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Incisioni Rupestri
Parco Naquane

dal volume: Adamello vol. I - di Pericle Sacchi CAI - TCI 1984 -
cap.5 Valcamonica Preistorica di Tiziana Cittadini del Centro Camuno di Studi Preistorici

le immagini sono tratte dai volumi:
"I Camuni" -Jaca Book- e "Valcamonica una storia per l'Europa -edizioni del Centro- di E. Anati
fotografie: francorino


LA VALLECAMONICA



PREISTORICA


DESCRIZIONE

La Val Camònica è una vallata lombarda, posta immediatamente a Ovest del Gruppo dell’Adamello e a Nord di Brescia; la sua collocazione è intermedia e di collegamento tra le estreme propaggini della pia­nura a Sud, e l’arco Alpino che la chiude a Nord.

In questa vallata convivono quindi, paesaggi, climi, ambienti estremamente diversi, dalla flora mediterranea nelle vicinanze del Lago d’Iseo, alla tundra alpina nella parte superiore. Dall’inizio dell’età Quaternaria (oltre un milione di anni fa) la Valle è stata più volte coperta dai ghiacciai; a testimonianza di quel periodo, ci rimangono le grandi superfici rocciose lisciate dal lento movimento dei ghiacci, gli ammassi di pietrame, i grandi massi erraticì.

Poi, verso il 10.000 a.C. iniziò un periodo di clima relativamente temperato: i ghiacciai lasciarono il posto a paesaggi sempre più verdeggianti e sul fondovalle si andarono ingrossando fiumi e l­etti che raccoglievano le acque.

E’ in questo contesto che fece la sua comparsa, per la prima volta in maniera continua, l’Uomo: proveniva sicuramente da fuori, aveva una propria cultura con miti, culti ed una economia organiz­zata, anche se ancora basata solo sulla caccia.

E tra i rituali della propria cultura, era già presente il concetto della rappresentazione simbolica delle figure: il fissare in immagini e segni i soggetti di culti ed i relativi rituali.

Era l’inizio della immensa documentazione di Arte Rupestre che fa oggi della Val Camonica uno dei maggiori centri per lo studio del­l’Arte e della Cultura delle popolazioni preistoriche europee: più di 180.000 (N.B. anno 2000: più di 300.000) figure incise su vaste superifici rocciose che sintetizzano il pensiero di oltre 10.000 anni di storia dell’Uomo e che ebbe inizio con le prime immagini incise dagli antichi cacciatori.

Queste superfici rocciose con i «disegni » preistorici, si trovano al­l’aperto; talvolta sono lunghe decine di metri, altre ancora sono parzialmente nascoste dalla terra che le ricopre.

Nell’apparente caotico sovrapporsi delle figure (gli antichi artisti che realizzarono queste immagini spesso incidevano su precedenti figurazioni), noi abbiamo oggi la testimonianza diretta di millenni di. storia, illustrata direttamente dai suoi autori: le genti preisto­riche camune.

Attraverso lo studio delle tecniche d’incisione, degli stili, delle so­vrapposizioni che caratterizzano ogni figura incisa sulla pietra, è stato possibile stabilire che l’arte camuna ha seguito una evolu­zione stilistica e concettuale. Possiamo cosi seguire l’evoluzione di un’arte simbolica e la nascita di un’arte figurativa, che è tra le più antiche del genere che siano per ora state studiate. Ma lo studio della evoluzione artistica sorpassa di gran lunga questi primi fini. Esso rivela l’evoluzione concettuale e psicologica di un popolo, mostra i contatti che ebbe con altre popolazioni, illustra gli avveni­menti che decisero del suo destino.

L’analisi, eseguita su gran numero di rocce istoriate, rilevate nel corso di oltre venti anni da parte del centro camuno di studi prei­storici, ha portato a stabilire una evoluzione dell’arte rupestre Ca­muna in sei periodi principali: dalla fase più arcaica, lasciata dai primi cacciatori nomadi dell’8.000 circa a.C., fino all’epoca me­dioevale, in un curriculum iconografico-culturale unico che ab­braccia 10.000 anni di storia, e che racchiude tutta la fase di for­mazione intellettuale dell’Uomo moderno.


scena di adorazione del sole?


idolo di Sonico


"guerriero Etrusco"

La lunga avventura dell’uomo, verso il 3.200 a.C. vede un salto ideologico e tecnologico che coinvolge tutta l’Europa, ponendo le basi della nostra attuale cultura europea.

