capanne rituali
frammento di statua menhir
ideogrammi
ideogrammi
il "sacerdote" che corre
personaggio con casco raggiato
scene di danza
idolo farfalla
scena di incantazione
dio "Cernunnos"
ideogrammi
ideogrammi
figura umana, telai e palette
personaggio con casco raggiato
scene di danza
idolo farfalla
scena di incantazione
dio "Cernunnos"
ideogrammi
ideogrammi
figura umana, telai e palette
|
Si riporta integralmente la descrizione della
"nuova guida ai percorsi",
Ministero per i Beni Culturali
Soprintendenza Archeologica della Lombardia
Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri
Terza edizione Ikonos 2000
nuova guida ai percorsi
NAQUANE LA STORIA NELLA ROCCIA
Il Parco Archeologico Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane
offre al visitatore una delle manifestazioni di Arte Rupestre preistorica più
importanti del mondo. Le figure incise raccolte in quest’area non sono state
completamente censite, ma il loro numero è stimato in molte decine di migliaia;
la loro importanza per la conoscenza della storia più antica dell’umanità è
grandissima.
Le incisioni rupestri presenti sulle rocce della
Valcamonica coprono un arco di tempo molto lungo, dall’Epipaleolitico (circa
10.000 anni prima di Cristo) fino all’arrivo nella valle delle Legioni Romane,
alla fine del I sec. a.C. Con la romanizzazione della zona non cessa tuttavia
l’usanza di incidere immagini e scene sulla roccia, come documentano, ad
esempio, alcune lscrizioni latine. Più rare e sporadiche invece le
istoriazioni nel Medioevo e nei secoli più vicini a noi.
CENNI STORICI
La valle deriva la sua
denominazione dai Camunni, la popolazione dell’età del Ferro il cui
nome compare per la prima volta, insieme a quello di altre genti, sul trofeo
fatto innalzare da Augusto a La Turbie, in Francia, a suggello dell’avvenuta
conquista, sul finire del I sec. a.C., dei popoli alpini. Le incisioni rupestri
della Valcamonica sono prevalentemente raggruppate in due aree:
nella bassa valle sulle colline di
Luine e di Gorzone (al limitare delle sorgenti di acque ferruginoso-magnesiache
di Boario Terme) e nella zona di Capo di Ponte, dominata a Est dal suggestivo
Pizzo Badile e adOvest dal Concarena. In quest’area, su ambedue i versanti
della vallata, vi è una grande concentrazione di incisioni, soprattutto dove la
roccia affiorante, lisciata dai ghiacciai, offrì superfici ben levigate per il
lavoro degli antichi artisti. Le incisioni erano ottenute picchiettando la
superficie con un percussore litico (tecnica della martellina) o, più
raramente, incidendola con uno Strumento a punta acuta (incisioni filiformi).
Dopo la prima segnalazione di rocce istoriate data da
Gualtiero Laeng nel 1914 sulla Guida d’Italia del Touring Club, in varie zone
della valle si sono susseguite indagini e ricerche da parte di numerosi
studiosi. Ma il primo tentativo di scansione tipologica e cronologica dell’arte
rupestre camuna, condotto sull’analisi e lo studio dello stile, del contenuto
e delle sovrapposizioni di migliaia di incisioni, si deve ad Emmanuel Anati,
fondatore, nel 1964, del Centro Camuno di Studi Preistorici. L’arte rupestre
risulta così scandita dallo studioso in quattro gruppi stilistici principali
corrispondenti al periodo preistorico (dall’Epipaleolitico all’età del Bronzo:
stili I-III), caratterizzato da un’arte schematica con figure isolate o raggruppate
in composizioni di carattere simbolico (armi e altri manufatti), e protostorico
(età del Ferro: stile IV), contraddistinto da un’arte naturalistico narrativa
con figure in movimento e descrizione di vere e proprie azioni.
Le istoriazioni dell’ultimo
periodo possono essere attribuite alla popolazione dei Camuni, prima
ricordati, che le fonti storiche definiscono ora Reti (Strabone) ora Euganei
(Plinio).
