Ecosistemi forestali del parco Adamello

da lezioni corso G.E.V. - dispensa dott. A. Ducoli

paesaggio forestale montano (pag.7)



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ECOSISTEMA FORESTALE DEL PARCO DELL’ADAMELLO: GESTIONE E TUTELA

3 Il paesaggio forestale dell’orizzonte montano (1000 – 1600 m s.l.m.)

Nella fascia altitudinale del Piano montano, gli effetti dell’antropizzazione del territorio si fanno meno evidenti e i caratteri tipici di foresta si delineano in maniera predominante.

L’elemento arboreo caratterizzante questi ambienti e l’abete rosso - Picea abies che, pur consociandosi con numerose altre specie, tende a formare boschi pressoché puri relegando altre specie quali il larice - Larix decidua, l’abete bianco - Abies alba, il nocciolo Coryllus avellana, il sambuco - Sambucus nigra, la betulla – Betula verrucosa, in superfici contenute.

Dal punto di vista fioristico possiamo invece certamente ricordare la Pyrola rotundifolia, l’Aquilegia atrata, dai petali nero-violacei che fioriscono in particolare tra giugno e luglio: appartenente alla numerosa famiglia delle Ranuncolacee, la “rampicante” Clematis alpina (Spesso lunga oltre i due metri, con inconfondihili e delicati fiori azzurru-viola penduli a forma di campanella); in estate è la stagione della splendida fioritura del giglio martagone (Lilium martagone), i cui fiori, riuniti in infiorescenze terminale a più elementi, si presentano con stupende corolle rosee maculate di scuro; nei boschi e nelle radure è facile imbattersi in piante alte fino a 150 cm, provviste di infiorescenze vistose formate da numerosi fiori rosei : è Thalictmum aquilegifolium, che fiorisce in tarda primavera-inizio estate; tipica dei boschi puri di abete rosso freschi è invece Saxifraga cuneifolia, dalla cui inconfondibile rosetta basale si stacca un’infiorescenza di 5 – 10 fiori bianchi.

Possiamo riassumere la trattazione dei boschi dell’orizzonte montano a tre tipi principali di ecosistemi:

a. Il bosco misto di abete rosso, abete bianco e latifoglie

Nelle situazioni caratterizzate da una maggiore fertilità stazionale e da un’orografia non eccessivamente “mossa” (esposizioni prevalenti a ovest/nord-ovest e versanti raramente oltre il 60 % di acclività, l’abete rosso - Picea abies condivide la stazione forestale con molte altre specie che vi partecipano in forma più o meno accessoria. Si tratta sostanziaflnente di forme di transizione dal bosco di latifoglie del piano submontano ai boschi di conifere del piano montano.

Nel Parco dell’Adamello l’abete rosso rimane anche in queste situazioni l’elemento arboreo principale tuttavia, si osserva una certa presenza di “latifoglie nobili” quali ad esempio il frassino - Fraxinus excelsior, l’acero di monte - Acer pseudoplatanus, il faggio – Fagus sylvatica, il tiglio – Tilia platyphylla, e specie accessorie e/o preparatorie quali il nocciolo – Corylus avellana, il sambuco nero – Sambucus nigra, la betulla – Betula verrucosa e il pioppo tremolo – Populus tremula.

Questo tipo di boschi assume un’importanza notevole nell’economia complessiva dell’ecosistema, perché presenta la convivenza dei caratteri ecologici sia dei boschi di conifere sia di quelli di latifoglie. Questo fatto è ben osservabile nell’estrema varietà biologica delle specie animali che vi si possono trovare: possiamo citare in particolare. tra gli uccelli l’astore — Accipiter gentilis, il tordo bottaccio — Turdus philomelos, il cuculo — Cuctdus canorus, il fringuello — Fringilla coelebs, la cincia mora — Parus ater e il picchio rosso maggiore — Dendrocopus major; tra i mammiferi il toporagno alpino — Sorex alpinum e il toporagno nano — Sorex minutus, la martora – Martes martes e la faina — martes foina , il topo dal collo giallo — Apodemus flavicollis e l’arvicola rossiccia – Clethrionomys grareolus, la volpe — Vulpes vulpes; tra gli anfibi la rana rossa alpina — Rana temporaria, mentre tra gli insetti il vistoso coleottero Cerambicide rosalia delle Alpi — Rosalia alpina.

b. boschi puri di abete rosso

Salendo in quota lungo il pendio si assiste ad una sempre più netta domìnanza dell’abete rosso — Picea abies e delle sue formazioni più tipiche le peccete montane. All’interno del parco dell’Adamello sono stati descritti diversi tipi di pecceta che possiamo riassumere, a seconda del tipo di ambiente in cui i sviluppano, in quattro grandi categorie:
peccete montane xerofile (degli ambienti più asciutti), ...................,
......................, peccete montane igrofile.

