scivolo pompe svaso lago d'Arno
centrale di Cedegolo - 1910
centrale di Campellio
centrale di Campellio
lago d'Arno
bassa valle Adamé
traversa Adamé
valle Adamé
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Centrale Campellio
Nel 1917 iniziarono anche i lavori di modifica della derivazione Adamé per la costruzione della centrale di Campellio con lo scopo di utilizzare il salto esistente, di circa 160 m, tra la galleria che sbuca nella conca dell'Arno ed il pelo libero del lago stesso, che fin dal 1912 è in essere senza che sia utilizzato.
Nell'ultimo tratto della galleria venne abbassata la platea per aumentarne l'efficienza, inoltre a circa 90 m dallo sbocco, sul lato sinistro della galleria stessa venne scavata una nuova galleria di scarico che seguendo parallelamente il pendio della montagna si sviluppa verso monte, fino a sbucare in una valletta che scende ripida verso il lago;
questa galleria servirà a sfiorare in Arno le acque di supero della centrale in caso di arresto della stessa.
Allo sbocco della galleria la vasca esistente, nella quale si innestava il tubo di scarico, venne modificata per renderla adatta a svolgere la funzione di bacino di carico.
La tubazione di scarico, in servizio dal 1912 venne in parte sostituita e modificata negli ancoraggi e nell'innesto al pozzetto di carico per trasformarla in condotta forzata.
Nel 1918 e 1919, venne costruito per oltre due terzi della sua lunghezza il fabbricato della centrale; avviato il montaggio del primo gruppo, la sera del 6 gennaio 1920 una enorme valanga di neve fresca, staccatasi dalle pendici del monte sovrastante, travolge ed abbatte completamente il fabbricato, trascinando verso il lago macchinari e personale.
Ci furono dodici vittime tra il personale presente; nello stesso giorno perirono anche altre due persone addette al cantiere di Adamé lungo la galleria per Salarno sempre a causa di caduta valanga.
Nella primavera inoltrata dello stesso anno, dopo aver recuperato quasi tutto il materiale iniziò la ricostruzione di un nuovo fabbricato, in cemento armato e con il tetto inclinato verso il lago e raccordato alla pendenza naturale del terreno verso monte, in modo da fare da paravalanga in caso di necessità.
Il fabbricato posto col suo asse longitudinale normalmente all'asse delle condotte forzate è costituito da un grande locale principale nel quale sono installati i gruppi generatori che occupano la maggior parte del locale mentre la rimanente parte, all'estremo verso levante è occupata dai trasformatori e dall'apparecchiatura relativa;
la parte più a monte del fabbricato, parallelo a sala macchine, costituisce la sede del collettore della condotta forzata.
Dal collettore sono derivate le due turbine ad asse orizzontale, azionanti ciascuna due generatori accoppiati.
Il 1° e il 2° gruppo sono costituiti da una turbina Francis Riva della potenza di 3000 HP a 840 g/1' con volano e scarico sincrono, direttamente accoppiata a due alternatori "Brown Boveri" da 1500 KVA a 4300 V con eccitatrici coassiali a sbalzo.
I trasformatori, collegati rigidamente agli alternatori hanno l'interruttore di parallelo lato alta tensione che li collega alla linea proveniente dalla centrale di Isola.
Nell'anno 1923, con lo scopo di eliminare gli inconvenienti che derivavano dalla caduta di neve e di materiali nel bacino di carico a causa delle cattive condizioni della copertura in legname e per eliminare il pericolo di caduta di persone o di animali al pascolo, venne eseguita la copertura in cemento armato con travi e relativa soletta.
Negli anni 1925-26, l'impianto veniva completato con una seconda tubazione avente percorso parallelo alla prima ed un terzo gruppo ad asse verticale della potenza da 4800 HP, questo gruppo, fornito dalla Escher-Wyss era di tipo sperimentale in quanto, nonostante il salto limitato venne installata una turbina pelton ed inoltre venne scelta la disposizione ad asse verticale ed i getti frazionati in quattro, è una concezione moderna, che risulta ancora oggi attuale.