Questa rivoluzione si concretizza, nell’iconografia, con l’introdu­zione di un nuovo stile figurativo, e con l’apparizione di un nuovo monumento: Le statue stele.

Questi massi verticali, dalla forma vagamente antropomorfa, re­cano in simboli di una nascente Società: elementi del mondo astrale (sole, luna) della creatività tecnologica umana, del mondo natu­rale, sono ordinati secondo uno schema che vede l’universo sinte­tizzato ed ordinato in una nuova concezione, che definisce fisica­mente e socialmente, tre livelli: una fascia superiore (celeste: sole o luna) una centrale (terrena: l’uomo, la sua creatività ed alcuni ele­menti naturali) ed una inferiore (sotterranea, la parte del monu­mento infissa nel terreno, ad unione e collegamento tra il mondo dell’uomo e quello delle tenebre). Questi grandi immobili guar­diani racchiudono il messaggio di una nuova religione che vede l’uomo inserito in una visione cosmologica generale, con una pro­pria forza e dignità.

Forza che verosimilmente gli proveniva dal possesso di una nuova grande scoperta: i metalli. L’ondata che portò questi nuovi ele­menti simbolico-ideologici, introdusse anche fattori di primaria importanza economica e tecnologica i cui antecedenti provengono dall’area culturale indo-europea dell’Europa Orientale: la lavora­zione del rame, i primi strumenti in metallo ed il carro a ruote. La conoscenza della lavorazione del metallo, così come il carro, non èun invenzione della zona Alpina, è importata.

Molti strumenti in metallo hanno prestazioni cento volte superiori a quelle di analoghi strumenti in pietra, e si può ben comprendere l’impatto di tali nuove acquisizioni, che portarono alla modifica di standards sociali e culturali.

Chi aveva strumenti in metallo, aveva la supremazia fisica sulle popolazioni vicine che non li possedevano. Il suo uso portò anche ad un nuovo tipo di commercio molto più vasto del precedente. Chi commerciava metallo accumulava beni superiori al fabbi­sogno ed in breve tempo si trovava a possedere non solo una su­periorità fisica, ma anche maggior potere economico.

La società stessa si modificò perché le dimensioni dei dan autoc­toni neolitici precedenti, non bastava più a tutte le attività ine­renti la lavorazione del metallo ed il suo commercio: occorreva una società più complessa che di fatto costituì uno dei principali risultati della sequenza di contingenze. Questi tre fattori che su­bentrarono alla fine del quarto millennio a.C., trasformarono la struttura sociale, economica e concettuale di varie parti dell’Eu­ropa. La nuova religione illustrata dalle statue-menhir implicava esaltandoli ed organizzandoli in una visione cosmologica, i valori di un nuovo tipo di struttura sociale e di relazioni umane. La nuova forza fisica ed economica, la capacità di commercio e di accumulazione dei beni hanno avuto conseguenze di enorme por­tata, che si riflettono ancora oggi sul nostro modo di pensare. Il periodo successivo, chiamato Età del Bronzo, vede il consolidarsi di questi processi.

Le miniere, la lavorazione del metallo, nuove terre per l’espan­sione agricola, erano sorgenti di potere economico. In tale con­testo si vengono sempre più definendo categorie di specialisti e ruoli all’interno delle comunità: artigiani, commercianti, agricol­tori, e nel contesto generale di difesa e conquista, un potere militare sempre più forte. Le armi divengono importante sorgente di commercio ed accumulazione dei beni: il loro significato sconfina in un vero culto. Intere superfici rocciose vengono incise con raf­figurazioni di armi, rappresentate con cura ed in una ricca tipo­logia: pugnali, asce, alabarde si sovrappongono, annullando e soffocando la figura umana.

Poi, nelle fasi evolute dell’età del Bronzo, vere e proprie compo­sizioni compaiono sulle rocce: vengono incise le prime scene di lotta, duelli, caccia, agricoltura, mentre mappe topografiche de­scrivono nei particolari la nuova organizzazione del territorio, con la evidenziazione di quelli che potrebbero essere campi colti­vati, delimitati e perimetrati, forse in proprietà.

Nel corso del quarto periodo, l’arte rupestre rivela lo svilupparsi di una nuova religione e la presenza di una ricchissima mitologia che sono intimamente connesse con il nuovo tipo di società. Es­seri soprannaturali, benefici e malefici, capricciosi e serafici, ven­dicativi e indulgenti, riempiono l’immaginazione della tribù valli­giana, e le superfici delle rocce.


