L'INDUSTRIA ELETTRICA






IN VALLE CAMONICA - 18 -

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Bibliografia

in questa pagina:
Autoproduttori
Impianti dell'Allione
Centrale di Forno
Centrale di Paisco



Le fotografie in bianco e nero sono dell'archivio storico Enel di Sesto S. Giovanni


Estratto - rivisto e ampliato - dal volume: L'UOMO E L'ACQUA Edito da Banca di Valle Camonica - Gruppo Banca Lombarda - Breno 2002 -
A cura di: Oliviero Franzoni:
Nascita e sviluppo delle centrali idroelettriche sul territorio camuno di franco pelosato

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ATTIVITA' DEGLI AUTOPRODUTTORI

Autoproduttori

Vengono definiti tali i produttori di energia elettrica la cui produzione viene utilizzata prevalentemente per il ciclo produttivo di una azienda il cui scopo principale non è la produzione di energia ma le proprie attività nel campo della siderurgia, del tessile, della chimica od altro.


Impianti dell'Allione (20)

Una delle utilizzazioni più rilevanti eseguita da autoproduttori sono gli impianti della valle dell'Allione, costruiti dalla Società Anonima Alti Forni Franchi-Gregorini.

Il Torrente Allione è uno dei principali affluenti di destra del fiume Oglio e sfocia in esso in località Forno d'Allione, a quota 450 circa.
Ha origine alla confluenza di due rami, Torrente Sellero e Torrente Vivione, a quota 1270 circa.
Le acque del torrente Allione vennero utilizzate in due successive derivazioni

Le prime domande di concessione risalgono al 1906 da parte dell Società elettrica industriale di Valle Camonica, che l'anno successivo verrà liquidata e subentrerà nei diritti la SEB, e successivamente nel 1908 - 1910 - 1916 da parte dell'ing. Tosana e quindi, sempre nel 1916 dalla Franchi-Gregorini che, negli iter autorizzativi avrà la meglio e gli verrà concessa la derivazione:
il decreto luogotenenziale del 20 settembre 1918 prevede l'utilizzo sia del bacino dell'Allione, che delle valli di Corteno (valle di Campovecchio e Val Brandet).

Nella concessione erano previsti quattro momenti successivi per la realizzazione completa degli impianti:

  • In un primo periodo era concesso di derivare le acque dall'alto e dal basso Allione con le portate medie utilizzabili rispettivamente di l/s 900 e 1400 ed ottenere così rispettivamente nel primo salto di Paisco di m 586,42, una potenza di HP nominali medi 7037,04 - nel secondo salto dì Forno di m 348,12, HP 6.498,24 ed in totale: HP 13535,28.
  • Nel secondo periodo di lavori era concesso di sistemare a serbatoio la Malga Pizzolo sul torrente Sellero ottenendo così una maggiore portata utilizzabile di 160 l/s che con il salto complessivo di 934,54 m dava una maggiore potenza di HP medi nominali 1993,69.
  • Nel terzo periodo di lavori era concesso di costruire un serbatoio nel bacino del torrente Brandet e utilizzare così una maggiore portata per produrre una ulteriore potenza media nominale HP 5809,99.
  • Nel quarto periodo infine la costruzione di un serbatoio sul torrente Campovecchio e conseguente maggiore portata utilizzabile di 200 l/s con produzione della ulteriore potenza media di HP nominali 2487,54.
Era una derivazione ambiziosa, molto razionale e che contemplava il completo sfruttamento idraulico della zona; non verrà mai completamente realizzata ma rimarrà ferma a quanto costruito dalla Franchi-Gregorini negli anni immediatamente successivi, vale a dire al "primo periodo dei lavori" previsto in concessione.

Ancora oggi infatti sono ben visibili le opere predisposte per i successivi ampliamenti, vale a dire dalla vasca di carico della centrale di Paisco era prevista una seconda condotta forzata, della quale è stato realizzato il pozzetto di carico ed il primo tronco di tubo che sottopassa il muro della vasca, nonché la sede a lato dell'unica condotta esistente.

(20) Società idroelettrica dell'Allione: inventario impianti al 31 dicembre 1930


Centrale di Forno L'impianto inferiore con centrale a Forno viene realizzato per primo; nel gennaio 1920 ci furono i sopralluoghi di collaudo e nel settembre dello stesso anno veniva firmato il certificato di collaudo definitivo, con alcune varianti circa il salto effettivo utilizzato.

