ECOSISTEMA FORESTALE DEL
PARCO DELL’ADAMELLO: GESTIONE E TUTELA
3 Il paesaggio forestale
dell’orizzonte montano (1000 – 1600 m s.l.m.)
Nella fascia altitudinale del Piano montano, gli
effetti dell’antropizzazione del territorio si fanno meno evidenti e i
caratteri tipici di foresta si delineano in maniera predominante.
L’elemento
arboreo caratterizzante questi ambienti e l’abete rosso - Picea abies che, pur
consociandosi con numerose altre specie, tende a formare boschi pressoché puri
relegando altre specie quali il larice - Larix decidua, l’abete bianco - Abies
alba, il nocciolo Coryllus avellana, il sambuco - Sambucus nigra, la betulla –
Betula verrucosa, in superfici contenute.
Dal punto di vista fioristico possiamo invece certamente ricordare la Pyrola
rotundifolia, l’Aquilegia atrata, dai petali nero-violacei che fioriscono in
particolare tra giugno e luglio: appartenente alla numerosa famiglia delle
Ranuncolacee, la “rampicante” Clematis alpina (Spesso lunga oltre i due metri,
con inconfondihili e delicati fiori azzurru-viola penduli a forma di campanella);
in estate è la stagione della splendida fioritura del giglio martagone (Lilium
martagone), i cui fiori, riuniti in infiorescenze terminale a più elementi, si
presentano con stupende corolle rosee maculate di scuro; nei boschi e nelle
radure è facile imbattersi in piante alte fino a 150 cm, provviste di
infiorescenze vistose formate da numerosi fiori rosei : è Thalictmum
aquilegifolium, che fiorisce in tarda primavera-inizio estate; tipica dei
boschi puri di abete rosso freschi è invece Saxifraga cuneifolia, dalla cui
inconfondibile rosetta basale si stacca un’infiorescenza di 5 – 10 fiori bianchi.
Possiamo riassumere la trattazione dei boschi dell’orizzonte montano a tre tipi
principali di ecosistemi:
a. Il bosco misto di abete rosso, abete bianco e latifoglie
Nelle situazioni caratterizzate da una maggiore fertilità stazionale e da
un’orografia non eccessivamente “mossa” (esposizioni prevalenti a
ovest/nord-ovest e versanti raramente oltre il 60 % di acclività, l’abete
rosso - Picea abies condivide la stazione forestale con molte altre specie
che vi partecipano in forma più o meno accessoria. Si tratta sostanziaflnente
di forme di transizione dal bosco di latifoglie del piano submontano ai boschi
di conifere del piano montano.
Nel Parco dell’Adamello l’abete rosso rimane
anche in queste situazioni l’elemento arboreo principale tuttavia, si osserva
una certa presenza di “latifoglie nobili” quali ad esempio il frassino -
Fraxinus excelsior, l’acero di monte - Acer pseudoplatanus, il faggio – Fagus
sylvatica, il tiglio – Tilia platyphylla, e specie accessorie e/o preparatorie
quali il nocciolo – Corylus avellana, il sambuco nero – Sambucus nigra, la
betulla – Betula verrucosa e il pioppo tremolo – Populus tremula.
Questo tipo di boschi assume un’importanza notevole nell’economia complessiva
dell’ecosistema, perché presenta la convivenza dei caratteri ecologici sia dei
boschi di conifere sia di quelli di latifoglie. Questo fatto è ben osservabile
nell’estrema varietà biologica delle specie animali che vi si possono trovare:
possiamo citare in particolare. tra gli uccelli l’astore — Accipiter gentilis,
il tordo bottaccio — Turdus philomelos, il cuculo — Cuctdus canorus, il
fringuello — Fringilla coelebs, la cincia mora — Parus ater e il picchio rosso
maggiore — Dendrocopus major; tra i mammiferi il toporagno alpino — Sorex
alpinum e il toporagno nano — Sorex minutus, la martora – Martes martes e la
faina — martes foina , il topo dal collo giallo — Apodemus flavicollis e
l’arvicola rossiccia – Clethrionomys grareolus, la volpe — Vulpes vulpes; tra
gli anfibi la rana rossa alpina — Rana temporaria, mentre tra gli insetti il
vistoso coleottero Cerambicide rosalia delle Alpi — Rosalia alpina.
b. boschi puri di abete rosso
Salendo in quota lungo il
pendio si assiste ad una sempre più netta domìnanza dell’abete rosso — Picea abies e delle
sue formazioni più tipiche le peccete montane. All’interno del parco
dell’Adamello sono stati descritti diversi tipi di pecceta che possiamo riassumere, a seconda del
tipo di ambiente in cui i sviluppano, in quattro grandi categorie:
peccete montane xerofile (degli ambienti più asciutti), ...................,
......................, peccete montane igrofile.
