Gli Artiodattili appoggiano sul terreno con due dita, il terzo e il quarto,
ognuno rivestito da uno zoccolo.
Il primo dito (pollice e alluce) manca sempre, mentre il secondo e il quinto
possono sussistere ben sviluppati, come ad esempio nel Cinghiale ove prendono
il nome di guardie, o essere ridotti a minimi rudimenti, sollevati sul fianco
del piede, negli altri ungulati, in cui sono denominati zoccoletti o speroni.
Non toccano terra quando l’animale cammina normalmente al passo e se ne possono
osservare i segni solo in terreni coperti di neve molto molli.
Col termine di impronta si intende il disegno risultante dall’impressione del
piede sul suolo; il piede dei maschi è caratterizzato da pinzette chiuse,
con filetto appena marcato; pinzette aperte e filetto marcato, di uguale larghezza,
contraddistinguono le femmine in cui le pinzette, sono anche più appuntite
e le impronte più piccole.
In animali giovani (anchessi con pinzette appuntite) e nelle femmine il piede
anteriore è di grossezza pari a quello posteriore, mentre nei maschi adulti il
piede anteriore aumenta di dimensioni con il passare dell’età.
Col termine di traccia, pesta, orma, si indica il disegno risultante dall’impronta dei quattro
piedi di uno stesso animale (o anche l’odore lasciato); pista è una successione
di tracce, mentre andatura è il modo di camminare dell’animale, o anche la
distanza tra i piedi anteriori e posteriori.
Lo stomaco è sempre piuttosto voluminoso, in relazione alle grosse quantità di
cibo di origine vegetale, spesso di ridotto potere nutritivo, che viene ingerito.
Mentre nel Cinghiale lo stomaco non è concamerato (animale monogastrico),
i Ruminanti hanno lo stomaco quadriloculare, cioè diviso in quattro camere
(rumine, reticolo, omaso ed abomaso).
Il cibo, ancora ad uno stato piuttosto grossolano, passa dall’esofago nel rumine,
la piu’ grossa delle concamerazioni, la cui funzione è quella di immagazzìnare
l’alimento, arricchirlo di acqua, impastarlo per mezzo delle contrazioni muscolari
delle pareti, farlo fermentare per azione della flora batterica
(batteri anaerobi del genere Clostridium ecc.) e dei Protozoi (Infusori)
di cui il rumine stesso è ricco.
Questi microorganismi provvedono alla digestione dei materiali vegetali ed in
particolare della cellulosa, sìntetizzano aminoacidi e proteine.
Poi il cibo passa nel reticolo, di forma tondeggiante, con la parete interna alveolare, di
aspetto reticolare, da cui viene rigurgitato in bocca per mezzo di contrazioni
peristaltiche, al fine di essere nuovamente masticato (ruminazione).
Nuovamente inghiottito, il bolo alimentare ormai quasi liquido oltrepassa reticolo e
rumine scorrendo in una doccia profonda sulla parete anteriore del reticolo e
giunge all’omaso, in cui avviene il riassorbimento dell’acqua e finalmente
all’abomaso, lo stomaco propriamente detto, tappezzato da una mucosa
pieghettata e ricco di ghiandole gastriche, dove è digerito.
Una peculiarità dell’apparato digerente dei Ruminanti è rappresenta dalla
presenza a volte del “bézoard”, una concrezione leggera, di forma tondeggiante,
della grossezza di una noce, di colore scuro brillante;
trae origine essenzialmente dai peli ingenti dagli animali leccandosi il mantello,
da fibre vegetali indigerite, da resine di conifere, amalgamate e compresse dai
movimenti dello stomaco.
L’intestino è sempre piuttosto lungo.
La dentiziorìe merita di essere considerata: negli Ungulati, (come piu’ in generale in tutti i
Mammiferi), si ritrovano quattro tipi di denti, disposti in duplice serie sul
mascellare superiore ed inferiore: Incisivi (I), Canini (C) Premolari (P) e
Molari (M).
Il numero ed il tipo di denti presenti nell’emimascella e nella
emimandibola viene indicato con una formula niassuntiva. Ad esempio per il
Cinghiale (che presenta tra l’altro la formula dentaria completa dei Mammiferi
placentati primìtivi)la formula è la seguente:
3.1.4.3 / 3.1.4.3.
con cui si indica la presenza in metà arcata dentaria superiore ed inferiore
di 3 Incisivi, 1 Canino, 4 Premolani e 3 Molari; il numero totale di denti
dell’animale è 44, il doppio della somma dei valori indicati che, come già detto si riferiscono
esclusivamente a metà mascella e metà mandibola.