Sonico, roccia del Coren de le Fate: l'idolo di Sonico


Nadro ricostruzione di abitazione preistorica

IMMAGINI


il Dio dei boschi "Cernunnus" o "Kernunnus"


"Sacerdote che corre"


carro a quattro ruote

Le prime testimonianze risalgono a circa 10.000 anni fa, quando bande di cacciatori penetrarono nelle vallate alpine (tra cui la Val Camònica) a seguito dei cambiamenti climatici intervenuti alla fine dell’epoca quaternaria. Lasciarono queste prime istoriazioni:
grandi figure di animali (cervidi, alci ecc.) «bloccate» nel movi­mento della corsa o dell’uccisione; in esse si fonde e ritrova tutto lo spirito che ha animato cacciatori paleolitici, il rapporto di ri­spetto e paura verso l’animale cacciato, il profondo senso religioso propiziatorio e di venerazione del cacciatore verso la preda.

Appostati in luoghi sopraelevati, strategici per il passaggio degli animali, questi gruppi di cacciatori controllavano il passaggio dei branchi e vicino, su superfici lisce, ritroviamo queste grandi imma­gini di animali ormai estinti. Poi avviene un drastico cambiamento nello stile figurativo, e nel primo periodo camuno, con l’inizio del­l’asservimento della natura e della produzione del cibo, troviamo una dimensione figurativa e concettuale totalmente diversa. Le figure sono degli ideogrammi sintetizzati in qualche tratto, a volte la rappresentazione umana è in abbinamento a simboli solari, ani­mali domestici, oggetti agricoli.

La testimonianza di un vasto cambiamento economico-culturale intervenuto verso il 5.500 a.C. in VaI Camònica, ma documentato in molte altre regioni europee.

E’ probabile che le tribù neolitiche che crearono arte rupestre in Val Camònica e nel resto d’Europa centrale e in regioni periferiche o inospitali, abbiano avuto una comune origine: verosimilmente de­rivavano dall’antica popolazione autonoma che occupava l’Eu­ropa occidentale e centrale nel Paleolitico superiore e nel periodo Epi-Paleolitico. Esse furono emarginate dalle fertili pianure quando queste vennero occupate da nuove popolazioni più vigo­rose e forti. Al riparo, nelle valli, le prime comunità di agricoltori-allevatori-cacciatori autoctofli europei, potevano sopravvivere, in­tegrando antiche tradizioni dell’espressività artistica rupestre, con le innovazioni elaborate dalle nuove genti venute. Con i primi agri­coltori, il tema fondamentale cessa di essere l’animale e diventa l’uomo. Tra il 5.500 e il 3.200 a.C. l’idealizzazione dell’essere umano segue un processo interessante. All’inizio di questo iter si trova l’orante accanto al disco solare, all’ascia o ad altro simbolo. Poi questa tendenza si allarga, occorrono più antropomorfi e più simboli in una medesima scena, si attenua il senso dell’essenziale; grosse composizioni, con numerose figure atstropomorfe e segni convenzionali, mostrano la crescita di tendenze diverse, l’esigenza di ambiguità pluralistiche, la insistente ricerca di rappresentare insieme valori diversi, la nascita di concetti contrastanti che si vuole far convivere ad ogni costo e che risultano in una perdita di valori essenziali.

Vi sono scene di adorazione del sole, scene di culto dei morti, del cane, scene di gruppi umani in danza e in altre attività che sem­brano rappresentare diverse azioni e diverse idee in un medesimo contesto. Nel corso del Neolitico le figure animali sono sporadiche e l’Uomo diventa il tema principale della sua creatività figurativa e del suo proprio interessamento.

Nella seconda parte del Neolitico, dopo il 4.000 a.C., si sviluppano concetti di vere e proprie divinità con sembianze antropomorfe, dalle facce schematiche, dai grandi occhi. Alla fine del Neolitico, verso il 3.400-3.300 a.C., appaiono divinità alte due metri ed oltre. Queste figurazioni ormai diverse nello stile e nei contenuti dalle immagini della società precedente, preannunciano nuovi cambia­menti che sì verranno a definire pienamente solo con la fine del IV millennio a.C.

La lunga avventura dell’uomo, verso il 3.200 a.C. vede un salto ideologico e tecnologico che coinvolge tutta l’Europa, ponendo le basi della nostra attuale cultura europea.