L'opera di presa sul torrente Allione è impostata a circa 800 m s.l.m. in corrispondenza alla restituzione delle acque della futura centrale di Paisco, ed insiste su un bacino imbrifero di circa 43 Km2; il canale di derivazione si svolge in sponda destra orografica per una lunghezza di circa 2880 m e termina con una vasca di carico della capacità ci circa 6000 m3; durante il percorso vengono raccolte le acque di alcune piccole valli secondarie.

Da qui si diparte la condotta forzata lunga circa 920 m e con diametro variabile tra 1000 e 850 mm con andamento planimetrico secondo due spezzate; raggiunge la centrale parallela all'asse longitudinale della sala macchine , dove tramite curve a 90 gradi derivate dal collettore vengono alimentati i tre gruppi principali con turbine pelton da 1450, 2700 e 4000 KW accoppiate ad altrettanti alternatori a 504 giri e 42 periodi da 1800, 3600, 5500 KVA; ed i due gruppi per la eccitazione separata, costituiti da turbine pelton da 150 KW accoppiate ad altrettante dinamo a 800 g/1'.

I consistenti investimenti decisi dalla Franchi e Gregorini a seguito delle prospettive di sviluppo intraviste prima e durante la grande guerra, quando l'aumento delle commesse sembrava poter essere duraturo, portarono invece, nell'immediato dopoguerra alla crisi e ad esposizioni finanziarie non tollerabili, per cui ne approfittarono le società elettrocommerciali per subentrare ed appropriarsi dei nuovi impianti.

Infatti, mentre già l'impianto inferiore era in esercizio (Forno), e stavano proseguendo i lavori per la contruzione dell'impianto dell'Allione superiore (Paisco), la Franchi - Gregorini cedeva i suoi impianti e le concessioni ottenute in Val Camonica, oltre ai diritti su alcune domande di derivazione, alla Società Idroelettrica dell'Allione che si era costituita il 5 Dicembre 1923 con sede in Milano, Via Caradosso 16 (la stessa sede della Società Generale Elettrica dell'Adamello), come consociata della GEA e con capitale di 10 milioni di lire, sottoscritto dalle note società elettriche, legate finanziariamente alla Edison.

Il termine dei lavori ed i sopralluoghi di collaudo avvennero nel febbraio ed aprile del 1924, quando già gli impianti erano di proprietà della società dell'Allione; con questa operazione entrano dunque a far parte del patrimonio delle già potenti società elettrocommerciali, mortificando così quelle attese che l'autoproduzione di energia elettrica potesse costituire il vantaggio competitivo per lo sviluppo industriale camuno.



Negli anni venti, utilizzando concessioni Franchi-Gregorini del 1916, la GEA (SOCIETA' GENERALE ELETTRICA DELL'ADAMELLO) e la SIA (SOCIETA' IDROELETTRICA DELL'ALLIONE) progettarono, congiuntamente, l'impianto cosidetto dell'

Altissimo Oglio

progetto mai realizzato anche se più volte ripreso negli anni successivi, sia dalla Edison ( anni '50) che dall'Enel (anni '80)

SOCIETA' GENERALE ELETTRICA DELL'ADAMELLO
SOCIETA' IDROELETTRICA DELL'ALLIONE



PIANO DI COORDINAMENTO DELLE DERIVAZIONI A SCOPO INDUSTRIALE DALL'ALTISSIMO OGLIO STATE RICHIESTE DALLA SOCIETA' FRANCHI - GREGORINI CON ISTANZA 2 NOVEMBRE 1916, CORREDATA DA PROGETTO DELL'ING. CAMILLO FRANCHI, IN RELAZIONE COLLE UTILIZZAZIONI CONTIGUE GIA' IN ATTO DELLA SOCIETA' GENERALE ELETTRICA DELL'ADAMELLO.