Le lettere I,C,P, ed M, seguite da un esponente in alto o in basso, definiscono
ogni dente in rapporto alla formula originale dei Mammiferi Placentati:
I2 ad esempio indica il secondo incisivo della mascella superiore.
M1 il primo molare inferiore.
I Suiformi (Cinghiale) presentano la formula sopra espressa, mentre nei Ruminanti
la situazione è la seguente:
Cervidi: 0.1.3.3 / 3.1.3.3. = 34
Bovidi 0.0.3.3./ 3.1.3.3. = 32
Come si vede i Suiformi hanno nel mascellare superiore gli incisivi ed i canini;
gli incisivi sono assenti nei Ruminanti e al loro posto si trova un cuscinetto
corneo che si contrappone agli incisivi e ai canini inferiori permettendo di
recidere le fibre vegetali prese dalle labbra protrattili;
i canini possono essere presenti per lo meno durante una parte della vita nei Cervìdi,
mentre sono sempre assenti nei Bovidì.
Nel mascellare inferiore i canini sono nel Cinghiale molto sviluppati, mentre
assumono nei Ruminanti un aspetto a spatola simile a quello degli incisivi.
I canini sono separati dai premolari da una interruzione (diastema).
Nei Ruminanti manca il primo premolare sia superiore che infeniore.
I Denti molari, pur essendo in entrambi i sottordini
piuttosto estesi, presentano nel Cinghiale una superficie triturante con
tubercoli di forma tondeggiante, che nell’usura restano isolati (denti
bunodonti), mentre nei Ruminanti si ha nell’erosione, la formazione di creste
longitudinali o semilunari (denti selenodonti)
In tutti gli Artiodattili,
appaiono inizialmente denti temporanei, (dentizione da latte), poi sostituiti
da denti permanenti. La sostituzione non interessa i molari che compaiono già
come denti permanenti.
Particolare importanza riveste nei
Ruminanti il trofeo, rappresentato dalle corna o dai palchi in
effetti oltre a costituire un ricordo per il cacciatore, il trofeo ha un
innegabile valore come “indicatore” dello stato di salute di una popolazione di
animali selvatici e pertanto sono da ritenersi particolarmente utili ai fini
della gestione le mostre di trofei a livello locale; d’altra parte le
esposizioni a livello nazionale e internazionale in cui venqono esposti i
migliori trofei (valutati secondo formule ufficiali riconosciute dal C.I.C.
nell’assemblea generale di Parigi del 1952) testimoniano una competenza in
materia di esercizio venatonio inteso come gestione e di conservazione della
qualità degli ambienti.
Si è parlato di corna e dì palchi; è infatti necessario
fare una distinzione tra il trofeo dei Bovidti (corna vere) e quello dei Cervidi
per i quali il termine più esatto non è corna bensi’ palchi.
Analizziamo le differenze:
- le corna presenti nel Camoscio (maschio e femmina), Stambecco (maschio e femmina) e Muflone
(maschio, a volte anche nelle femmine) sono costituite da materiale organico
simile a quello di cui sono composte unghie e peli (cheratina), prodotto da un
tessuto di raccordo tra il corno stesso e la sottostante parte ossea (os cornu).
Si tratta pertanto di astucci cornei che vengono ad apporsi sopra l’os cornu:
la parte ossea si diparte dall’osso frontale ma presenta una densità
inferiore a quella delle ossa del cranio.
Le corna sono permanenti, cioè non
vengono mai perse, ma la loro Crescita subisce un rallentamento durante la
stagione invernale, da novembre a marzo, per vari fattori di carattere ormonale
legati anche alla carenza di cibo.
Il rallentamento o l’arresto nella crescita determina la comparsa di cerchi di giunzione,
di anelli (detti d’accrescimento o d’età) che permettono di valutare l’età degli animali sulla
base del numero di inverni passati.
Col trascorrere degli anni la produzione di sostanza cornea diminuisce.
- I palchi dei
Cervidi sono invece un carattere sessuale secondario, presente nei soli maschi;
non si tratta di tessuto corneo ma di un vero e proprio tessuto osseo che ha
dunque un’origine embrionale simile all’os cornu più che all’astuccio corneo
dei Bovidi.
I palchi dei Cervidi vengono persi
ogni anno e ogni anno di nuovo costituiti; la caduta e la nicrescita avviene al
di fuori del peniodo degli amori.- La caduta è determinata dall’interruzione
della circolazione sanguigna alla base dei palchi; si modifica notevolmente la
oarte superiore degli steli Ossei che si dipartono dall’osso frontale.