IL PARCO:ISTRUZIONI PER L’USO
Il Parco, creato nel 1955 dalla
Soprintendenza Archeologica della Lombardia, si estende per circa 35 ettari
lungo la riva sinistra del fiume Oglio, sulle colline esposte a mezzogiorno,
tra i 400 ed i 600 metri di altitudine. Al suo interno vi sono numerosi
sentieri, tutti facilmente transitabili, che consentono di osservare da vicino
la maggior parte delle incisioni:
Per rendere agevole la visita al
Parco sono stati individuati cinque PERCORSI, riportati nella pianta qui sotto
e contraddistinti da colori.
Partendo dall’itinerario ARANCIONE
(che inizia all’ingresso del Parco) il visitatore può percorrere uno o più
itinerari, scegliendo in funzione del tempo disponibile o delle incisioni che
desidera vedere.
Il PERCORSO ARANCIONE forma un anello dal quale partono e al quale ritornano tutti gli altri
percorsi. Per effettuare una visita completa del Parco (che richiede circa 4 ore)
è sufficiente quindi percorrere in successione tutti gli itinerari.
Ogni roccia possiede un segnale
con l’indicazione del numero e del colore del percorso nel quale è inserita.
La numerazione delle rocce non è progressiva, giacchè è stata data dagli archeologi
nel corso degli anni, via via che le incisioni venivano ‘scoperte’. Alcune
rocce dispongono di pannelli illustrativi nei quali gli studiosi hanno trattato
i temi iconografici più importanti tratti dal vasto repertorio di figure e
simboli creato dalle antiche popolazioni che abitarono la valle.
L’ANTIQUARIUM
In prossimità della ROCCIA 1 si
trova l’Antiquarium nel quale sono conservati reperti preistorici e
protostorici provenienti dalla valle. La raccolta comprende stele e massi
erratici incisi durante l’età del Rame (III millennio a.C.) e oggetti rinvenuti
in corredi tombali o in insediamenti, scoperti casualmente o identificati
nella ricerca di superficie o parzialmente indagati con scavi stratigrafici.
I PERCORSI
Percorso arancione - UN’ORA E 45 MINUTI -
Roccia 50
LE ISCRIZIONI CAMUNE - Le
iscrizioni incise sulle rocce all’aperto sono spesso inserite in contesti
figurativi con i quali sono, almeno in alcuni casi, sicuramente in relazione.
L’alfabeto usato, come in altre aree dell’Italia settentrionale nello stesso
periodo, è l’alfabeto etrusco adattato alle esigenze fonetiche della lingua
(ancora da specificare) parlata nella zona. Da qui la definizione di “alfabeto
nordetrusco”. Sulla ROCCIA 50 compaiono non meno di 10 iscrizioni di cui 8 sono
apparentemente connesse con raffigurazioni di orme di piedi, una scala, una
casa, figure antropomorfe e animali.
UCCELLI E BARCHE ORNITOMORFE – La
figura di uccello è presente nelle incisioni rupestri sin dall’età del Ferro.
In forma più stilizzata osserviamo qui anche il motivo della barca solare a
protome ornitomorfa, cioè con terminazione a testa d’uccello.
Questo motivo si trova raffigurato
pure su vasi bronzei, armi, rasoi e fibule. Sulla ROCCIA 50 lo possiamo
osservare in una delle sue ultime rappresentazioni (siamo verso la fine del VI
sec. a.C.), associato anche ad iscrizioni che, se decifrate, aiuteranno
certamente nella comprensione del significato. Il motivo è probabilmente legato
al mondo sacrale, forse al culto del sole e dei morti (trasporto delle anime
nell’aldilà).