RELAZIONE TECNICA


1) CRITERI DI COORDINAMENTO.
- La domanda ed il progetto Franchi contemplavano in principalità due derivazioni dello sviluppo di oltre 27 Km., l'una (erroneamente chiamata occidentale) dai rami FIUMECLO E FRIDOLFO (sarebbesi dovuto dire FRIGIDOLFO) utilizzante un complesso di bacini imbriferi enunciato alquanto in eccesso in Kmq. 35, con un salto motore di m. 580 nella centrale di Poja a valle di Ponte di Legno: l'altra (erroneamente detta orientale) utilizzante i rami FRIDOLFO, TONALE, NARCANELLO, e VAL SERIA, con un complesso di bacini di quasi 45 Kmq. con un salto di m. 455 nella stessa centrale, oltre ad altra minuscola derivazione dalla Val Seria inferiore (kmq. 2.30) con condotte indipendenti e con un salto di m. 294 nell'unica centrale suindicata.

La forza nominale per il computo del canone di concessione ammontava ad HP: 19.310.
L'indice idrografico corrispondente alle caratteristiche fondamentali sopra indicate appariva di circa 47 mila unità, le quali però avrebbero dovuto essere prudentemente rettificate nel computo dei bacini imbriferi, a parte ogni considerazione critica circa la convenienza tecnica ed economica di un complesso di derivazioni di così enorme sviluppo.

Formavano parter integrante del sistema idroelettrico progettato, tre serbatoi principali, sbarranti rispettivamente la valle di Viso presso il Tonale, la Valle del Narcanello circa a quota 2050 e la minuscola valle Bione a quota 1530, oltre ad altri in montagna altissima (Lago di Er cavallo e Lago Nero):

In un successivo esame della stessa Società richiedente, questo sistema idroelettrico risultò eccessivamente faragginoso, e meritevole di radicale riforma.

Una relazione 17 Ottobre 1919 dell'ing. Carlo Tosana nell'interesse della Società sviluppava questi concetti:

a) Essere i serbatoi principali progettati, difficilmente attuabili ed anzi inconsistenti come capacità e disadatti soto il riguardo della convenienza tecnica di sbarramento.

b) Essere sucettibili di più pratica attuazione gli altri due serbatoi indicati in progetto Franchi (Lago di Ercavallo e Lago Nero)ed un terzo proposto dallo stesso Tosana a malga Pradazzo a monte di S. Apollonia, per una capacità complessiva di mc. 9.500.000.

c) Essere meno consigliabile - almeno in un primo tempo - la derivazione che diremo a sinistra (Narcanello e val Seria); e di più conveniente attuazione la derivazione di destra (Fridolfo, Frigidolfo e Fiumeclo).

d) Convenire lo spostamento della centrale sino a Temù, per una migliore utilizzazioe del dislivello disponibile (in coordinamento colla quota di ripresa dall'Oglio concessa alla Società Adamello).

e) Risultare così una potenza media nominale di circa 16.000 HP., di poco inferiorealla originaria prevista, con semplificazione delle opere, di midiazione dello sviluppo dei canali, senza escludere le possibili estensioni future della utilizzazione ai rami di sinistra Oglio.

Ma anche questo nuovo schema di utilizzazione rimase, non solo inattuato, ma privo di razionali sviluppi; sintantochè in data 5 Dicembre 1923 la Società Franchi-Gregorini conferì alla Società Idroelettrica dell'Allione tutti i suoi diritti inerenti a questa e ad altre derivazioni industriali nel bacino dell'Alto Oglio.

La Società dell'Allione, così subingradita, in collaborazione colla sua consociata Società Adamello, riprese in esame l'intero programma di utilizzazione di questo bacino, allo scopo di coordinarla nel miglior modo al sistema di derivazioni ad essa contigue, e che la Società Adamello ha già attuato (derivazione dall'Avio) o sta attuando (derivazione dall'alto Oglio fra Temù e Sonico).
Nel contempo curò di approfondire meglio lo studio di convenienza dei varii schemi, sia contemplati nei due progetti suaccennati, sia ideati in altro tempo dalla Società Adamello, ed ora suscettibili di più razionale inquadramento nel sistema di derivazioni che fanno capo a Temù.

Un esame oro-idrografico di questo complesse bacino dell'Altissimo Oglio (Avio escluso), che misura circa 158 Kmq. ha portato a distinguere nettamente una porzione di esso in sinistra, la quale attinge estese pendici nevose e ghiacciai del gruppo Adamello, ed è suscettibile di utilizzazione conveniente ad alta quota, con coefficente di deflusso notevolmente superiore al medio caratteristico dell'intero bacino.