Sotto la rosa, per azione di cellule ossee particolari (osteoclasti),
si stacca una fine lamella dell’estremità dello stelo, in alcune settimane, e
cade con i palchi.
La superficie di separazione diventa ad ogni caduta sempre
piu’ convessa per cui man mano che l’animale invecchia i suoi palchi sì aprono
sempre di piu’ e gli steli si accorciano, i due palchi cadono in momenti
diversi, ma tanto più simultaneamente quanto più essi sono pesanti; d’altra
parte quando un palco è caduto l’animale cerca di provocare la caduta
dell’altro.
Nel giro di uno - due giorni dopo la caduta, la piaga si è
cicatnizzata per la formazione di una pelle vellutata (velluto) e di un tessuto
noto come periostio, di origine mesodermica.
La vascolarìzzazione penifenica dello stelo apporta gli elementi
minerali indispensabili alla costituzione di nuovi palchi che cominciano il
loro sviluppo sotto la protezione del velluto e del periostio.
Quando i nuovi
palchi sono formati il velluto si secca e cade a brandelli a seguito dello
strofinio operato dall’animale contro alberi ed arbusti, e si scopre il palco
osseo percorso dai solchi dei vasi sanguigni.
Lo sviluppo dei trofei dipende
sia nei Bovidi che nei Cervidi da diversi fattori:
in particolare dall’ età
dell’animale, suo tato di salute, fattori ereditari, densità e struttura della
popolazione, caratteristiche dell’ambiente.
Tutti questi fattori agiscono per
mezzo di ormoni, agenti stimolanti prodotti da ghiandole endocrine e portati
dal sangue.
Particolarmente agiscono gli ormoni dell’ipofisi, e dei testicoli;
ad esempio nel Capriolo durante l’inverno la crescita delle corna è stimolata
dalla produzione da parte dell’ipofisi di un ormone chiamato somatotropina.
In primavera, aumentando l’intensità e la durata della luce, l’ipofisi comincia a
produrre anche un altro ormone, la gonadotropina, che agisce sui testicoli
promuovendo la produzione di spermatozoi e di un terzo Ormone, il testosterone.
Il testosterone agisce a sua volta bloccando la somatotropina e determinando
l’arresto della crescita dei palchi; ha allora inizio l’ossificazione di questi
e successivamente la perdita del velluto.
Con l’autunno l’ipofisi cessa
gradualmente di produrre gonadotropina, i testicoli si riducono di dimensioni e
viene a mancare lazione di controllo del testosterone sulla Somatotropina.
La rinnovata azione dì questo ormone determina la caduta dei vecchi palchi e la
crescita dei nuovi.
In caso di arresto dell’attività
dei testicoli ad esempio come conseguenza di ferite, la formazione dei palchi
subisce delle alterazioni.
I maschi castrati subito dopo la nascita non formano
mai palchi; se la castrazione avviene quando i palchi sono già formati e liberi
dal velluto, cadranno nel giro di qualche settimana.
Ad esempio nel Capriolo
essi saranno subito rimessi ma rimarranno sempre coperti da velluto (parrucca);
la castrazione dei maschi in velluto conduce direttamente alla parrucca.
Negli Artiodattili sono presenti 1 o 2 paia di mammelle, inguinali, ad eccezione del Cinghiale in cui le
mammelle sono 6 paia ed addominali.
Il pelo è Costituito da una
parte piu’ corta e lanosa (borra) e da peli pìù lunghi (giarra) che nei
Suiformi possono assumere l’aspetto di setole. Il pelo è sottoposto a mute
stagionali.
Sono presenti anche diverse ghiandole, sparse per il corpo; ghiandola del grifo,
nei Suiformi, in cui è presente pure una ghiandola mentoniera svilupapata
soprattutto durante il periodo riproduttivo; inoltre anche ghiandole carpiane,
ghiandole proctodeali, perianali, prepuziali.
Nei Ruminanti, ghiandole retrocornali, e particolarmente sviluppata la ghiandola del lacrimatoio che,
alloggiata in una fossa preorbitale secerne una sostanza odorosa. Queste
ghiandole svolgono in genere la funzione di richiamo sessuale, di
riconoscimento e di delimitazione dei territori.
In effetti l’olfatto, insieme
all’udito rappresenta il senso piu’ sviluppato; l’occhio ha nel
Cinghiale una pupilla rotonda mentre la pupilla è nei Ruminanti di forma quasi
rettangolare, disposta parallelamente al suolo.
|
zampa di artiodattilo
pino cembro
pino cembro
pino cembro
"larasì"
"larasì"
"malì"
alta val Malga
|