I CAVALIERI DELLE ROCCE - L’uomo
armato inciso sulla ROCCIA 50 era probabilmente un personaggio importante
dell’età del Ferro perchè le armi, a quel tempo, erano considerate oggetti di
prestigio e riservate ad un ceto sociale ristretto. Un altro elemento di
distinzione è fornito dalla presenza del cavallo: in Italia, dove compare già
nell’età del Bronzo, la sua ampia diffusione è attestata soprattutto dall’VIII
sec. a.C., periodo cui risalgono le prime apparizioni, nei corredi tombali, di
morsi equini e di statuette di terracotta raffiguranti cavalieri. Al momento
della sua comparsa il cavallo, ancora poco diffuso, è riservato ai capi ed ai
guerrieri: il possesso o l’utilizzo di una cavalcatura attestano quindi una condizione
privilegiata. Il fatto che il personaggio raffigurato non cavalchi ma sia in
piedi sul cavallo può inoltre farci pensare a particolari cerimoniali, forse
legati al rito di iniziazione: solo dopo aver dimostrato la propria destrezza
ed il proprio valore potrà anche lui entrare nel novero dei guerrieri.
Roccia 44
LE ASCE-ALABARDE - Le due
asce-alabarde con taglio semilunato, qui raffigurate con incisione filiforme,
appartengono aIl’armamentario delle popolazioni alpine che, come scrive anche Orazio
in un’ode dedicata a Druso, che nel 15 a.C. aveva combattuto i Reti nella Valle
dell’Adige, usavano l’ascia in combattimento, secondo una tradizione diffusa
per tutta l’età del Ferro.
Dal raffronto con oggetti
rinvenuti in tombe del medio e tardo La Tène, ci è consentito datare gli
esemplari a taglio semilunato della ROCCIA 44 ad un arco di tempo compreso tra
il III-II sec a.C. e l’età augustea (fine del I sec.a.C.), quando gli eserciti
romani conquistarono definitivamente le vallate alpine.
Roccia 1
L’ENIGMA DELLE PALETTE - La
paletta è forse la figura che ha suscitato più dibattiti e ipotesi
interpretative tra gli studiosi. Presenti su molte rocce della Valcamonica, le
figure di paletta si trovano anche nelle incisioni rupestri della Svezia,
della Francia e della penisola iberica. Il problema interpretativo, malgrado le
numerose ipotesi e gli anni di studi, resta tuttora irrisolto.
I primi ricercatori le
immaginarono come remi o pagaie dei “Camuni palafitticoli”. Altri vi hanno
visto slitte, carri, armi, rasoi, martelli, bicchieri, campane, animali,
specchi e vanghe. Esse sono state anche considerate, sulla base delle associazioni,
simboli di fecondità e potere.
L’interpretazione più seguita (e
probabilmente più vicina alla realtà) resta però quella che assimila la figura
di paletta alle palette in bronzo rinvenute nelle tombe ad incinerazione del
Bronzo Finale e dell’età del Ferro (XII-V sec .a.C.) adibite alla raccolta
delle ceneri dei defunti.
IL LABIRINTO - Il labirinto è una
delle raffigurazioni più suggestive e misteriose non solo delle incisioni
rupestri della Valcamonica, ma in generale dell’iconografia del mondo antico.
Immagini simili a questa si
trovano anche nel mondo etrusco: ricordiamo, ad esempio, la figura di
labirinto su una brocca di Cerveteri, dove l’iscrizione Truia ed un
gruppo di cavalieri ci chiariscono che si tratta del famoso Ludus Troiae, descritto
anche da Virgilio. Il labirinto sarebbe cioè il percorso seguito dai cavalieri
nel gioco equestre in cui dovevano assalirsi e rincorrersi, secondo uno schema
prestabilito. Il fatto che accanto al nostro labirinto vi siano due duellanti
legati alle gambe può convalidare analoga interpretazione anche per questa
figurazione.
SE IL CIBO E’ ANCHE DIO - In
Valcamonica il cervo rivestì anticamente un ruolo di grande rilievo
nell’economia, come ci attesta il gran numero delle sue raffigurazioni. Tale
importanza è probabilmente all’origine della sua trasformazione da preda a
divinità: un elemento che rappresenta un bisogno essenziale finisce con
l’assumere connotazione sacra, forse riferibile alla pratica dell’iniziazione:
l’adolescente che entrava a far parte a tutti gli effetti della comunità veniva
messo in contatto con la realtà sacra soltanto dopo aver superato alcune prove.
E quale prova migliore della caccia al cervo, animale divinizzato? Il giovane
che si apprestava a diventare adulto doveva dimostrare la sua forza ed il suo
valore, qualità che sembrano suggerite in questa scena della ROCCIA 1.