Per ognuno dei tipi citati vengono quindi individuati, dai tecnici forestali
numerosi sottotipi e categorie che in questa sede non tratteremo nel dettaglio
specifico limitandoci ad una desrizione di più ampio respiro.
L’abete rosso è sicuramente la più diffusa conifera di tutto Continente Europeo e,
anche per la notevole qualità tecnologica del suo legnami unitamente ad una
certa facilità di gestione dei suoi soprassuoli, viene spessso utilizzato per
scopi produttivi. Sulle Alpi tuttavia la gestione produttiva dei soprassuoli di
pecceta è fortemente condizionata dalla difficile situazione orografica che non
consente la possibilità di prelievo di legname a basso costo, questa situazione
è ben osservabile anche nei territori del parco dove si assiste ad una
convivenza sinergica tra forme gestionali produttive e protettive.
Nonostante l’estrema diffusione di questi soprassuoli ia loro caratteristica principale è
la notevole fragilità, principalmente attrihuihile alle caratteristiche stesse
dell’abete rosso che dispone di un apparato radicale estremamente superficiale;
questo fatto impone forme di gestione attente che cerchino di mantenere il
maggior tasso di biodiversità del soprassuolo e soprattutto di evitare
l’ottenimento di popolamenti arborei di abete rosso coetanei notoriamente più
instabili di quelli disetanei.
Non è raro infatti osservare estese superfici
che, per effetto degli agenti atmosferici, presentano tutti i soggetti
sradicati; in condizioni naturali queste situazioni rientrano nei normali cicli
di “ricambio” del soprassuolo e solo in rari casi comportano modittcazioni irreversibili
dell’ecositema (ritorno dal bosco alla “landa”), in altre situazioni è
preferibile “guidare” il bosco verso questo ricambio attraverso forme di taglio
adeguate (taglio saltuario, diradamenti. ecc).
Nel complesso i boschi a prevalenza di abete rosso sono caratterizzati dalla netta
dominanza di questa specie; questa dominanza in alcuni casi è assoluta mentre
in altri casi all’abete rosso si associano, in misura quasi sempre contenuta
altre specie quali il - Larix decidua,
l’abete bianco – Abies alba, l’acero di monte – Acer pseudoplatanus, il
frassino - Fraxinus excelsior, il salicone - Salix caprea, il pioppo tremolo –
Populus tremula, e altre specie più o meno minori.
Dal punto di vista faunistico le peccete offrono un tasso di biodiversità minore
rispetto ad altri tipi di bosco anche perché minore è la presenza di specie
vegetali tra loro diverse. Un ruolo sicuramente fondamentale per garantire la
presenza di un numero maggiore di nicchie utilizzabili dalle singole specie
viene esercitato dalle “microaperture” del soprassuolo che favoriscono una
maggiore diversificazione dell’ecosistema.
Sono strettamente legati a questo tipo dì bosco due specie tra le più conosciute in
ambiente alpino quali lo scoiattolo - Sciurius vulgaris e il gallo cedrone -
Tetrao urogallo: numerose altre specie lo utilizzano per compiere parte del
proprio ciclo fisiologico, tra cui soprattutto: il crociere - Loxia
curvirostra, il lucherino – Cardelius spinus, il luì piccolo – Philloscopus
collybita; e ancora gli insetti adelgide dell’abete - Adelges abietis e il
temutissimo tipografo – Ips typographus (un coleottero scolitide che può
provocare il deperimento di intere foreste).
c. I boschi misti di abete rosso e larice
In alcune situazioni “il dominio” dell’abete
rosso – Picea abies, viene in qualche modo controbilanciato dalla convivenza
con il larice – Larix decidua. La diffusione del larice, che solitamente
predilige ambienti subalpini, anche a quote più basse è principalmente dovuta
alla sua grande capacità di disseminazione e al suo carattere microtermo
(riesce a vegetare con escursioni termiche elevate); in alcuni suoli la sua
presenza è dovuta alla composizione dei
soprassuoli ed è nettamente dominante (lariceti montani).
La presenza del larice favorisce anche una
maggiore partecipazione delle specie vegetali già osservate precedentemente e
quindi viene sempre letta come un fattore positivo per l’economia
dell’ecosistema (maggiore biodiversità).
Ricordando che nella prassi sono osservabili in questi ambienti le specie animali
precedentemente citate si può certamente
sottolineare come questo tipo di boschi costituiscano il naturale rifugio nella
stagione fredda per gli animali degli orizzonti superiori (camoscio – Rupicapra
rupicapra, stambecco – Capra ibex, gallo forcello - Tetrao tetrix) Una menzione
particolare meritano infine insetti che hanno specializzato il proprio ciclo
biologico sul larice; i lepidotteri limantria – Lymantria monaca e zerirafera -
Zeiraphera diniana, e l’adelgide del larice - Adelges laricis.
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