Infatti per parecchi anni il costruttore Escher-Wyss considerò quel progetto un fiore all'occhiello e nonostante Campellio sia di difficile raggiungimento, numerosissime furono le delegazioni italiane e straniere che vennero a vedere quel prototipo.(fonte orale: Achille Pelosato)
Le successive modifiche strutturali della centrale di Campellio risalgono agli anni cinquanta, quando si passò dai 42 ai 50 Hz e furono installate, sui gruppi 1 e 2 le valvole rotative e successivamente quando, in preparazione dell'automatizzazione venne modificato il trasformatore, eliminata la sala quadri e introdotte tutte quelle modifiche che semplificarono l'impianto per renderlo automatico e telecomandabile.
L'esercizio dell'impianto, come era tradizione nelle centrali idroelettriche veniva effettuato con personale in turni avvicendati, diurni notturni, il numero delle persone dipendeva dalle complicazioni impiantistiche, a Campellio, prima dell'introduzione delle misure di livello a distanza c'era anche anche il personale addetto alla vasca di carico, successivamente solo quello di centrale.
Il personale in servizio doveva comunque pernottare nella casa alloggi a lato della centrale, con tutti i disagi connessi con la permanenza in quota; uno dei problemi più gravi era comunque il viaggio di trasferimento lungo la strada orizzontale che dalla diga raggiunge la centrale, in quanto non sempre agibile in inverno a causa della neve e soprattutto perché esposta in modo particolare, per quasi tutta la sua lunghezza al pericolo di valanghe, nonostante alcuni tratti siano in galleria ed altri provvisti di appositi paravalanghe.
Nei giorni particolarmente difficili per presenza di tormenta e di nevischio era necessario, anziché seguire il percorso della strada orizzontale, passare direttamente sul lago che in inverno è coperto di uno spesso strato di ghiaccio.
A metà circa degli anni ottanta, in previsione di un intervento radicale sulla galleria di derivazione vennero fatti anche studi di massima per valutare la opportunità di un rifacimento completo dell'impianto;
la scelta fu di fare solo un intervento straordinario sulla galleria, in due campagne, da farsi in due anni consecutivi (1986-1987).
Tra gli studi di massima era stata prospettata anche l'ipotesi di rifare la centrale in valle Adamé, raggiungibile quindi con strada, ubicandola in caverna, a monte della malga Lincino, e poi scaricare le acque nel lago d'Arno con una galleria rettilinea a quota poco superiore al livello massimo del lago, oppure, come variante, anche con galleria in contropressione in modo da utilizzare completamente tutto il salto tra la vasca di carico ed il pelo libero dell'acqua del lago.
Quando la proprietà deciderà il rifacimento penso che verranno riesaminate queste proposte, perché una centrale ormai raggiungibile, per trasporti di materiali solo con elicottero, non potrà mantenere costi competitivi man mano l'obsolescenza costringerà a manutenzioni più ricorrenti o radicali.
Un altro intervento di ammodernamento venne fatto alla fine degli anni ottanta, sostituendo il vecchio trasformatore in olio con tre trasformatori monofasi a secco isolati in resina per il cui trasporto si dovette ricorrere a mezzi aerei eccezionali.(elicottero Esercito Italiano)
Nello stesso periodo in cui venne costruita la centrale di Campellio, proseguirono anche i lavori in Val Salarno, sia per derivare l'acqua convogliandola in Adamé per poi proseguire per l'Arno, sia per la costruzione del nuovo serbatoio stagionale.
Nel decennio 1920-1930 furono numerosissimi i serbatoi artificiali e le centrali costruite in Italia, grazie ai provvedimenti legislativi che concedevano delle consistenti sovvenzioni: il decreto 12 febbraio 1919 n° 242 concedeva un contributo statale di 8000 lire annue per 50 anni per ogni milione di metri cubi di acqua invasata in serbatoi artificiali.
Il decreto 2 ottobre 1919 n° 1995 concedeva a quegli impianti la cui costruzione fosse iniziata dopo il 1° gennaio 1916 una sovvenzione annua per 15 anni di 40 lire per ogni HP nominale medio del decreto di concessione oltre ad esenzioni fiscali e ad un contributo per ogni Kg di rame impiegato nelle linee di trasmissione.
Infatti la potenza idroelettrica installata in Italia dal 1920 al 1923 passò da 933,5 a 1471 MW.
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La GEA utilizzò tutti questi provvedimenti legislativi per incrementare rapidamente le sue capacità produttive, di regolazione delle portate e di accumulazione nei serbatoi stagionali.
(1) L'Energia Elettrica fasc. maggio 1953
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