Val di Fumo


articolo a cura di Gabriella Motta pubblicato su Atlante Bresciano estate '97 n. 51
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Geologia della Valcamonica Indagine geologica Pegmatiti

legge regionale di protezione ambientale flora protetta: raccolta regolamentata flora protetta: raccolta vietata


La Val di Daone-Fumo è con i suoi 24 Km la più estesa valle laterale del Trentino non abitata permanentemente regala un'escursione altimetrica e vegetazionale che va dai tepori della conca Eridia ai deserti nivali del ghiacciaio della Lobbia.
La parte superiore è interamente scavata nella tonalite, roccia caratteristica del massiccio dell'Adamello originatasi da una grande massa di magma raffreddatosi molto lentamente al di sotto della crosta terrestre, così da formare rocce dalla caratteristica tessitura (volgarmente detti graniti).

La Val di Daone-Fumo è un'ambiente tipicamente alpino, che oltre alla direttrice principale presenta convalli selvagge, e vere e proprie wildrness, soprattutto ora che l'attività zootecnica è diventata marginale: ambienti come la Val Danerba e Val di Leno, poco frequentate anche per la lunghezza degli itinerari, offrono l'opportunità di inconsueti incontri con la vita animale.
La quale risente e gode benefici di una gestione venatoria maggiormente attenta agli equilibri ecologici rispetto a quanto avviene oltre il confine bresciano.

I numeri sono di per sé eloquenti: 2.000 camosci nella valle (230 abbattuti con la caccia di selezione senza alcun decremento della popolazione), caprioli diffusissimi e cervo in espansione, almeno venti arene di canto (come sono detti i luoghi di corteggiamento) del superbo gallo cedrone, e diverse coppie nidificanti di aquila.

L'incontro con la marmotta è pressochè assicurato all'escursionista, soprattutto in prossimità di macereti oltre il limite della vegetazione forestale.
Recentemente il Parco Adamello-Brenta, al quale la Val di Fumo appartiene dal novembre 1987, con un'operazione attuata congiuntamente al Parco lombardo dell'Adamello, ha reintrodotto una ventina di stambecchi nella vicina Valle di San Valentino.

La colonia si é subito insediata nella Val di Fumo-Daone.

I boschi della Val Daone, oltre la fascia di latifoglie che giunge con faggio, frassino e castagno fino ai mille metri di quota, sono dominati dal peccio, frammisto localmente all'abete (il tronco di un esemplare eccezionale di quest'ultima specie, abbattuto durante i lavori di realizzazione dell'invaso di Malga Boazzo, è visibile nel parco alla bora di Daone).

Più sopra l'abete si mescola al larice che si impone soprattutto nella fascia superiore del bosco. Oltre la diga dell'ex-malga Bissina, tra mughi, ontani verdi e splendidi rododendri, cresce anche il pino cembro (l'unico pino italiano con gli aghi riuniti in fascetti di cinque) che qui vegeta in una delle stazioni più meridionali di tutto l'arco alpino, ospitando la immancabile, gracchiante nocciolaia.

Oltre il bosco iniziano i pascoli di Malga Breguzzo e Fumo che, similmente a quelli delle valli laterali, sono generalmente caricati di mandrie bresciane (la tradizione pastorale della zona è legata alla Valcamonica; ancora oggi i comuni di Cevo, Paspardo e Saviore dell'Adamello sono proprietari nella vallata trentina di superifici pascolive e alpestri per oltre 2.500 ettari).

Superato l'invaso di Bissina ha inizio la Val di Fumo propriamente detta; l'area, con l'esclusione degli alpeggi, è sottoposta a regime di riserva naturale integrale inserita nel Parco Adamello-Brenta. La parte bassa è dominata da interessantissime torbiere alpine, rivelate in estate dalla cotonosa fioritura dell'erioforo; insieme a quelle di malga Clevet ad est del monte Bruffione rappresentano le zone più umide più importanti di tutta la Valle del Chiese.