Roccia 6
LE LANCE PREISTORICHE - Sin
dall’età del Rame (III millennio a.C.) nelle istoriazioni rupestri della
Valcamonica si trovano frequentemente composizioni di armi eseguite su massi o
lastre (le stele) o, più raramente, su pareti rocciose. Si tratta di alabarde,
asce, pugnali e scudi raffigurati probabilmente a scopo rituale e con intenti
simbolici. Quale significato attribuire a queste immagini di armi? Gli
studiosi non sono concordi nel dare a queste composizioni un’interpretazione
esclusivamente sacrale, paragonabile cioè alle deposizioni rituali delle armi
presso le fonti, sulle pire funerarie o nelle tombe. Taluni hanno pensato ad
un vero e proprio culto delle armi; altri ancora si sono soffermati
sull’intento apotropaico (allontanare influenze magiche maligne) di queste raffigurazioni.
Roccia 99
UN’ISCRIZIONE LATINA - Sulla
ROCCIA 99 compare un’iscrizione latina disposta su tre linee di scrittura
eseguita a martellina. I caratteri sono latini in maiuscola capitale. Alcune
figure zoomode confondono i tratti della seconda linea; una di esse pare
assumere l’aspetto di una R. Anche se è accertato nelle iscrizioni camune l’uso
di sfruttare, da parte degli incisori, eventuali figure preesistenti per
raffigurare dei segni alfabetici, tuttavia non è sempre realistico ipotizzare come
avvenuta questa operazione.
I DUELLANTI - Agli inizi dell’età
del Ferro la figura umana assume un’importanza nuova, entrando a far parte di
scene descrittive nelle quali la lotta armata è l’attività più ampiamente
rappresentata. Non compaiono tuttavia quasi mai scene cruente, con ferimenti od
uccisioni. Raramente infatti i contendenti si toccano con le armi; essi
sembrano, per così dire, “congelati” nell’azione. Si tratta di scene belliche
reali o di duelli rituali ed agonistici? O sono forse rappresentazioni di
danza armata? La presenza di uno o più personaggi armati che sembrano
accompagnare i contendenti ed osservare dal di fuori il combattimento ci
induce a credere che siamo di fronte a duelli rituali. Del resto la pratica
sportiva, anche nel mondo greco, fu sempre legata a feste e momenti religiosi.
Percorso verde Roccia 73 - 20 MINUTI
UNA CAPANNA ‘A DUE PIANI’ - La
figura di costruzione della ROCCIA 73 è uno dei migliori esempi di “capanna”
presente nelle incisioni rupestri della Valcamonica. La grande scala, poggiata
su uno dei fianchi dell’abitazione, ci chiarisce che la costruzione è
sopraelevata, come gia è possibile notare dai cinque pali di sostegno, di cui
quello centrale è portante. Essa doveva perciò svilupparsi su più piani. Sulla
sommità del tetto si incrociano due segmenti di forma uncinata simmetricamente
contrapposti, forse motivi zoomorfi come corna di bovidi, protomi d’uccello o
di cavallo.
Molto si è discusso sul
significato dei piccoli segmenti che compaiono sulle due falde del tetto:
si tratta di elementi decorativi o
sono invece la raffigurazione delle estremità delle travi di sostegno del
tetto poste in prospettiva “piatta”? Dubbia anche l’interpretazione dei
quattro cerchi che appaiono sulla sommità dei tetti e alle estremità delle
falde: forse sono motivi ornamentali, hanno una funzione strutturale o sono
segni sacri ed apotropaici, cioè con la funzione di allontanare influssi
maligni?
Roccia 70
CERNUNNOS - Il Dio Cernunnos è
raffigurato in piedi, vestito di lunga tunica; sul capo ha corna di cervo,
impugna un coltello nella mano destra e sullo stesso braccio porta un’armilla.
Dal busto fuoriesce una barchetta a testa d’uccello acquatico (simile a quelle
della ROCCIA 50), accanto vi è un personaggio in atteggiamento da “orante”.
