anni di 40 lire per ogni HP nominale medio del decreto di concessione oltre ad esenzioni fiscali e ad un contributo per ogni Kg di rame impiegato nelle linee di trasmissione.
Infatti la potenza idroelettrica installata in Italia dal 1920 al 1923 passò da 933,5 a 1471 MW.

(1) La GEA utilizzò tutti questi provvedimenti legislativi per incrementare rapidamente le sue capacità produttive, di regolazione delle portate e di accumulazione nei serbatoi stagionali.

(1) L'Energia Elettrica fasc. maggio 1953



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Last updated 21.10.2007