Da qui anticamente venivano fatti fluitare i tronchi segati lungo il fiume; è ancora visibile il resto di una vecchia serra (briglia in legname e pietrame) posta ove presumibilmente aveva inizio il trasporto dei tronchi per via idrica.

L'azione glaciale pregressa è osservabile nella sezione perfettamente ad U della Valle, nei numerosi circhi glaciali in alcuni dei quali sono ospitati deliziosi laghetti alpini (di Campo, d'Avolo, di Mare, di Copidello), nelle rocce montonate e striate, nei depositi morenici nonché direttamente nei resti dell'antico ghiacciaio, ora ritiratosi in una piccola lingua collegata a quella della Lobbie, ed in altre 14 vedrette di modesta estensione censire dal Comitato Glaciologico Trentino prevalentemente nel versante di sinistra idrografica.

Allestito dal Parco Naturale Adamello-Brenta, è possibile percorrere un sentiero naturalistico autoguidato lungo l'accesso al rifugio Val di Fumo, aiutati dai tredici cippi apposti e dal volumetto illustrativo, in distribuzione presso la sede del Parco o in loco.
articolo a cura di Gabriella Motta pubblicato su Atlante Bresciano estate '97 n. 51



La val di Fumo, pur essendo da sempre territorio trentino, di fatto, fino agli anni cinquanta del novecento, quando venne costruita la attuale strada carrozzabile al servizio dei cantieri idroelettrici del sistema alto Chiese era praticamente territorio bresciano in quanto più vicino alla Valsaviore che ai paesi del trentino.

Infatti le malghe del lago di Campo e del Campo di Sotto erano di proprietà del comune di Saviore, mentre quelle di Bissina e del Breguzzo del comune di Paspardo.

Attualmente le malghe di Saviore sono praticamente abbandonate (fin dai primi anni sessanta); la malga Bissina è stata occupata dall'invaso del lago artificiale omonimo ed al posto della malga Breguzzo c'è il nuovo rifugio Val diFumo.

IMMAGINI


Val di Fumo: alla memoria....


lago di Campo


lago di malga Bissina


diga di malga Bissina


malga lago di Campo


lago di Campo e Val di Fumo





La val di Fumo, pur essendo da sempre territorio trentino, di fatto, fino agli anni cinquanta del novecento, quando venne costruita la attuale strada carrozzabile al servizio dei cantieri idroelettrici del sistema alto Chiese era praticamente (fatte salve le antiche e secolari lotte) territorio bresciano in quanto più vicino - raggiungibile facilmente a piedi - alla Valsaviore, a Paspardo e Cimbergo, che ai paesi del trentino.

Infatti le malghe del lago di Campo e del Campo di Sotto erano di proprietà del comune di Saviore, quelle di Bissina e del Breguzzo del comune di Paspardo, quelle di Leno del Comune di Cimbergo.

da: VALSAVIORE 1915 -1918 La guerra sull'uscio di casa di ANDREA BELOTTI -
Cap. 2° Valsaviore - Tirolo: un confine di secolari controversie

Oltre al Comune di Saviore, proprietario delle malghe Breguzzo, Campo di Sopra, Campo di Sotto, Re di Castello, Cerudine, in Val di Fumo e di Daone tenevano malghe e pascoli anche i
Comuni di Paspardo (malghe Bissina, Ervina, Pietra Fessa e Latola) e di
Cimbergo (malghe Leno, Gello, Gelino).

Attualmente (2007) le malghe di Saviore sono praticamente abbandonate (fin dai primi anni sessanta del '900); la malga Bissina è stata occupata (anni '50) dall'invaso del lago artificiale omonimo ed al posto della malga Breguzzo (anche ex capanna Levade?) c'è il nuovo rifugio Val di Fumo.

In Valsaviore le malghe della val di Fumo erano denominate "i mucc de l'aitÆr" che tradotto in italiano suonerebbe: le malghe più "in dentro".