Di questa divinità si hanno
immagini provenienti anche dal mondo celtico, più tarde di quella camuna, ove
appare con testa sormontata da palco cervino, seduto a gambe incrociate,
impugnando torques e spesso associato a serpenti e ad animali feroci.
Lo stile (accuratezza di
particolari e gigantismo) e la barchetta a protome ornitomorfa che fuoriesce
dal busto del dio, per anni interpretata come serpente e solo recentemente
identificata come barca, forniscono agli studiosi elementi probanti per collocare
cronologicamente il Cernunnos camuno tra la Il metà e la fine del VI
sec. a.C. Esso sarebbe pertanto la più antica figura di Cernunnos conosciuta
in ambito europeo.
Percorso blu - 45 MINUTI -
Roccia 23
IL CARRO A QUATTRO RUOTE - La
struttura di questo carro trova confronto nei mezzi di trasporto ancor oggi
utilizzati in Valcamonica: la forma rettangolare allungata e le ruote piccole,
infatti, rendono adatto questo mezzo agli stretti sentieri di montagna.
L’assenza di un piano di carico
rivela inoltre l’usanza di fissare il carico direttamente al telaio. Il carro è
rappresentato come visto dall’alto, mentre le ruote e i cavalli sono in vista
laterale. Nelle incisioni rupestri non sempre sono presenti gli animali
aggiogati ma dove questi compaiono si tratta di buoi e, in seguito, di
cavalli.
Roccia 32
UNA PROCESSIONE DI ORANTI - Nelle
incisioni rupestri neolitiche e dell’età del Bronzo la figura umana viene
rappresentata schematicamente nella posizione dell “orante”: le braccia sono
piegate più o meno rigidamente e rivolte verso l’alto; le gambe simmetricamente
contrapposte ad esse. Il busto è lineare e la testa spesso è resa con semplice
coppella. Anche il sesso è per lo più evidenziato: una piccola coppella tra le
gambe rappresenterebbe l’organo sessuale femminile, un piccolo tratto
distinguerebbe l’organo maschile. Sulla cronologia di queste figure
schematiche non vi sono ancora studi approfonditi. Per ora l’analisi delle
sovrapposizioni, metodo fondamentale per la definizione delle fasi cronologiche,
mostra che le figure schematiche oranti sono sempre sottoposte alle figure
dell’età del Ferro. Esse sono pertanto più antiche.
Roccia 35
IL PERSONAGGIO IN CORSA - Agli
inizi del V sec. a.C. nelle incisioni rupestri della Valcamonica si assiste ad
un ritorno dello stile naturalistico di tipo descrittivo. Il dinamismo è reso
da semplici accorgimenti tecnici quali, ad esempio, la raffigurazione degli
arti tesi innanzi o piegati a simulare la corsa.
Il personaggio della ROCCIA 35 per
anni è stato denominato “il sacerdote che corre” a causa dell’atipica assenza
di armamento e della presenza di uno strano copricapo, con le piume che si spostano
controvento, probabilmente un elmo crestato. Questo attributo ci chiarisce
quindi che deve trattarsi di un guerriero in attitudine di corsa o forse di
ballo: la posizione del braccio destro sembra infatti tipica di una gestualità
della danza.
IL VILLAGGIO CAMUNO - Nell’età del Ferro assistiamo
frequentemente a scene aneddotiche e descrittive. Bisogna sottolineare che le
rocce si presentano come palinsesti, cioè come superfici più volte incise e
riutilizzate nello stesso punto, per motivazioni che ancor oggi ci sfuggono.
Forse gli artisti incisori consideravano come zone sacre le aree già incise
precedentemente e di volta in volta potevano completare o modificare precedenti
insiemi di grafemi. La scena che abbiamo ora di fronte ci mostra infatti una
serie di costruzioni - abitazioni, granai, templi - sovrapposte a scene di
caccia. Alcune figure - cervi e cani -appaiono così all’interno delle
costruzioni, anche se incise anni addietro da un artista diverso. A volte la
figura umana appare all’interno delle costruzioni, senza riuscire tuttavia a qualificare la natura della struttura
(abitazione, granaio o tempio?), in quanto tali figure potrebbero rappresentare
simulacri o statue di divinità. Sovrapponendo le costruzioni alle scene di
caccia, l’artista ha forse voluto rappresentare in prospettiva ciò che accadeva
attorno al villaggio: scontri armati, battute di caccia a piedi o a cavallo, il
lavoro e gli atti religiosi.