E' risultato per contro, che tutto il rimanente comprensorio presenta indici idrografici di poco variabili, col variare della quota di presa fra 1 500 e 1700; cosicchè risulta ovvia la convenienza di impostazione delle prese a quota più prossima al limite inferiore che al superiore, mentre alla derivazione di sinistra Oglio si confà una quota di parecchie centinaia di metri più alta.

Delineate così le altitudini rispettive più confacenti in massima alle due distinte derivazioni, in cui conviene smembrare gli originarii schemi, è apparso di immediata convenienza tecnica ed economica allacciare la derivazione di sinistra al sistema dell'Avio.
Questo comprende una grande capacità di riserva stagionale, (circa 17 milioni di mc.) dispone di potenti condotte a bassa e ad alta pressione, e di cinque gruppi generatori (50.000 HP) in centrale a Temù.
In questa forma, con un canale di circa 8 Km., ben 19 Kmq. di bacino imbrifero possono essere utilizzati in connessione coi 25.5 Kmq. dell'Avio, beneficiando di capacità regolatrici già predisposte, e di un complesso imponente di impianti alla produzione di potenza.

Questa connessione appare tanto più preziosa, in quanto la visita dei serbatoi sommariamente proposti nei progetti antecedenti consente di attribuire ben scarsa attendibilità alle previsioni di loro attuazione.
Allorchè si consideri la importanza somma di correggere con una almeno parziale regolazione stagionale il diagramma naturale di deflusso di questi alti corsi d'acqua, per una più completa utilizzazione delle portate disponibili, e per un notevole miglioramento di qualità dell'energia generabile, l'inquadramento della parte migliore per ricchezza idrica dell'intero bacino, in un sistema come quello dell'Avio, racchude una soluzione di razionalità del tutto evidente.

Tentativi di confronto con utilizzazioni più basse degli stessi bacini di sinistra, a quote fra 1700 e 1500, hanno condotto a conclusioni nettamente sfavorevoli; aumento di sviluppo delle condutture, e diminuzione contemporanea rilevantissima dell'indice idrografico.
Di quì una riconferma piena ed assoluta della soluzione impostat a sul sistema Avio.
Di quì ancora la necessità di consociazione amministrativa - oltrechè tecnica - col sistema di derivazioni della Società Adamello.




centrale Altissimo Oglio di Temù


Passando al gruppo delle derivazioni di destra Oglio, si rileva subito come l'ampiezza rispettiva loro giustifichi senza esitazione uno sviluppo di canale principale che allacci successivamente il Fridolfo (o Arcanello o Valle di Viso), il Frigidolfo, la Val Massa, la Val Cané (o fiumeclo), circa 72Kmq. di bacino, e circa 10.2 Kml. di canale.
Non si esclude la convenienza di un ulteriore allacciamento eventuale dell'Ogliolo alla Valle di Viso (circa altri 14 Kmq. di bacino imbrifero, con circa 5.4 Km. di canale; ma questa ulteriore amplificazione si presenta più discutibile del resto dell'impianto, mentre già colle derivazioni più sopra descritte si raggiunge una utilizzazione notevolmente superiore a quelle dei progetti primitivi della Franchi Gregorini.
Perciò questo ulteriore allacciamento è statoindicatonei disegni a puro scopo illustrativo, senza comprenderlo positivamente nelle derivazioni progettate.

Quanto alla quota più opportuna per la complessa derivazione di destra, il carattere di prevalente ampiezza del ramo Frigidolfo rispetto agli altri, e la configurazione del suo bacino in corrispondenza alla conca di S. Apollonia, hanno fornito una indicazione di primaria importanza per la scelta della quota di presa dal Frigidolfo subito a valle di S. Apollonia.
Si aggiunga che, mentre gli altri serbatoi suggeriti nei progetti Franchi-Tosana sono apparsi del tutto problematici, non è sembrato di dovere a priori escludere la possibilità di sbarramento della amplissima conca pianeggiante di S. Apollonia.

Quivi con una diga di altezza inferiore a 30 m. appare possibile la creazione di un invaso di circa 8 milioni di mc.
Il grave onere degli espropri di immobili, e la imperfetta impostazione laterale della eventuale diga, trattengono dal concretare senz'altro un progetto di serbatoio; ma la importanza di esso in testa alle grandi derivazioni dall'Oglio, la possibilità di regolazione che esso consentirebbe per le sue acque di circa 1/3 del bacino imbrifero chiuso a Temù, consigliano nettamente di impostare la derivazione dal Frigidolfo a quota di poco inferiore a S. Apollonia.