Fino agli anni cinquanta del novecento furono regolarmente utilizzate dai rispettivi comuni proprietari, e poi abbandonate.

Per un lungo periodo la val di Fumo, oltre che meta per incursioni di caccia da parte di alcuni "noti" cacciatori della Valsaviore, provenienti soprattutto dai cantieri idroelettrici di Adamé e di Campellio, fu la "patria" del "Munela". Costui, il sig. Monella di Cevo era un personaggio caratteristico, dotato di una certa cultura popolare che gli derivava dalla sua passione per la lettura, e dalla sua esperienza di migrante in America; era inoltre non allineato con il sentire comune del suo tempo circa il clericalismo bigotto che permeava ogni momento della vita comunitaria dei paesini di montagna.

Egli, ogni anno, in estate, da giugno ad ottobre, migrava in val di fumo e conduceva una vita assolutamente solitaria, vivendo dei prodotti della natura che raccoglieva (erbe, bacche, frutti di bosco, funghi ecc.) e di quanto riusciva a cacciare (con archetti, lacci, trappole varie), oppure a pescare (con reti, pesche morte, nasse ecc.).

Dal paese si portava la farina (bianca e gialla), il sale, un po' di pane e pochi altri effetti personali.

Non si faceva mai vedere, né dai malghesi delle malghe, né dai cacciatori; quando in autunno tornava in paese, incontrando i cacciatori che avevano fatto qualche incursione in val di Fumo, ci teneva ad evidenziare che li aveva visti ed aveva seguito i loro spostamenti, e glieli descriveva con dovizia di particolari.

Negli ultimi anni in cui visse, credo verso la fine degli anni quaranta del novecento, non era più in grado di andare in val di fumo, ed allora passava le sue giornate a raccontare le sue sperienze e a fare sfoggio della sua cultura popolare tramite storielle o aneddoti.

Un giorno, trovandosi nei pressi del municipio di Cevo, vede arrivare il nuovo sindaco, da poco eletto, a bordo di una Vespa Piaggio nuova fiammante, che si ferma a salutarlo ed a scambiare qualche convenevole.

Ad un certo punto, il Monella, osservando la scritta Vespa bene in vista sulla parte anteriore del mezzo, esclama:
è proprio vero che ormai siamo in un mondo alla rovescia:

una volta erano le vespe che andavano sugli stronci; ora sono gli stronci che vanno sulle vespe!!


La questione "mucc de l'aitÆr" è tornata di attualità, sollevata dall'opposizione (di destra !?) nel Consiglio comunale di Saviore dell'Adamello del 09.06.2006

Proprietà Comunali in Val di Fumo.

È una questione vecchia.
Come si sa (anche se non tutti) il Comune di Saviore dell’Adamello è proprietario delle malghe e di 9.500.000 (novemilionicinquecentomila) metri quadrati di terreno in Val di Fumo nel Comune di Daone (Trento), ereditati molti anni fa, e sembra che la Provincia di Trento ma anche alcuni privati siano disponibili all’acquisto di queste proprietà.

Non sarebbe il caso di esaminare seriamente la vicenda? Anche perché il valore della nostra proprietà non è indifferente (si parla di 2/3 milioni di euro) e quei soldi spesi bene nel nostro Comune non sarebbe buona cosa?
Con tutta la delicatezza del caso, si può pensare di avviare una trattativa con i Trentini, per valutare vantaggi e svantaggi di una eventuale vendita?
Naturalmente tutto deve essere fatto con il coinvolgimento dell’intera popolazione.

La proposta è sembrata ragionevole.

da: Terra di Valsaviore 2006


... La proposta è stata accettata dall'amministrazione comunale.....

Domenica 25 novembre 2007 - referendum consultivo della popolazione per dire SI oppure NO alla vendita (per Euro 3.700.000/00) dei 9.500.000 mq di terreno.

EVVIVA!! - ecco i risultati:
262 SI
283 NO
"i mucc de l'aitÆr" restano alla VALSAVIORE


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Last updated 28.11.2007