Percorso viola - 45 MINUTI
Roccia 60
LA ROSA CAMUNA - Tra le
figurazioni simboliche presenti nelle incisioni rupestri dell’età del Ferro la
“rosa camuna” (così, impropriamente, chiamata per la sua somiglianza con un fiore)
sembra assumere un’importanza particolare.
I tre tipi fondamentali di rosa
camuna (quadrilobata, a forma di svastica, a svastica asimmetrica) compaiono a
volte isolati, a volte associati tra loro e più spesso in associazione con
altre figure tra cui armati, rettangoli e serpentiformi.
E’ difficile dare una
interpretazione univoca della rosa camuna: si è pensato che essa rappresenti un
simbolo con valenze astronomiche (sole, luna, eclissi) o uno strumento musicale
(sistro) o un gioco (tipo dama o altro gioco con pedine), uno stendardo
guerresco o totem tribale. Alcuni studiosi puntano l’attenzione sul possibile
significato da annettere al suo orientamento rispetto alla roccia e ad altre
incisioni.
Una delle associazioni più
frequenti della rosa è quella con guerrieri che sembrano danzarle attorno o
difenderla dall’attacco di altri armati, il che ci fa pensare ad un simbolo
molto importante del mondo guerresco, non necessariamente da riconnettere
all’esclusivo mondo camuno in quanto esso compare anche in incisioni rupestri
di altre zone europee, in Gran Bretagna, Svezia e Portogallo.
Percorso rosso – 25 MINUTI
Roccia 57
I CERVI CAVALCATI - I cervi
compaiono nelle incisioni rupestri della Valcamonica già a partire dall’Epipaleolitico,
oltre 10.000 anni fa, ma divengono più frequenti nell’età del Rame (III millennio
a.C.) e nell’età del Ferro (I millennio a.C.). Si tratta di figure isolate o
riunite in gruppi in attitudine di pascolo o di corsa per sfuggire ai cacciatori
e ai cani.
L’importanza del cervo, oltre che
dalle scene di caccia, ci è suggerita anche dalla presenza di Cernunnos, il
dio-cervo. Sulla ROCCIA 57 si trovano quattro rappresentazioni di cervi
cavalcati. I “cavalieri”, così come vediamo fare anche con i cavalli, cavalcano
da seduti oppure in piedi sui cervi. Sono scene inusuali da interpretare come
figurazioni mitiche o scene reali? E’ davvero possibile cavalcare un cervo?
Secondo alcuni, si tratterebbe di scene reali che testimonierebbero, nell’età
del Ferro in Valcamonica, come in altre zone, la semidomesticazione dei cervi.
L’ARATRO - La pratica dell’aratura
si afferma già a partire dalla fine del Neolitico e dall’età del Rame, come
attestano le tracce rinvenute, durante gli scavi archeologici, in insediamenti
e luoghi di culto.
Le numerose raffigurazioni di
scene d’aratura su rocce, massi e stele camune si datano ad un lungo arco di
tempo, dall’età del Rame, nel III millennio a.C., alla media età del Ferro
(VI-V sec. a.C.)e ci permettono di seguire
l’evoluzione tipologica dell’aratro: lo strumento più antico è a chiodo, ma
già nell’età del Bronzo compare il più solido aratro a chiodo triangolare.
Nell’età del Ferro, nel corso del
I millennio a.C., si affermano diversi tipi: a chiodo con bure diritta, a
chiodo con bure ricurva perforata, a uncino.
L’aratro della ROCCIA 57
appartiene a quest’ultima categoria. Lo stile della scena e la tipologia
evoluta dello strumento inducono a datare l’incisione al VI-V sec. a.C.
Gli animali che trainano l’aratro
sono probabilmente equidi, così come appare in tutte le scene d’aratura
dell’età del Ferro. Al contrario, nell’età del Rame e del Bronzo gli animali da
tiro erano buoi. |