Studii successivi e calcoli di convenienza economica diranno se il suindicato serbatoio sia da considerare senz'altro attuabile, nel qual caso le derivazioni dai corsi d'acqua precedenti il Frigidolfo (Valle di Viso ed eventualmente Ogliolo) dovranno essere effettuate a quota superiore alla massima ritenuta del serbatoio stesso.

Quanto al termine inferiore di questo canale di destra, esso è nettamente segnato dalla presa dall'Oglio presso Temù; la necessità di questo coordinamento impone che il canale dell'Altissimo Oglio si arresti circa 1 Km. dopo la Val Cané, affinchè la restituzione delle acque avvenga subito a monte della traversa già costruita dalla Società Adamello.

La centrale risulta assai opportunamente collocata di fronte alla centrale di Temù, nel piano sotostante alla strada nazionale.
La unificazione delle utilizzazioni in una centrale unica è ostacolata dalla rilevante ampiezza del fondo-valle (le due centrali disteranno tra loro circa 300 m.).
Sarà però possibile una notevole semplificazione dei servizi inerenti alla produzione dell'energia ed alla partenza delle linee.

Col coordinamento progettato si perviene ad una utilizzazione più vasta di tutte le precedentemente progettate, la derivazione di sinistra ha un indice idrografico di Kmq. 19 x 775,75 = 14.740.

La derivazione di destra è caratterizzata da un indice idrografico di Kmq. 72 x m 463,19 = 33.340.

Somma l'indice complessivo: 48.080.

Qualora si aggiunga l'allacciamento dell'Ogliolo, sono altri Kmq. 14 x 463,19 = 6.490.

L'indice della utilizzazione totale possibile 55.570.

Per contro il progetto del 1916 presentava una utilizzazione caratterizzata da circa 47.000 unità di indice idrografico,riducibili di colpo a 40.000 per il forzato abbandono del serbatoio di Val Bione e della conesa antieconomica derivazione, e riducibili ulteriormente a circa 38.000 per effetto di alcune rettifiche di computo dei bacini imbriferi.
Quanto al progetto Tosana del 1919, eso era sifattamente ridotto, da essere caratterizzato da un indice idrografico complessivo di circa 28.000.

Si aggiunga, a favore dell'odierno piano di coordinamento:
a) La utilizzazione sicuramente più intensa dei bacini di sinistra, allacciati ad un lago sistente;

b) La più sollecita attuabilità del suddetto gruppo di bacini, destinati ad impinguera una grande utilizzazione esistente, senza creare nuovi esercizi elettrici.
c) La maggiore razionalità della quota adottataa per la derivazine di destra, che consente - a parità di indice idrografico - la captazone di più vasti bacini.

d) La possibilità apprezzabilissima di attuazione di un vasto serbatoio, incompatibile cogli schemi precedenti, senza escludere la possibilità di attuazione di serbatoi già previsti nei precedenti progetti a più alta quota.

e) Il minor sviluppo complessivo di condotta, e la conseguente minore spesa d'impianto, nonostante l'incremento della utilizzazione sino al massimo limite.

Accertata così in linea idrografica e pratica la assoluta razionalità del piano adottato, passiamo a descrivere le particolarità più salienti:



Successivamente considerato che la costruzione dei tre serbatoi di regolazione sul Sellero, sulla Val Brandet e sul Campovecchio non era economicamente attuabile la Società Franchi Gregorini, ancora intestataria delle concessioni, chiedeva al Ministero di potere rinunciare alle maggiori portate derivanti dalla attuazione dei serbatoi suddetti.

Nel decennio successivo, nel 1932 la società Idroelettrica dell'Allione verrà incorporata direttamente nella società Adamello, mentre l'anno dopo, nel 1933 quando la Edison, a seguito della grande depressione degli anni trenta decide una sostanziale ristrutturazione societaria, cambia la denominazione di Società Generale Elettrica dell'Adamello in Società Generale Elettrica Cisalpina, incorporando in essa anche altre cinque società.

Avverrà dunque quel processo di concentrazione territoriale delle aziende elettriche, imposto dalle esigenze di verticalizzazione delle funzioni: produzione - trasmissione - distribuzione, che caratterizzerà lo sviluppo dell'industria elettrica in Italia fino alla nazionalizzazione degli anni sessanta.