Per ognuno dei tipi citati vengono quindi individuati, dai tecnici forestali numerosi sottotipi e categorie che in questa sede non tratteremo nel dettaglio specifico limitandoci ad una desrizione di più ampio respiro.

L’abete rosso è sicuramente la più diffusa conifera di tutto Continente Europeo e, anche per la notevole qualità tecnologica del suo legnami unitamente ad una certa facilità di gestione dei suoi soprassuoli, viene spessso utilizzato per scopi produttivi. Sulle Alpi tuttavia la gestione produttiva dei soprassuoli di pecceta è fortemente condizionata dalla difficile situazione orografica che non consente la possibilità di prelievo di legname a basso costo, questa situazione è ben osservabile anche nei territori del parco dove si assiste ad una convivenza sinergica tra forme gestionali produttive e protettive.

Nonostante l’estrema diffusione di questi soprassuoli ia loro caratteristica principale è la notevole fragilità, principalmente attrihuihile alle caratteristiche stesse dell’abete rosso che dispone di un apparato radicale estremamente superficiale; questo fatto impone forme di gestione attente che cerchino di mantenere il maggior tasso di biodiversità del soprassuolo e soprattutto di evitare l’ottenimento di popolamenti arborei di abete rosso coetanei notoriamente più instabili di quelli disetanei.

Non è raro infatti osservare estese superfici che, per effetto degli agenti atmosferici, presentano tutti i soggetti sradicati; in condizioni naturali queste situazioni rientrano nei normali cicli di “ricambio” del soprassuolo e solo in rari casi comportano modittcazioni irreversibili dell’ecositema (ritorno dal bosco alla “landa”), in altre situazioni è preferibile “guidare” il bosco verso questo ricambio attraverso forme di taglio adeguate (taglio saltuario, diradamenti. ecc).

Nel complesso i boschi a prevalenza di abete rosso sono caratterizzati dalla netta dominanza di questa specie; questa dominanza in alcuni casi è assoluta mentre in altri casi all’abete rosso si associano, in misura quasi sempre contenuta altre specie quali il - Larix decidua, l’abete bianco – Abies alba, l’acero di monte – Acer pseudoplatanus, il frassino - Fraxinus excelsior, il salicone - Salix caprea, il pioppo tremolo – Populus tremula, e altre specie più o meno minori.

Dal punto di vista faunistico le peccete offrono un tasso di biodiversità minore rispetto ad altri tipi di bosco anche perché minore è la presenza di specie vegetali tra loro diverse. Un ruolo sicuramente fondamentale per garantire la presenza di un numero maggiore di nicchie utilizzabili dalle singole specie viene esercitato dalle “microaperture” del soprassuolo che favoriscono una maggiore diversificazione dell’ecosistema.

Sono strettamente legati a questo tipo dì bosco due specie tra le più conosciute in ambiente alpino quali lo scoiattolo - Sciurius vulgaris e il gallo cedrone - Tetrao urogallo: numerose altre specie lo utilizzano per compiere parte del proprio ciclo fisiologico, tra cui soprattutto: il crociere - Loxia curvirostra, il lucherino – Cardelius spinus, il luì piccolo – Philloscopus collybita; e ancora gli insetti adelgide dell’abete - Adelges abietis e il temutissimo tipografo – Ips typographus (un coleottero scolitide che può provocare il deperimento di intere foreste).

c. I boschi misti di abete rosso e larice

In alcune situazioni “il dominio” dell’abete rosso – Picea abies, viene in qualche modo controbilanciato dalla convivenza con il larice – Larix decidua. La diffusione del larice, che solitamente predilige ambienti subalpini, anche a quote più basse è principalmente dovuta alla sua grande capacità di disseminazione e al suo carattere microtermo (riesce a vegetare con escursioni termiche elevate); in alcuni suoli la sua presenza è dovuta alla composizione dei soprassuoli ed è nettamente dominante (lariceti montani).

La presenza del larice favorisce anche una maggiore partecipazione delle specie vegetali già osservate precedentemente e quindi viene sempre letta come un fattore positivo per l’economia dell’ecosistema (maggiore biodiversità).

Ricordando che nella prassi sono osservabili in questi ambienti le specie animali precedentemente citate si può certamente sottolineare come questo tipo di boschi costituiscano il naturale rifugio nella stagione fredda per gli animali degli orizzonti superiori (camoscio – Rupicapra rupicapra, stambecco – Capra ibex, gallo forcello - Tetrao tetrix) Una menzione particolare meritano infine insetti che hanno specializzato il proprio ciclo biologico sul larice; i lepidotteri limantria – Lymantria monaca e zerirafera - Zeiraphera diniana, e l’adelgide del larice - Adelges laricis.


pozza d'Arno


Arno


Salarno


Benedetto Avio


Baitone


lago di Campo


stambecco


Sellero


Scianica


Cedegolo


Grevo



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