Questa rivoluzione si concretizza, nell’iconografia, con l’introdu­zione di un nuovo stile figurativo, e con


Sonico: Coren de le Fate


Sonico: roccia del Coren de le Fate


Sonico, roccia del Coren de le Fate: dischi solari

Il soggetto principale dell’arte rupestre camuna è la lotta armata. La guerra, la battaglia, il duello, sono raffigurati numerose volte ed ogni scena descrive vicende particolari, aneddoti, avventure straordinarie. Molte descrivono guerrieri che vincono mostri, spi­riti, divinità. Sembra quasi esaltazione della forza fisica del­l’uomo e della sua lotta per dominare e asservire forze occulte più forti di lui. L’eroe, il guerriero, il condottiero, sono il fulcro d’interesse dell’artista camuno, ma le incisioni rupestri si arric­chiscono d’innumerevoli altri soggetti. La serie degli animali do­mestici di questo periodo è molto più ricca delle precedenti: in­clude cani, bovini, equini, ovini, suini, anitre, oche, galline.

Le figure di costruzioni forniscono dettagli di grande interesse sulle nozioni architettoniche dell’epoca.

Carri, aratri ed altri strumenti ed oggetti sono raffigurati con tale precisione di particolari da potere essere descritti ed anche rico­struiti. Scene aneddotiche e descrittive mostrano le attività quoti­diane dei vallìgiani: sono scene di lavori agricoli, di allevamento del bestiame, di caccia, di artigianato: scene descriventi la costru­zione di capanne, la vita familiare, le attività sociali, le riunioni, le danze, l’arrivo di un capo e il trionfo di un eroe, scene di ma­trimonio e di trasporto dei morti, cerimonie in onore dei defunti e degli antenati, scene di cura dei malati.

Il periodo IV dell’arte camuna si distingue dai precedenti anche per i cambiamenti che intervengono nello stile figurativo. Il di­segno prevalentemente lineare degli stili precedenti, si trasforma in figurazione di spazi a concezione volumetrica. Le figure umane, ad esempio, sono rappresentate con un corpo, avente anche la di­mensione della larghezza e non solo dell’altezza, la cui superficie è interamente martellinata. Sul piano dell’organizzazione sociale, si passa gradatamente da strutture sociali tribali, limitate, ad ambiti più vasti, alla formazione dì vere e proprie nazioni. Quando, nella tarda età del Ferro, ai dati archeologici si aggiungono le informa­zioni trasmesse dagli autori greci e romani, possiamo attribuire a tali entità culturali e politiche dei nomi: come gli Illiri, gli Etruschi, i Liguri, i Veneti, i Galli, i Reti, i Camuni. Tuttavia, proprio que­st’ultima fase coincide, per il ciclo figurativo e la cultura camuna, con l’inizio della decadenza: con l’inizio del IV secolo a.C., nuove idee, una nuova struttura politica, nuovi orizzonti nell’economia e nelle relazioni sociali, investono questo popolo e lo trasformano in una modesta entità etnica, nell’ambito del mondo romano. Nella fase IV-F gli Aspetti grafici ed estetici dell’arte camuna sono molto trascurati. Le figure sono eseguite in modo maldestro, ma resta la traccia del passato. Figure di guerrieri e scene descrìventi le loro imprese sono il soggetto dominante. Poi, nella fase IV-Finale viene introdotta una gamma nuova di elementi decorativi e figure che chiaramente, anche se malamente, imitano gusti e interessi estranei alla tradizione camuna e le cui radici vanno ricercate fuori Valle. Diversi elementi sono di sapore celtico, come i motivi decorativi e ornamentali, imprestati dalla cultura di La Tène. Quantitativa­mente, si nota un drastico calo dell’iconografia e, poco prima del­l’inizio dell’era volgare, la tradizione di incidere le rocce cessa quasi totalmente. Cessano le istorìazioni e vengono abbandonati gli antichi luoghi di culto.

Quando la legione di Roma arriva in Val Camònica, la civiltà ca­muna è praticamente già finita, Da quel momento in poi, le figure rupestri che verranno eseguite di tanto in tanto, non verterranno più sui temi tradizionali dell’arte camuna. Rifletteranno influenze o miti esterni, diventeranno chiusi ed ermetici simboli di una tradizione esterna.

Tiziana Cittadini,
del Centro Camuno di Studi Preistorici

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