Centrale di Paisco

L'impianto di Paisco venne realizzato utilizzando un bacino imbrifero di circa 20 Km2 in quanto, oltre alle due prese principali sul torrente Sellero e allacciamento al torrente Vivione tramite circa 500 m di apposito canalino di derivazione, lungo il tragitto del canale di derivazione, vennero captate le acque dei torrenti: Valle Largone, dei Molini, di Scala.

Il canale si svolge in sponda sinistra orografica della Valle di Paisco ed è parte in superficie e parte in galleria.
A proposito di questa galleria è da citare la preoccupazione del Comune di Loveno-Grumello al momento della costruzione, espressa con una lettera scritta al Prefetto ed al Genio Civile il 24 marzo 1920, in cui viene chiesta l'effettuazione di un sopralluogo; scrive infatti il sindaco:

"....la Società Franchi Gregorini sta costruendo un canale per usi industriali , che attraversa sopra questo abitato a mezzo di piccole gallerie, quasi superficiali, che per il loro modo di costruzione costituiscono un serio pericolo e compromettono la sicurezza dell'abitato....." (21)

Il canale di derivazione termina con una vasca della capacità di circa 80000 m3, con pianta esagonale irregolare, per quattro lati in rilevato murario a gravità ed il resto a ridosso della montagna.

Come si è già detto erano previste due condotte ma ne è stata costruita una sola, del diametro di 800 mm lunga circa 1230 m, che scende lungo il pendio della montagna in direzione del torrente Allione;
attraversa lo stesso tramite un ponte sulla strada di accesso alla centrale, si dispone parallela all'asse longitudinale della sala macchine, quindi con curva a 90 gradi entra in centrale.

Sono stati installate due turbine Pelton della potenza di 5300 e 2700 KW, accoppiate ad altrettanti alternatori da 7000 e 3600 KVA a 42 periodi/s, entrambi con eccitatrice principale coassiale.

Inizialmente la centrale viene collegata direttamente all'impianto inferiore di Forno tramite una linea a 12.000 V già predisposta con isolamento per 70.000 V; solo successivamente verrà installato il trasformatore elevatore previsto.

Negli anni a seguire, dopo che entrò a far parte della Società Generale Elettrica Cisalpina prima (1933) e direttamente della Edison poi (1942) gli impianti subirono radicali trasformazioni dal punto di vista degli schemi elettrici:
il passaggio di frequenza da 42 a 50 Hz ed alcune semplificazioni strutturali che portarono, in centrale di Paisco ad eliminare il gruppo da 2700 KW, in quanto, senza l'apporto del bacino imbrifero delle valli di Corteno, e senza le dighe, non era indispensabile e d'altro canto sarebbe stata non giustificata la spesa per convertire a 50 Hz il gruppo;
inoltre avendo nel frattempo realizzato la interconnessione con reti più estese, non risultava essenziale avere due gruppi, come lo era quando gli stabilimenti industriali dipendevano esclusivamente da questa centrale, e da quella di Forno per il proprio ciclo produttivo.

Altri ammodernamenti ci furono successivamente, quando la rete di trasmissione, ormai tutta a 50 Hz venne completamente trasformata alla tensione di 130 Kv, lasciando solo il collegamento Paisco - Forno a 70 KV, e quando, dopo la nazionalizzazione, vennero intrapresi i lavori di automatizzazione che consentirono l'eliminazione dei turni di servizio sostituiti dal telecomando degli impianti e la concentrazione organizzativa.

(21) Archivio Circolo Culturale Ghislandi, fondo Energia Elettrica busta 2 fascicolo 2 cartella 2


centrale di Salarno





centrale: sezione



centrale dei primi anni del Novecento




centrale: pianta



scivolo svaso lago d'Arno





Centrale Paisco





centrale di Cedegolo - 1910





centrale: pianta



centrale: sezione


centrale di Campellio





progettista



centrale di Campellio





Centrale Paisco





lago d'Arno





planimetria



Centrale Paisco





traversa Adamé





centrale Altissimo Oglio



valle Adamé





Centrale Paisco





opera di presa Fabrezza





Centrale Paisco





Centrale Paisco





canale Paisco




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Last updated 21.10.2007